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"Tutte le cose che entrano nella nostra quotidianità - dice la Collins - possono consumare davvero qualsiasi atleta. Sì, chiuderò la carriera alla fine dell'anno, quindi penso di non avere così tanta pressione su di me perché restano solo pochi altri tornei"
28 marzo 2024
Il segreto di Danielle Collins, 30 anni, 53 Wta ma numero 7 nel luglio 2022, semifinalista a Miami? Si chiama Quincy, è il suo cane, un simpatico meticcio che non la abbandona mai. “Quincy è il classico cane-velcro: se mi vede lontana un metro, non lo sopporta e torna vicino a me. È adorabile. È un gentiluomo sofisticato, io lo chiamo Mr. Q. È un po' viziato, ma con una grande personalità. Sono sicura che alcuni giornalisti lo avranno visto correre da queste parti, ma non viene con me nei giorni delle partite perché non sopporta il fatto di perdermi di vista, viene preso dall'ansia. Per me è una specie di bambino e vive una vita molto viziata. A me piace cucinare, dunque Quincy può godere di alcuni pasti davvero favolosi”.
Così, è anche grazie a Quincy che l'ora di cambiare vita – Danielle ha dichiarato che il 2024 sarà il suo ultimo anno nel circuito – si lascia da parte, un po' più lontana di quella che è in realtà. “Non ci penso molto, a dire il vero. Voglio dire, sento che come atleta professionista sono così consumata dalla quotidianità e dalla routine, dal prepararsi, dal recuperare, dal mantenere la forza. Tutte le cose che entrano nella nostra quotidianità possono consumare davvero qualsiasi atleta. Sì, chiuderò la carriera alla fine dell'anno, quindi penso di non avere così tanta pressione su di me perché restano solo pochi altri tornei. Ma non sento di avere il tempo per sedermi, riflettere e approfondire i miei pensieri, perché onestamente la quotidianità ci assorbe ogni energia. È più di un lavoro dalle 9 alle 17, perché il tennis ci occupa la mente 24 ore su 24. Ora comincio ad avere nuovi hobby. Gioco di più a golf, corro di più, faccio pilates. E il mio cane è qui... Mi sento rilassata perché posso stare con lui di notte. Sto ancora cercando di capirlo anch'io, come sarà il dopo (sorride, ndr)”.
Intanto, Danielle si trova in quello che gli anglofoni chiamano 'The zone'. Il momento in cui ti riesce tutto facile. “Molti di questi libri di psicologia dello sport parlano dell'essere 'in the zone', di sentirsi come se stessi colpendo palloni da spiaggia. In diversi momenti in cui ho giocato bene e ho avuto ottimi risultati nei tornei, è stato proprio così. Ma ci sono pure le brutte giornate in cui, semplicemente, ti mancano i colpi. In questo momento sto controllando la palla molto bene. Penso di aver apportato anche alcune modifiche a livello fisico, che mi hanno aiutato a controllare maggiormente i miei colpi e a colpire con maggiore accuratezza e precisione. Ci sto lavorando da un po'. Non sono grandi cambiamenti, ma piccoli e calibrati”.
Nemmeno le sconfitte pesanti, come quella contro Iga Swiatek a Melbourne dopo una dura lotta, hanno scalfito l'umore dell'americana.
“Sono un'atleta professionista e penso che gli atleti professionisti abbiano una mentalità diversa, nel reagire al successo e ai fallimenti. La realtà è che la partita con Iga era molto equilibrata, io avuto alcune opportunità ma lei ha giocato molto bene. Del resto è la numero 1 al mondo. Sarebbe peggio se perdessi contro qualcuna che non è tra le prime 200 Wta. Sarebbe stato peggio se avessi perso 6-0 6-0. Sarebbe stato peggio se mi fossi storta la caviglia. Abbiamo tornei ogni settimana, e penso che nessuno sia definito da una sola partita o da una sola sconfitta. Le persone che non sono così coinvolte negli sport professionistici possono pensare che faccia davvero male. Ma siamo davvero resilienti. Tutti noi lo siamo. Che si tratti di un paio di punti complicati in campo, di una partita difficile, di infortuni, di perdere una persona cara”.