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Wimbledon Story, 1922-1947: Church Road, un nuovo stadio e la tv

Continua il nostro viaggio nella storia di Wimbledon. Questa seconda puntata parte con il trasloco a Church Road e attraversa un quarto di secolo segnato da grandi campioni e dall'avvento della televisione

di | 26 giugno 2024

Il nuovo impianto di Church Road a Wimbledon in un'immagine del 1923 (Getty Images)

Il nuovo impianto di Church Road a Wimbledon in un'immagine del 1923 (Getty Images)

Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, appare chiaro che i quattro acri di terreno a Worple Road non bastano più a contenere l'attività dell'All England Club. Il circolo, e di conseguenza il torneo dello Slam oggi più conosciuto e prestigioso al mondo, nel 1922 trasloca a Church Road, dove ancora oggi i Doherty Gates si aprono su un piccolo mondo antico ‘purple and green’.

Per l'inaugurazione della nuova sede, che già include il Centrale che conosciamo oggi, arrivano il re d'Inghilterra Giorgio V e la Regina Mary. E' anche la prima edizione senza il Challenge Round, ovvero il privilegio dato fino all'anno prima al campione in carica di tornare solo per la finale contro il vincitore del tabellone degli sfidanti, come accade nell'America's Cup di vela.

L'espansione di Wimbledon procede e di conseguenza anche il nuovo impianto deve essere presto adeguato. Due anni dopo il trasloco, si inaugura il secondo stadio, il Campo 1 da 3.250 spettatori, capienza poi portata a 7.500 posti. La sua storia terminerà dopo 67 edizioni, nel 1996, quando verrà sostituito da un nuovo Campo 1 da 11.500 posti.

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LA "DIVINA" SUZANNE LENGLEN

Negli anni Venti a Wimbledon gli appassionati scoprono la magia della "Divina" Suzanne Lenglen, che nel 1925 trionfa per la quinta e ultima volta, perdendo appena cinque game in cinque partite.

 

La Divina Suzanne Lenglen

L'anno successo, il 1926, si festeggia il Giubileo del Re. Il torneo si apre con una cerimonia nella quale 34 ex campioni vengono presentati al re e alla regina e ricevono una medaglia commemorativa in argento. Un membro della famiglia reale gioca anche, caso unico nella storia del torneo. E' il Duca di York, futuro re Giorgio VI, iscritto al torneo di doppio con il Comandante di Stormo Louis Greig, che sarebbe diventato presidente dell'All England Club nel 1937. L'erede al trono e il futuro presidente perdono al primo turno contro due veterani come Arthur Gore e H. Roper Barrett, futuro capitano briannico di Coppa davis, 110 anni in due.

Il re e la regina sono presenti nel Royal Box nel giorno in cui Suzanne Lenglen dovrebbe giocare il secondo turno. Ha chiesto di giocare prima in doppio, ma nessuno ha ricevuto la richiesta. Arriva comunque allo stadio in ritardo, mentre la regina osserva uno stadio vuoto. Alla fine verrà accontentata, passerà un altro turno in singolare, perderà in doppio. E deciderà di abbandonare il torneo che resta anche il suo ultimo da dilettante. Accetta infatti l'offerta dell'imprenditore e promoter americano Charles Pyle: 50 mila dollari per un tour con la tre volte campionessa degli US Nationals Mary K. Browne. 

Gli anni Venti si possono definire il decennio del dominio francese a Wimbledon.

I quattro "Moschettieri" Jean Borotra, Henri Cochet, Rene Lacoste e Jacques Brugnon dominano l'albo d'oro on singolare maschile dal 1924 al 1929. Memorabile soprattutto la finale del 1927: Henri Cochet, il Basco Salterino, rimonta due set di svantaggio a Borotra, come peraltro ha fatto anche nei quarti e in semifinale.

René Lacoste e Jean Borotra in azione in doppio a Wimbledon (Getty Images)

HELEN WILLS SEGNA GLI ANNI '30 A WIMBLEDON

Gli anni Trenta, invece, si aprono con l'unica finale mai disputata nella storia dei Championships, tra i buoni amici statunitensi Sidney Wood e Frank Shields, costretto a rinunciare per un infortunio al ginocchio in semifinale contro Borotra. L'anno successivo trionfa il californiano Ellsworth Vines, battuto in una delle finali più belle del decennio  dodici mesi dopo contro Jack Crawford, stile elegante e tennis potente, modernissimo.

Se però parliamo di icone destinate a segnare un'epoca, gli anni Trenta restano a Wimbledon segnati da Helen Wills Moody, "Miss Poker Face". Solo Martina Navratilova negli anni '90 ha battuto il suo primato di otto trionfi, l'ultimo dei quali nel 1938. Campionessa quasi imbattibile, capace di 161 vittorie di fila tra il 1927 e il 1933, dopo la carriera si è dedicata alla scrittura e alla pittura: a lei è dedicato l'istituto per le neuroscienze dell'Università di Berkeley, in California.

IL TRIS DI FRED PERRY

In quegli anni di gesti bianchi, di campioni tramandati nelle foto in bianco e nero, gli inglesi si appassionano all'eleganza di Fred Perry. La sua tripletta di successi, dal 1934 al 1936, ancora oggi brilla di una luce speciale e non solo perché ha trionfato senza cedere nemmeno un set in tutte le finali. Ha sconfitto il campione in carica Jack Crawford 6-3, 6-0, 7-5 nel 1934.

Ha battuto il tedesco Gottfried von Cramm 6-2, 6-4, 6-4 nella finale del 1935 e di nuovo nel 1936, 6-1, 6-1, 6-0. Cramm, erede di una famiglia nobile, sposato con una donna ebrea e omosessuale, e tutto questo nella Germania nazista, giocava come se fosse una questione di vita o di morte: nel suo caso, non suona come un'esagerazione.

Prima di quella finale, nel 1936, ha avuto un incidente fuori dall'impianto. Gioca visibilmente infortunato ma non si ritira né cerca alibi. E' proprio lui, proprio a Wimbledon, il protagonista della partita di Coppa Davis passata alla storia per la telefonata, quasi certamente millantata, di Hitler alla fine del terzo set.

Fred Perry nella finale di Wimbledon del 1936

1937: WIMBLEDON IN DIRETTA TV

Wimbledon fa ormai parte della cultura popolare. Nel 1937 la BBC per la prima volta trasmette un incontro del torneo in televisione. Freddie Grisewood, la voce di punta della tv pubblica inglese, che quell'anno ha raccontato anche la cerimonia di incoronazione di re Giorgio VI e della regina Elisabetta, commenta per 30 minuti il match di primo turno tra Bunny Austin e l'irlandese George Rogers. L'edizione 1937 si conclude al maschile con l'en plein di Don Budge che si impone in singolare, doppio e doppio misto, e un anno dopo diventerà il primo a completare il Grande Slam.

Nel torneo femminile, Wimbledon 1937 si conclude con il secondo trionfo in singolare di Dorothy Round, già campionessa nel 1934 in singolare e in doppio misto con Perry. Round ha sconfitto Helen Jacobs nei quarti, in semifinale Simonne Mathieu (a cui oggi è intitolato lo stadio-giardino del Roland Garros) e in finale la polacca Jadwiga Jedrzejowska. Restano gli ultimi successi per una giocatrice di casa a Wimbledon fino alla vittoria di Angela Mortimer nel 1961.

La magia e la luce si spengono durante la Seconda Guerra mondiale. Nei sei anni del conflitto, nel sobborgo di Wimbledon cadono circa 14 mila bombe: una di queste, l'11 ottobre 1940, cade sul Centrale dell'All England Club. Una ferita evidente, ancora aperta, quando nel 1946 si disputa la prima edizione dei Championships del secondo dopoguerra. I giocatori vengono invitati, non ci sono qualificazioni. Arrivano da 23 nazioni. Vincono il francese Yvon Petra e la statunitense Pauline Betz.

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