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Wimbledon Story 1947-1967: campioni e pionieri prima della rivoluzione

Terza parte del nostro viaggio per brevi fotogrammi nella storia di Wimbledon. Oggi riviviamo i grandi e i campioni negli anni tra il secondo dopoguerra e l'inizio dell'era Open

di | 27 giugno 2024

Il 1953 E' un anno di prime volte. Sir Edmund Hillary e Tenzing Norgay sono i primi esploratori a toccare la sommità dell’Everest, mentre Marilyn Monroe campeggia sulla prima copertina di Playboy. La numero 1 del mondo nel tennis femminile all'inizio dell'anno è una diciottenne inizialmente mancina, convinta poi a giocare con la destra dal suo primo maestro, che possiede un gioco completo e una concentrazione feroce. Si chiama Maureen Connolly, e la terza parte del nostro viaggio nella storia di Wimbledon inizia da lei.

Ben Fisher, firma del San Diego Union, paragona i suoi colpi potenti e devastanti alla forza della USS Missouri, la nave americana della Seconda Guerra Mondiale, nota come “Big Mo”. Così, Connolly diventerà per tutti, e per sempre, “Little Mo”. In Australia, nel primo Slam della stagione, perde undici game in cinque partite. Al Roland Garros perde un solo set, nei quarti contro Susan Partridge, che ha da poco sposato il futuro presidente della federazione francese e internazionale Philippe Chatrier.

A Wimbledon ritrova in finale una delle sole due giocatrici capaci di batterla in quel trionfale 1953, Doris Hart. A Wimbledon vince Connolly: entrambe avrebbero definito quella partita la migliore mai giocata in carriera. Connolly completerà poi il Grande Slam, battendo ancora Hart in finale agli US Championships. Un anno dopo giocherà il suo ultimo Wimbledon. La sua, ha scritto il decano dei giornalisti di tennis Bud Collins, è stata infatti "la più breve delle grandi carriere". E' finita a luglio del 1954 quando viene investita da una betoniera mentre è in sella a Colonel Merryboy, il cavallo che la città di San Diego le ha regalato dopo il trionfo allo Us Open del 1952. Morirà di cancro a 34 anni.

1956: HOAD VS ROSEWALL, CHE FINALE

Tre anni dopo, Wimbledon celebra una delle finali maschili migliori del decennio e non solo. Di i Whiz Kids, gli Apprendisti Stregoni, detti anche i Gemelli del Tennis, perché sono nati a ventuno giorni di distanza, in novembre, sotto il segno dello Scorpione: gli australiani Lew Hoad e Ken Rosewall.

Hoad è figlio di un tramviere, che l'ha chiamato Lew in onore di Lewis Stone, l'attore che pronuncia una memorabile battuta nel film Grand Hotel, successone del 1932, “Grand Hotel. Always the same. People come. People go. Nothing ever happens” (Grand Hotel. Sempre al solito. La gente arriva. La gente se ne va. Non succede mai niente”). Bello come un divo di Hollywood, è un generoso, un disordinato. Quando è in giornata, nessuno vorrebbe affrontarlo e nessuno potrebbe batterlo. 

Lew Hoad, un numero 1 (quasi) da Grande Slam

Rosewall, al contrario, ha un tennis che è una perfetta estensione della sua personalità. Non è potente, non ha un gran fisico anche se si porta dietro il soprannome evidentemente sarcastico di “Muscles” (“Muscoli”). Punta su costanza, controllo e quello che i contemporanei hanno definito “il miglior rovescio dai tempi di Don Budge”, il primo campione capace di completare il Grande Slam.

In finale Hoad va avanti due set a uno, nel quarto Rosewall sale 4-1 ma perde gli ultimi cinque giochi di fila. Si ritroveranno in finale agli US Championships: Hoad, che potrebbe chiudere il Grande Slam, vince il primo set ma perde in quattro. Hoad tornerà a trionfare a Wimbledon nel 1957, Rosewall invece in singolare non ci riuscirà mai. 

Ken Rosewall, eterno campione

1957: LA PRIMA VOLTA DELLA REGINA... E DI ALTHEA GIBSON

Nel 1957 per la prima volta all'All England Club arriva la regina Elisabetta II. E' l'anno in cui Althea Gibson diventa la prima tennista nera nell'albo d'oro dei Championships in singolare. La statunitense ha raccontato il suo incontro con la regina nel suo libro autobiografico “I Always Wanted To Be Somebody” del 1960.

La regina, ha scritto, "era seguita da tre attendenti mentre camminava con grazia verso il campo. Indossava un bel vestito stampato, un cappello bianco come i guanti, era del tutto immacolata nonostante il gran caldo". Gibson le si avvicina e ritira il premio dalle sue mani. "Deve essere stato terribilmente caldo" le dice la regina. "Sì, maestà, ma spero non tanto quanto nel vostro box". Elisabetta II, ha scritto ancora Gibson, "aveva una voce meravigliosa. Sembrava proprio come una regina dovrebbe apparire, ma era più bella di come ti aspetteresti che fosse una sovrana nella vita reale".

Ad applaudirla ,a mentre la regina Elisabetta le porge il Venus Rosewater Dish, c'è Angela Buxton. È lei che le ha disegnato il vestito, a fiori con un fiocco sull'addome, con cui si presenta al ballo di gala. Althea ringrazia tutti, canta come faceva da ragazza a Jefferson. Incanta sulle note di If I love you, dal musical Carousel, e Around the World di Bing Crosby. 

Si sono conosciute a Wimbledon nel 1951. Allora Gibson era il primo giocatore di colore, uomo o donna che sia, a giocare nel regno del bianco. Il viaggio gliel'aveva pagato Joe Louis, il pugile campione del mondo dei massimi nel 1936. Ha perso subito ma è restata a vedere una partita di Angela, figlia dell'imprenditore Henry che ha fatto fortuna comprando il cinema Gaiety di Manchester, il primo in tutta l'Inghilterra a trasmettere Via col Vento nel 1940. Esclusa dal Cumberland Club, dove anni dopo si allenerà Borg, perché ebrea, Angela diventa la migliore amica di Althea. 

Insieme, nel 1956, vincono in doppio i French Indoors e Wimbledon. Althea, campionessa in singolare al Roland Garros, trascorre le due settimane in casa con l'amica, nonostante le iniziali lamentele di qualche vicino. Il giorno dopo, un quotidiano nazionale inglese titola “Minorities win”, “Le minoranze vincono”.

In pochi avrebbero immaginato che tra il 26 agosto e il 2 settembre del 1957 Gibson sarebbe diventata la prima nera sulla copertina di Time Magazine prima, e di Sports Illustrated poi. 

Angela Buxton premiata con Althea Gibson dalla duchessa Marina di Kent pe rla vittoria nel doppio a Wimbledon del 1956

ANNI SESSANTA: LAVER SI LANCIA VERSO IL GRANDE SLAM

Gli anni Sessanta si aprono, potremmo dire, con la prima finale tutta inglese dal 1914: è il confrontro tra Angela Mortimer e Christine Truman che decide l'edizione 1961. Si impone Mortimer, all'undicesima partecipazione ai Championships, che vince per la prima dopo i successi al Roland Garros 1953 e agli Australian Championships del 1958. Truman, capace di eliminare Margaret Smith (non ancora sposata con Barry Court) dopo aver salvato due match point, vince il primo set prima di una pausa per la pioggia. Alla ripresa sale 5-3, poi cade nel tentativo di inseguire un pallonetto. Mortimer cambia il piano e vince 46 64 75.

In singolare maschile Nicola Pietrangeli sconfigge nei primi due turni l’ormai anziano Budge Patty e Martin Mulligan. Nei sedicesimi di finale supera al quinto set Bobby Wilson, poi continua: batte John Frost e Barry Mackay. Diventa il primo italiano in semifinale a Wimbledon, ma cede contro Rod Laver, sconfitto in finale da Fraser. Vincerà comunque, Laver, nel 1962 in una partita senza storia su Martin Mulligan. E' il terzo tassello del suo primo Grande Slam.

Laver, 50 anni di Slam

WIMBLEDON, GLI ULTIMI ANNI PRIMA DELLA RIVOLUZIONE

Sono gli anni dei grandi australiani, gli anni migliori di Margaret Smith, che vince praticamente tutto tra il 1961 e il 1975. Ma non l'edizione 1964 di Wimbledon. In finale si scontra con la sua principale rivale di allora, la brasiliana Maria Bueno che ha quasi tre anni in più di lei e uno stile da ballerina. La finale del 1964 ai Championships è il loro dodicesimo scontro diretto. Bueno, che sarebbe diventata la prima a completare il Grande Slam in doppio e la prima numero 1 del mondo latino-americana, vince gli ultimi quattro game di quella finale tiratissima, che si aggiudica 64 79 63.

Tre anni dopo, nel 1967, c'è aria di rivoluzione in Inghilterra. I Beatles conquistano il mondo con il rock psichedelico di "Sgt Pepper". In occasione di Wimbledon, la BBC inaugura le trasmissioni a colori. All'inizio solo per cinque ore la settimana, come annuncia il controller di BBC Two David Attenborough, proprio uno dei documentaristi più celebri del mondo, un pioniere della divulgazione in televisione.

Il torneo maschile lo vince il 23enne John Newcombe 23enne sul tedesco Bungert: una sfida non destinata a passare alla storia. L'ex campione e ora manager Jack Kramer decidono di organizzare un torneo a inviti a Wimbledon con il presidente dell’All England Club Herman David. Il torneo si fa dal 25 al 28 agosto. In campo otto fra i più forti professionisti dell’epoca: Laver, Rosewall, Gonzalez, Hoad, Gimeno, Stolle, Ralston e Buchholz. Campioni che non possono, in quanto professionisti, disputare gli Slam. Il torneo si chiama Wimbledon Pro e mette in palio un montepremi di 35 mila dollari, all'epoca il più alto della storia. E' un successo. La presenza di 30 mila spettatori convince la Federazione inglese a spingere per un cambiamento, e a marzo del 1968 si adeguerà anche l'ITF. Il tennis diventa Open. Il primo torneo aperto a dilettanti e professionisti si gioca a Bournemouth, ad aprile del 1968.  Lo vince Ken Rosewall. Niente, dopo, sarà più come prima.

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