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L’ex dominatrice continua a catalizzare l’attenzione mediatica come quando giocava, anche per le mille attività che ha messo in piedi. In attesa del docufilm autobiografico di ESP di luglio
di Vincenzo Martucci | 05 ottobre 2024
D’accordo, Serena Williams è stata grandissima. Per qualcuno la più grande del tennis donne di sempre, almeno a guardare i 23 Majors fra i 73 titoli che si è aggiudicata sul circuito, uno solo di meno della primatista Margaret Smith Court che però s’è avvantaggiata degli 11 urrà agli Australian Open di casa, quando negli anni Sessanta e Settanta non erano così frequentati, cui ha sommato 5 Roland Garros e 5 US Open, accanto a 3 Wimbledon, mentre la minore delle leggendarie sorelle Williams conta 7 Wimbledon ed Australian Open, 6 US Open e 3 Roland Garros, oltre all’oro olimpico di singolare e 3 di doppio con la sorella Venus, insieme alla quale si è aggiudicata anche 15 Majors di coppia.
Serena ha rappresentato tanto, come potenza muscolare, avvicinando il tennis donne a quello degli uomini, e anche come potenza mediatica, per l’enorme impatto che ha avuto sul mondo afroamericano e sullo show business a stelle e strisce, rivoluzionando persino il famoso SuperSaturday degli US Open e contribuendo largamente, se non da sola, all’equiparazione dei premi uomo-donna almeno nei massimi tornei. Ma il mondo WTA, anche per la forte matrice statunitense, non riesce proprio a staccarsi dal mito Serena e appena può lo rilancia in tutte le salse.
GLAMOUR
E così, invece di raccontarci delle nuove eroine, degli sforzi che stanno facendo le più giovani e le europee, delle difficoltà delle campionesse che provano a rientrare sul Tour e dei nomi nuovi, con tante storie da raccontare, il tennis donne, dopo la passerella del torneo di New York, bissata alla Fashion Week, riporta sotto i riflettori sull’ex numero 1 del mondo per 319 settimane complessive, 186 consecutive.
La scusa è il titolo di “Donna mondiale dell’anno” secondo Glamour. “La GOAT potrebbe aver finito con il tennis, ma ha gli occhi puntati su un nuovo tipo di dominio internazionale”, ha anticipato la rivista patinata sia nella storia che nei post sui social media. Nell’intervista di accompagnamento con Mattie Kahn, Serenona parla della sua vita di donna dopo il pensionamento, tra mamma e manager, attraverso il progetto di capitale di rischio, Serena Ventures.
Tornando a raccontare la depressione postpartum che ha vissuto dopo la nascita della prima figlia, Olympia, nel 2017, come della seconda, Adira, l'anno scorso. E individuando due obiettivi precisi nell’ottica della libertà delle donne: "l’equità retributiva e il congedo per motivi di lavoro”.
PERSONALITA’ .
Serena non dimentica le difficoltà che ha affrontato come atleta e non cancella di certo l’amore e la riconoscenza per la sorella maggiore: “Il tennis è così solitario. Sei in viaggio 10/11 mesi l’anno. Fai davvero affidamento sull’avere qualcun altro là fuori. E Venere era lì: chi altro si sarebbe relazionato con me? Abbiamo avuto successo ed eravamo nere. Ci siamo appoggiate l’una all’altra. Abbiamo vissuto insieme. Abbiamo vissuto insieme fino a un anno prima che avessi Olympia, quindi letteralmente tutta la nostra vita”.
Del resto, sul red carpet del Tribeca Film Festival per promuovere la nuova serie autobiografica di docufilm “In the Arena: Serena Williams”, in onda su ESPN il 10 luglio, aveva toccato un altro tasto delicato: “Nella mia posizione delicata di adolescente, a 14 anni, dovevo essere cauta per rimanere sana di mente. Settimana dopo settimana ero sempre sulla stampa, facevo quello che facevo, viaggiando per il mondo ogni anno. Non era come se fossi in tournée e mi prendessi una pausa o un paio d'anni liberi. Era sempre così. Ed è stata una faticaccia. E’ davvero bello che si possa vedere il lato reale di ciò che accade dietro le quinte”.
Con quella dose di autostima che l’ha sempre caratterizzata: “Non avevo bisogno di mimetizzarmi. Avevo bisogno di essere diversa perché ero diversa. Ero qualcosa che nessuno aveva mai visto prima. Mai”. Come battere la sua capacità di catturare i riflettori?