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"Harry Potter" Vagnozzi: "Sinner può ambire a raggiungere Federer, Nadal e Djokovic"

Il coach di Sinner è intervenuto in conferenza stampa elogiando il n. 1 ATP per la prestazione in finale: "È stato superlativo. Cerca sempre di migliorarsi, è difficile dire dove possa arrivare"

di | 26 gennaio 2025

Da sinistra Simone Vagnozzi, Marco Panichi, Jannik Sinner, Ulises Badio e Darren Cahill (Getty Images)

Da sinistra Simone Vagnozzi, Marco Panichi, Jannik Sinner, Ulises Badio e Darren Cahill (Getty Images)

Chissà cosa sarebbe successo se sul finire del secondo set della finale di un anno fa, Simone Vagnozzi non avesse suggerito a Jannik Sinner di cambiare posizione alla risposta contro un Medvedev che fino a quel momento era stato ingiocabile al servizio. Non sappiamo e non sapremo mai se il ragazzo di Sesto avrebbe ribaltato quella partita né sappiamo - o sapremo mai - se senza quella vittoria avrebbe messo la freccia prima nei confronti del russo e poi di tutta la concorrenza, firmando una delle annate più memorabili della storia dello sport.

Quel che sappiamo è che quella mossa c’è stata, che in quel frangente è stata determinante per cambiare il corso degli eventi, e che è stata farina del sacco di un 41enne ascolano con un curriculum tanto impressionante quanto sottovalutato. Uno che - per mutuare il campione altoatesino - “è stato 161 del mondo... ma già quando giocava il suo obiettivo era quello di fare l’allenatore”.

Un mese prima di contribuire a cambiare il corso di quella finale contro Medvedev, Simone Vagnozzi da Ascoli Piceno aveva ricevuto il premio di coach of the year 2023 e qualcuno aveva storto il naso, sostenendo che il riconoscimento spettasse a Goran Ivanisevic. Da allora, il marchigiano non ha più vinto premi dell’ATP, ma ha accompagnato Sinner in un percorso dorato culminato nel successo in tre major su cinque. E oggi, mentre Jannik appoggiava fraternamente le braccia sulle spalle di uno sconsolato Zverev, Simone è salito sul palco allestito al centro della Rod Laver arena, scendendone con un piatto d’argento.

“A differenza di Sinner non ho problemi di spazio in bacheca. Di riconoscimenti del genere me ne hanno dati tre... c’è ancora posto”, ha poi scherzato il mago della strategia in conferenza stampa. Vagnozzi si è presentato davanti ai media di tutto il mondo da solo, senza Darren Cahill. Impensabile fino a 12 mesi fa, quando la vulgata oltre le Alpi tendeva ad ignorarlo, dipingendolo come un oscuro ragioniere voluto dal clan Sinner, come un esecutore materiale dei dettami del supercoach aussie.

Niente di più distante dalla realtà: Simone Vagnozzi ha tattica nel sangue e il tennis nella testa, vede cose che non umani non potremmo neanche immaginare, esattamente come quella sera di 363 giorni fa contro Medvedev. E se lui vede, Jannik provvede. Mi ha cambiato come giocatore. Mi ha dato consapevolezza e fiducia che potevo fare cose diverse e migliorare”, ha spiegato oggi Sinner, seduto accanto alla sua seconda Norman Brookes challenge cup.

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Sempre più responsabilizzato dall’annunciato addio di Cahill, finalmente riconosciuto nel suo ruolo e celebrato nel suo peso specifico, Simone è arrivato nell’imponente sala stampa di Melbourne Park e ha risposto alle domande dei giornalisti di tutto il mondo. Jannik è stato davvero superlativo oggi – ha raccontato in un inglese che una birretta appena stappata ha contribuito a far fluire –. Mentre nel corso del torneo è stato davvero bravo a gestire i momenti complicati. È ancora giovane, è difficile immaginare dove possa arrivare, ma sicuramente Jannik è un ragazzo che cerca di migliorarsi ogni giorno, e ogni volta che va in campo per allenarsi cerca di aggiungere nuove carte al suo gioco”.

“Di fatto, già oggi è un giocatore diverso rispetto a quello che ha conquistato gli Australian Open un anno fa: è migliorato fisicamente, è più forte al servizio, ha più fiducia nella tattica da adottare. Queste cose fanno la differenza. Dove può arrivare? Siamo ancora lontani da certe vette, ma sicuramente è uno di quelli che può ambire a raggiungere i Federer, i Nadal e i Djokovic”. E se lo dice uno che vede cose che noi umani non possiamo immaginare, forse è il caso di credergli.


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