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Quarta puntata della nostra storia di Wimbledon. Il viaggio inizia con il Golden Slam di Steffi Graf e si conclude con il quinto trionfo di fila di Federer. In mezzo grandi campioni come Edberg, Becker, le sorelle Williams, E la storica finale Ivanisevic-Rafter del 2001
di Alessandro Mastroluca | 30 giugno 2024
Il 1988 segna un passaggio d'epoca a Wimbledon. E' l'anno dell'ultimo confronto ai Championships tra Chris Evert e Martina Navratilova, che vince 7-5 al terzo, e del primo trionfo di Steffi Graf che rischia di perdere proprio contro Navratilova ma poi veleggia verso il trionfo. E' il terzo capitolo del suo Golden Slam: nel 1988 vince infatti tutti gli Slam e l'oro olimpico. "Non penso che in tanti ci riusciranno dopo di me" ha detto allora. Finora non ci è riuscito nessuno.
Graf vince anche nel 1989, poi nel 1990 tocca a Navratilova fare la storia. Conquista infatti il nono titolo a Wimbledon in singolare e batte il record di Helen Wills Moody, e stabilendo un nuovo record che perdura ancora oggi. Il dominio di "Fraulein Forehand", soprannome di Graf, riprende nel 1991, 1992 e 1993 in finale su Jana Novotna che pure era avanti 4-1 nel terzo set. La ceca però perde gli ultimi cinque game della partita e, in una delle immagini simbolo del torneo, durante la premiazione scoppia in lacrime sulla spalla della Duchessa di Kent. "Non piangere, so che potrai vincere qui" le dice. Novotna perderà ancora in finale nel 1997 contro Martina Hingis, la campionessa più giovane a Wimbledon, ma riuscirà ad alzare il trofeo nel 1998.
Nel 1994 Graf arriva a Wimbledon con i favori del pronostico, ma perde contro Lori McNeil al primo turno. In un martedì freddo, umido e ventoso, diventa la prima campionessa in carica battuta al primo turno nella storia dei Championships. In finale si impone Conchita Martinez, prima spagnola a sollevare il Venus Rosewater Dish, contro la 37enne Navratilova. Nonostante la sua delusione, Steffi Graf vince ancora due titoli a Wimbledon nel 1995 e nel 1996.
Steffi Graf, diritto al cuore
Il 1988 segna anche l'inizio di una serie di tre finali maschili rimaste nella memoria collettiva. Finali che rappresentano il punto più alto della rivalità tra Boris Becker e Stefan Edberg. Non potrebbero essere più diversi: tanto il tedesco è esuberante, muscolare, estroverso, tanto lo svedese è cerebrale, di un'eleganza minimal, poco propenso a conquistare le folle. Becker, favorito della vigilia, vince il primo set. Edberg, con un tie-break memorabile nel secondo lancia la rimonta che lo porta a trionfare per la prima volta a Wimbledon. Nel 1989 torna a vincere Becker, che si prende la rivincita anche per l'eliminazione subita in semifinale al Roland Garros poche settimane prima. E' il suo terzo, e ultimo, successo ai Championships. Ma non lascia senza lottare. Nel 1990 perde i primi due set contro Edberg ma allunga la finale al quinto e potrebbe diventare il primo dopo Henry Cochet nel 1927 a rimontare da sotto 0-2 nella sfida per il titolo ai Championships. Edberg, però, piazza un break decisivo al nono game, preludio al secondo successo londinese.
Dal 1992 a 2000, a Wimbledon dominano la scena i grandi campioni born in the USA. Si inizia con la vittoria di Andre Agassi che smentisce chi sosteneva non si potesse trionfare sull'erba restando piantati sulla riga di fondo. In finale doma Goran Ivanisevic nonostante i 37 ace del croato e le sue 91 discese a rete. Lo passa infatti 26 volte, e cancella i dubbi. E' il suo primo titolo Slam, il suo unico trionfo a Wimbledon. Significativo anche il successo della coppia formata da John McEnroe e Michael Stich dopo la più lunga finale di doppio maschile dal 1968.
Il 1993 segna l'inizio del lungo dominio di Pete Sampras, che batte Agassi nei quarti di finale e Jim Courier in finale. Pistol Pete si conferma campione anche nel nel 1994 contro Ivanisevic e nel 1995 contro Boris Becker. E' un'edizione inquieta, quella del 1995. Tim Henman, considerato il modello di gentleman all'inglese, è il primo giocatore squalificato a Wimbledon. Durante una partita in doppio, dopo un punto perso scaglia una pallina verso i teloni e colpisce la ball-girl Caroline Hall, a cui il giorno dopo porta un mazzo di fiori. Giocava in coppia con Jeremy Bates, contro Henrik Holm e Jeff Tarango, che proprio a Wimbledon 1995 abbandona il terzo turno contro Alexander Mronz per protesta contro le decisioni dell'arbitro Bruno Rebeuh. Qualche minuto l'arbitro viene addirittura schiaffeggiato dalla moglie di Tarango, squalificato per i successivi due Slam e multato di 63 mila dollari.
Nel 1996 è Richard Krajicek a interrompere il dominio di Sampras. Diventerà il primo campione Slam olandese battendo MaliVai Washington in una finale di cui tutti ricordano soprattutto l'inizio: l'invasione della 23enne Melissa Johnson che attraversa il Centrale completamente nuda.
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Il campione simbolo degli anni Novanta rimane comunque Sampras. Vince per la quarta volta nel 1998 in finale su Cédric Pioline, per la quinta nel 1998 di nuovo contro Ivanisevic, la sesta nel 1999 contro Agassi (battuto complessivamente quattro volte nelle cinque finali Slam giocate contro il suo più grande rivale).
Nel 2000 Sampras diventa il campione più titolato, allora, nella storia di Wimbledon. Conquista il settimo titolo in finale su Pat Rafter che ha eliminato Andre Agassi, contro cui ha giocato tre sfide memorabili negli Slam finite al quinto set tra giugno 2000 e giugno 2001. Al termine della finale, Sampras scoppia in lacrime poi corre verso le tribune per abbracciare i genitori Sam and Georgia, arrivati apposta per vederlo fare la storia. Nel 2000 un dominio finisce, e uno inizia, quello delle sorelle Williams, con il trionfo di Venus su Lindsay Davenport.
Pete Sampras e Pat Rafter alla premiazione di Wimbledon 2000
Il tempo di Pete Sampras a Wimbledon finisce alla 18.20 di un lunedì di luglio. È il 2 luglio del 2001, il lunedì degli ottavi di finale. E' il Manic Monday, “il più bel giorno di tennis che esista”, dirà anni dopo Tomas Berdych. È un punto di non ritorno sulla linea del tempo del gioco dei re. Un re, Pistol Pete, abdica nel suo giardino dei record. Ha giocato la 68a partita ai Championships, ma la rivoluzione la scrive dalla parte sbagliata. Il più vincente a Wimbledon nell'era Open abdica. Quel 2 luglio avrebbe dovuto festeggiare la centesima vittoria in carriera sull'erba. Invece a far festa è un ragazzo che non ha vent'anni ancora, con la coda di cavallo e la bandana. È la prima sconfitta al quinto set per Sampras a Church Road. Resterà la sua unica sfida contro il campione destinato a diventare re più a lungo di lui, più a lungo di tutti, a Wimbledon e non solo. Quel ragazzo, Roger Federer, non aveva mai vinto un match ai Championships prima di quell'anno e non aveva mai giocato prima sul Centrale che diventerà il suo centro di gravità permanente.
Chiudere l’era-Sampras, ha ricordato Enzo Anderloni, non basta per conquistare subito il Tempio. Nei quarti Roger subisce il classico tennis ‘serve and volley’ dell’eroe di casa Tim Henman, il giocatore che gli inglesi aspettavano dagli Anni Trenta, quello che sembra in grado di conquistare un successo casalingo che manca dal 1936, il momento d’oro di Fred Perry, il campione eponimo delle magliette ancor oggi di gran voga. Henman batte Federer in quattro partite molto tirate ma poi deve cedere al talento folle di Goran Ivanisevic.
What a moment that was for me,
— Roger Federer (@rogerfederer) July 7, 2020
first time on center court at Wimbledon.
Only time vs Pete my hero
I miss the Pistol ?? https://t.co/XJH5j3Bhcf