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Wheelchair

Il ritiro di Shingo Kunieda, la leggenda del wheelchair tennis

In pieno Australian Open ha annunciato l’addio al tennis in carrozzina il giapponese Shingo Kunieda, il giocatore più forte di tutti i tempi. Un fenomeno capace di 50 titoli Slam, 4 ori olimpici e 582 settimane da numero uno al mondo, ma soprattutto in grado di portare il suo sport in una nuova dimensione

13 febbraio 2023

In tutta la sua carriera, Shingo Kunieda ha sbagliato una volta sola: nell’annunciare il ritiro in pieno Australian Open, coi risultati provenienti dai campi di Melbourne che hanno così tolto spazio alle doverose celebrazioni per una storia sportiva incredibile, capace di cambiare volto al tennis in carrozzina. Per il resto, negli oltre vent’anni di vittorie che l’hanno reso il più forte giocatore di sempre, il 38enne giapponese di Tokyo agli errori ha sempre preferito i trionfi, costante di una carriera senza precedenti.

I suoi numeri sono impressionanti anche se paragonati a quelli dei migliori di tutti i tempi : fra singolare (28) e doppio (22) ha vinto 50 tornei del Grande Slam, dodici dei quali consecutivi fra l’Australian Open del 2007 e quello del 2011 (all’epoca Wimbledon non si giocava e uno Us Open fu sacrificato per le Paralimpiadi). È stato l’unico tennista in grado di arrivare a medaglia in cinque edizioni consecutive dei Giochi Paralimpici, conquistando quattro ori e diventando uno dei più grandi atleti di sempre nella storia della competizione a cinque cerchi.

In più, ha chiuso la carriera con 582 settimane trascorse al numero uno del mondo (oltre 200 in più delle 376 da record di Novak Djokovic), 1.094 incontri internazionali vinti e 200 titoli esatti: 83 in doppio, con 18 compagni diversi, e 117 in singolare. Il primo nel 2001 a Kanagawa; l’ultimo lo scorso ottobre nella sua Tokyo, all’Ariake Coliseum, battendo in finale il suo erede 16enne Tokito Oda davanti a 7.000 spettatori.

Kunieda con i trofei dei 4 Slam, l'Oro Olimpico di Tokyo 2020, la racchetta e la carrozzina da gara

In sedia a rotelle dall’età di 9 anni a causa di un tumore spinale, Kunieda ha detto basta quando era ancora all’apice, sempre numero uno del mondo malgrado gli anni che passano e una concorrenza ogni anno più agguerrita, giovane e preparatissima. Il motivo? Semplicemente sentiva di non aver più niente da dare – e chiedere – al proprio sport.

Dopo i problemi fisici che per un paio d’anni l’avevano rallentato, era tornato alla carica con due obiettivi: le Paralimpiadi nella sua città e il successo a Wimbledon, dove nelle prime 5 edizioni (i tornei wheelchair sono stati introdotti solamente nel 2016) non era mai riuscito a imporsi. Coronato il sogno di Tokyo nel 2021, e completato il Career Grand Slam lo scorso anno all’All England Club, a New York – dove ha fallito il calendar year Grand Slam perdendo in finale allo Us Open – ha avvertito un calo di energie e motivazioni, rendendosi conto che aveva fatto abbastanza.

“Mi sono chiesto se avesse senso continuare – ha raccontato la scorsa settimana in una conferenza stampa tenuta a Tokyo –, e la risposta è stata che poteva bastare così. Per tutta la mia carriera ho avuto l’obiettivo di fare sì che la gente riconoscesse il tennis in carrozzina come un vero sport, e il mio ultimo successo alle Paralimpiadi ha avuto una eco tanto grande che mi ha fatto capire di esserci riuscito. Oggi il tennis in carrozzina è riconosciuto in tutto il mondo, quindi la battaglia è terminata. Ho lasciato un’impronta ancora più grande di quanto potessi immaginare”.

Col successo a Wimbledon 2022, Shingo Kunieda ha completato il Career Grand Slam

Oltre a essere diventato il giocatore simbolo del proprio sport, con le sue vittorie Kunieda ha contribuito sul serio a condurre il tennis in carrozzina in una nuova dimensione, sotto tanti punti di vista. Il primo è il modo di interpretare il gioco, perché è stato il primo a proporre uno stile di gioco sempre in anticipo, col secondo rimbalzo (permesso da regolamento) utilizzato il meno possibile e una rapidità di spostamenti che rende i match fra i migliori uno spettacolo difficile da immaginare.

“Shingo – ha raccontato in un tributo l’olandese Esther Vergeer, che fra le donne ha dominato come e più di lui – è stato per anni il modello di qualsiasi giocatore al mondo, grazie a uno stile senza precedenti. Ha aiutato enormemente la crescita del tennis in carrozzina, in Asia e nel mondo. Possiamo solo augurarci che rimanga impegnato nel nostro sport”.

In più, dove non è arrivato a livello tecnico il tennista nipponico è arrivato come personaggio, attirando tanto interesse nei confronti della specialità. Non è affatto un caso che gli ultimi due brand ad aver prestato il nome all’intero circuito internazionale ITF siano entrambi giapponesi, come lui, come non lo è la crescita del movimento resa possibile dal sempre maggiore numero di aziende (e quindi di denaro investito) coinvolte nel tennis in carrozzina.

Se oggi l’ITF tratta i protagonisti del wheelchair al pari dei normodotati, in tutti i quattro Slam ci sono le prove di singolare e doppio riservate ai tennisti in carrozzina, il prize money è in costante crescita e i migliori interpreti del wheelchair possono definirsi professionisti anche secondo il conto in banca, il merito è soprattutto di Kunieda, delle sue vittorie e del suo modo di essere il miglior ambasciatore che la disciplina potesse augurarsi.

Kunieda con l'oro di Tokyo 2020: ha vinto una medaglia in cinque edizioni consecutive delle Paralimpiadi

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