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Wimbledon 1988-2007: l'era Sampras, la cinquina di Federer. Inizia l'era delle Williams

Quarta puntata della nostra storia di Wimbledon. Il viaggio inizia con il Golden Slam di Steffi Graf e si conclude con il quinto trionfo di fila di Federer. In mezzo grandi campioni come Edberg, Becker, le sorelle Williams, E la storica finale Ivanisevic-Rafter del 2001

di | 30 giugno 2024

Roger Federer stringe la mano a Pete Sampras dopo averlo battuto a Wimbledon nel 2001 (Foto Getty Images)

Roger Federer stringe la mano a Pete Sampras dopo averlo battuto a Wimbledon nel 2001 (Foto Getty Images)

Il 1988 segna un passaggio d'epoca a Wimbledon. E' l'anno dell'ultimo confronto ai Championships tra Chris Evert e Martina Navratilova, che vince 7-5 al terzo, e del primo trionfo di Steffi Graf che rischia di perdere proprio contro Navratilova ma poi veleggia verso il trionfo. E' il terzo capitolo del suo Golden Slam: nel 1988 vince infatti tutti gli Slam e l'oro olimpico. "Non penso che in tanti ci riusciranno dopo di me" ha detto allora. Finora non ci è riuscito nessuno. 

Graf vince anche nel 1989, poi nel 1990 tocca a Navratilova fare la storia. Conquista infatti il nono titolo a Wimbledon in singolare e batte il record di Helen Wills Moody, e stabilendo un nuovo record che perdura ancora oggi. Il dominio di "Fraulein Forehand", soprannome di Graf, riprende nel 1991, 1992 e 1993 in finale su Jana Novotna che pure era avanti 4-1 nel terzo set. La ceca però perde gli ultimi cinque game della partita e, in una delle immagini simbolo del torneo, durante la premiazione scoppia in lacrime sulla spalla della Duchessa di Kent. "Non piangere, so che potrai vincere qui" le dice. Novotna perderà ancora in finale nel 1997 contro Martina Hingis, la campionessa più giovane a Wimbledon, ma riuscirà ad alzare il trofeo nel 1998. 

Nel 1994 Graf arriva a Wimbledon con i favori del pronostico, ma perde contro Lori McNeil al primo turno. In un martedì freddo, umido e ventoso, diventa la prima campionessa in carica battuta al primo turno nella storia dei Championships. In finale si impone Conchita Martinez, prima spagnola a sollevare il Venus Rosewater Dish, contro la 37enne Navratilova. Nonostante la sua delusione, Steffi Graf vince ancora due titoli a Wimbledon nel 1995 e nel 1996.

Steffi Graf, diritto al cuore

Boris Becker v Stefan Edberg, le tre finali

Il 1988 segna anche l'inizio di una serie di tre finali maschili rimaste nella memoria collettiva. Finali che rappresentano il punto più alto della rivalità tra Boris Becker e Stefan Edberg. Non potrebbero essere più diversi: tanto il tedesco è esuberante, muscolare, estroverso, tanto lo svedese è cerebrale, di un'eleganza minimal, poco propenso a conquistare le folle. Becker, favorito della vigilia, vince il primo set. Edberg, con un tie-break memorabile nel secondo lancia la rimonta che lo porta a trionfare per la prima volta a Wimbledon. Nel 1989 torna a vincere Becker, che si prende la rivincita anche per l'eliminazione subita in semifinale al Roland Garros poche settimane prima. E' il suo terzo, e ultimo, successo ai Championships. Ma non lascia senza lottare. Nel 1990 perde i primi due set contro Edberg ma allunga la finale al quinto e potrebbe diventare il primo dopo Henry Cochet nel 1927 a rimontare da sotto 0-2 nella sfida per il titolo ai Championships. Edberg, però, piazza un break decisivo al nono game, preludio al secondo successo londinese.

1992-2000, gli anni d'oro di Sampras (e Agassi)

Dal 1992 a 2000, a Wimbledon dominano la scena i grandi campioni born in the USA. Si inizia con la vittoria di Andre Agassi che smentisce chi sosteneva non si potesse trionfare sull'erba restando piantati sulla riga di fondo. In finale doma Goran Ivanisevic nonostante i 37 ace del croato e le sue 91 discese a rete. Lo passa infatti 26 volte, e cancella i dubbi. E' il suo primo titolo Slam, il suo unico trionfo a Wimbledon. Significativo anche il successo della coppia formata da John McEnroe e Michael Stich dopo la più lunga finale di doppio maschile dal 1968.

Il 1993 segna l'inizio del lungo dominio di Pete Sampras, che batte Agassi nei quarti di finale e Jim Courier in finale. Pistol Pete si conferma campione anche nel nel 1994 contro Ivanisevic e nel 1995 contro Boris Becker. E' un'edizione inquieta, quella del 1995. Tim Henman, considerato il modello di gentleman all'inglese, è il primo giocatore squalificato a Wimbledon. Durante una partita in doppio, dopo un punto perso scaglia una pallina verso i teloni e colpisce la ball-girl Caroline Hall, a cui il giorno dopo porta un mazzo di fiori. Giocava in coppia con Jeremy Bates, contro Henrik Holm e Jeff Tarango, che proprio a Wimbledon 1995 abbandona il terzo turno contro Alexander Mronz per protesta contro le decisioni dell'arbitro Bruno Rebeuh. Qualche minuto l'arbitro viene addirittura schiaffeggiato dalla moglie di Tarango, squalificato per i successivi due Slam e multato di 63 mila dollari.

Nel 1996 è Richard Krajicek a interrompere il dominio di Sampras. Diventerà il primo campione Slam olandese battendo MaliVai Washington in una finale di cui tutti ricordano soprattutto l'inizio: l'invasione della 23enne Melissa Johnson che attraversa il Centrale completamente nuda.

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Il campione simbolo degli anni Novanta rimane comunque Sampras. Vince per la quarta volta nel 1998 in finale su Cédric Pioline, per la quinta nel 1998 di nuovo contro Ivanisevic, la sesta nel 1999 contro Agassi (battuto complessivamente quattro volte nelle cinque finali Slam giocate contro il suo più grande rivale). 

Nel 2000 Sampras diventa il campione più titolato, allora, nella storia di Wimbledon. Conquista il settimo titolo in finale su Pat Rafter che ha eliminato Andre Agassi, contro cui ha giocato tre sfide memorabili negli Slam finite al quinto set tra giugno 2000 e giugno 2001. Al termine della finale, Sampras scoppia in lacrime poi corre verso le tribune per abbracciare i genitori Sam and Georgia, arrivati apposta per vederlo fare la storia. Nel 2000 un dominio finisce, e uno inizia, quello delle sorelle Williams, con il trionfo di Venus su Lindsay Davenport. 

Pete Sampras e Pat Rafter alla premiazione di Wimbledon 2000

2001, L'AVVENTO DI FEDERER

Il tempo di Pete Sampras a Wimbledon finisce alla 18.20 di un lunedì di luglio. È il 2 luglio del 2001, il lunedì degli ottavi di finale. E' il Manic Monday, “il più bel giorno di tennis che esista”, dirà anni dopo Tomas Berdych. È un punto di non ritorno sulla linea del tempo del gioco dei re. Un re, Pistol Pete, abdica nel suo giardino dei record. Ha giocato la 68a partita ai Championships, ma la rivoluzione la scrive dalla parte sbagliata. Il più vincente a Wimbledon nell'era Open abdica. Quel 2 luglio avrebbe dovuto festeggiare la centesima vittoria in carriera sull'erba. Invece a far festa è un ragazzo che non ha vent'anni ancora, con la coda di cavallo e la bandana.  È la prima sconfitta al quinto set per Sampras a Church Road. Resterà la sua unica sfida contro il campione destinato a diventare re più a lungo di lui, più a lungo di tutti, a Wimbledon e non solo. Quel ragazzo, Roger Federer, non aveva mai vinto un match ai Championships prima di quell'anno e non aveva mai giocato prima sul Centrale che diventerà il suo centro di gravità permanente. 

Chiudere l’era-Sampras, ha ricordato Enzo Anderloni, non basta per conquistare subito il Tempio. Nei quarti Roger subisce il classico tennis ‘serve and volley’ dell’eroe di casa Tim Henman, il giocatore che gli inglesi aspettavano dagli Anni Trenta, quello che sembra in grado di conquistare un successo casalingo che manca dal 1936, il momento d’oro di Fred Perry, il campione eponimo delle magliette ancor oggi di gran voga. Henman batte Federer in quattro partite molto tirate ma poi deve cedere al talento folle di Goran Ivanisevic.

Il croato ha sconfitto Tim Henman in semifinale dopo una partita iniziata nel pomeriggio di venerdì 6 luglio e finita 45 ore e nove minuti dopo, domenica 8 luglio. La finale si gioca di lunedì. Ivanisevic si gioca il titolo contro Pat Rafter, di oltre un anno più giovane, che a fine stagione lascerà il tennis. È una finale atipica, con un pubblico più giovane e meno composto di quanto la tradizione nella cattedrale del tennis vorrebbe. Ivanisevic, numero 125 del mondo, che i bookmaker davano 150 a 1, diventa il campione di Wimbledon con la più bassa classifica nell'era Open. Il suo è l'ultimo squillo di una generazione, di una stagione, di un’epoca. "Non credo che Wimbledon abbia mai visto niente di simile, e non so se la rivedrà mai" commenta Rafter.

Di sicuro non si rivedrà più il Campo numero 2 come era nel 2002, piccolo e rumoroso, con gli ingressi e gli spogliatoi separati per le teste di serie e per tutti gli altri. Lo chiamavano "Cimitero dei campioni" perché tanti big hanno subito qui sconfitte a sorpresa. Nessuna clamorosa come l'eliminazione di Pete Sampras contro George Bastl, svizzero numero 145 del mondo, in quello che sarebbe stato il suo ultimo match a Wimbledon.

Il re degli ace alla conquista del Tempio

Nemmeno Wimbledon sarebbe più stato come prima dopo la finale di quella edizione, vinta da Lleyton Hewitt su David Nalbandian, senza nemmeno un serve and volley. L'australiano si ripresenta da campione in carica ad aprire il programma del Centrale, ma si scontra con un croato alto due metri e 10, numero 203 del mondo, che spariglia destini e fortune. Hewitt è il primo detentore del titolo eliminato al primo turno ai Championships dai tempi di Manolo Santana nel 1966.

Quell'edizione si chiude con il primo titolo di Roger Federer, che cede solo un set in sette partite: elimina in semifinale Andy Roddick e in finale Mark Philippoussis. Nel 2003 si festeggia anche il ventesimo titolo complessivo a Wimbledon di Martina Navratilova, che vince in doppio misto a 25 anni dal primo successo in singolare. Vincerà ancora nel 2005, e i suoi Slam complessivi saranno 58, a un mese dal compleanno numero 50.

Sharapova, un trionfo da film

Nel 2004 Wimbledon per la prima volta si trasforma nel set di una commedia romantica al cinema, diretta da Richard Lorraine. Al centro la vicenda di Peter Colt (interpretato da Paul Bettany), giocatore ultra-trentenne n.119 del mondo, che grazie a una wild card può partecipare per l'ultima volta a Wimbledon. Durante il torneo incontra e si innamora della giovane emergente Lizzie Bradbury (Kirsten Dunst). Da cinema anche il trionfo di Maria Sharapova, a 17 anni e due mesi. La siberiana batte in semifinale Lindsay Davenport e in finale la due volte campionessa in carica Serena Williams, dominata 61 64.

La sorella maggiore di Serena, Venus, già campionessa nel 2000 e nel 2001, firma nel 2005 il suo trionfo più memorabile ai Championships. Ha eliminato Mary Pierce e Sharapova. In finale si scontra con Lindsay Davenport che ha battuto Dinara Safina, Kim Clijsters, Svetlana Kuznetsova e Amelie Mauresmo. Davenport sale 4-2 40-15 e servizio nel terzo set, ma è Venus a trionfare 46 76(4) 97 dopo due ore e 45 minuti: è la più finale di singolare femminile nella storia del torneo. Davenport giocherà Wimbledon solo un'altra volta, nel 2008, perdendo al secondo turno.

Maria, la costruzione di una star

I cinque titoli in fila di Federer, l'avvento di Nadal

E' una di quelle partite in cui il presente che non si rassegna ad essere passato incontra il futuro, che inizia farsi strada. Succede ancora più chiaramente nel 2006. Andre Agassi, 36 anni e una collanina con la scritta "Daddy Rocks" che gli ha regalato il figlio Jaden Gil, perde in tre set contro uno spagnolo di sedici anni più giovane, con i capelli lunghi e la bandana. Si chiama Rafa Nadal, e un anno dopo, nel 2007, arriverà in finale contro Roger Federer, che conquista il suo quinto titolo consecutivo. Vince 76(7) 46 76(3) 26 62 dopo 225 minuti ed eguaglia il record di trionfi di fila ai Championships detenuto dallo svedese Borg e dal britannico Laurence Doherty. Borg era in tribuna, insieme a Manolo Santana, ancora in quel momento l'unico spagnolo nell'albo d'oro di Wimbledon.

I tempi sono maturi per una rivoluzione. Federer non era mai stato costretto a giocare un quinto set nei cinque anni in cui ha dominato i Championships, e non era mai stato spinto al quinto set in una finale Slam. Una rivoluzione peraltro c'è già stata. Nel 2007, infatti Wimbledon diventa l'ultimo Slam a concedere prize money uguale per il singolare maschile e il singolare femminile, e si apre alla tecnologia. Per la prima volta, sul Centrale e il Campo numero 1, i giocatori hanno avuto la possibilità di chiedere di rivedere le chiamate degli arbitri grazie a Hawk-Eye. Un'innovazione che non piace a Federer, molto critico anche durante la finale contro Nadal. Ma gli piace ancora meno quel nuovo rivale che nel 2008 lo batterà nel suo giardino in una delle più storiche finali di Wimbledon. L'ultima puntata partirà proprio da qui.

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