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La Rybakina, dopo una disastrosa seconda parte di 2024, si è affidata al coach croato e le sensazioni sembrano essere molto positive. Nel mentre, è tornato anche Vukov: il team saprà trovare la quadra per un 2025 all'altezza delle aspettative?
03 gennaio 2025
Tre vittorie su tre partite, il suo Kazakistan trascinato fino alle semifinali di United Cup e miglioramenti, tanti ed evidenti, anche con un insolito, per lei, sorriso. Elena Rybakina è tornata, più minacciosa che mai. La collaborazione con Goran Ivanisevic, ex coach di Novak Djokovic e vincitore di Wimbledon 2001, sembra già portare frutti deliziosi e tutte le avversarie sono avvisate, soprattutto Aryna Sabalenka, Iga Swiatek, Coco Gauff e Jasmine Paolini, le regine della Wta in questo momento.
La Rybakina, dopo una disastrosa seconda parte di 2024, si è affidata al coach croato e le sensazioni sembrano essere molto positive. I due lavorano insieme da qualche settimana ed è normale che si debbano ancora conoscere, per questo i toni di entrambi sono ancora “bassi”: niente proclami o dichiarazioni azzardate, solo tanto lavoro. Certo, la kazaka si è lasciata andare in un: “Voglio tornare a vincere degli Slam”, ma visto il suo passato e la sua classe, non è di certo un qualcosa di utopico o di estremamente ottimistico. Tutt’altro.
In campo, per quello che si è visto fino ad ora, la Rybakina è sembrata molto a suo agio, più scattante e soprattutto più rilassata, meno nervosa rispetto a qualche tempo fa, dove oltre a un disagio tecnico probabilmente c’era anche qualcosa di più profondo, a dare fastidio alla vincitrice di Wimbledon 2022.
Ivanisevic, dal canto suo, è rimasto quasi in disparte ma non è mancato un messaggio, chiaro, alla sua allieva: “Deve stare più avanti in campo e attaccare di più, ha tutte le potenzialità per farlo, deve andare più a rete e sfruttare il servizio”. Chiaro, semplice. E fin qui, Elena sembra aver eseguito alla perfezione i dettami tattici di Ivanisevic.
C’era molta curiosità per vedere come poteva essere utile Goran alla causa Rybakina, visto che già lei è una delle migliori al servizio nel circuito in rosa e lui - come coach - è famoso proprio per essere in grado di sistemare quel preciso colpo, da massimo esperto qual era da giocatore. Chiedere a Novak Djokovic, non esattamente a uno qualsiasi, che si è separato dal tecnico croato dopo aver vinto insieme tutto (e ripetutamente).
A parte questo, il curriculum e la grinta del croato non potranno che far bene a una giocatrice come la Rybakina, fortissima ma a volte troppo fragile, sia fisicamente sia emotivamente.
“A Dubai io e Elena abbiamo lavorato sul servizio, ha un gioco potente e potrebbe finire i punti prima rispetto a quanto fa abitualmente, ma fa tutto parte del processo – ha detto Ivanisevic, facendo un primo bilancio della collaborazione-.Deve mettersi in testa che può giocare in maniera ancora più aggressiva e chiudere i punti con qualche volée in più“.
Le differenze caratteriali tra i due sono evidenti (“sicuramente non vedrete Elena rompere delle racchette”, ha scherzato Goran), ma il croato spera che la kazaka possa mostrare anche qualche emozione in più in campo: “È una persona molto diversa rispetto a me, più calma, ma penso che mostrare qualche emozione in più possa aiutare il suo gioco, Nole era un esempio in questo”.
Novità degli ultimi giorni, Ivanisevic sarà affiancato nel box della Rybakina dall’ex allenatore della kazaka, Stefano Vukov, che si è riunito al team della campionessa di Wimbledon dopo la burrascosa (e mai del tutto chiarita) separazione di fina 2024. Questione che, adesso, sembra però rientrata.
Sarà un Goran depotenziato? No, affatto: anzi, il croato a questo punto è diventato una sorta di supercoach. Ora in United Cup per la Rybakina ci sarà il primo, vero scontro diretto con una top player, la Swiatek, che affronterà in semifinale. Vedremo se Elena saprà finalmente essere più cattiva, come indica il suo nuovo allenatore.