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Knapp, tra l’Academy e Bronzetti: “Con Lucia un rapporto bellissimo”

Una carriera da top player, due titoli Wta in bacheca, oggi Karin Knapp si divide tra il lavoro all’Academy di Anzio, la cura delle figlie Flavia ed Emma e il sostegno al marito Francesco Piccari, da anni coach di Lucia Bronzetti. Con una passione sorprendente: il microfono

22 febbraio 2025

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Con il suo sorriso sincero Karin Knapp ha conquistato tanti tifosi. Tra il 2003 e il 2017 ha calcato i più importanti campi del pianeta, vincendo due titoli Wta, una Fed Cup con la maglia azzurra e raggiungendo il best ranking di numero 33 al mondo. Oggi, la 37enne altoatesina si divide tra l’attività di maestra alla Piccari&Knapp Tennis Academy all’Asd Anzio Tennis e Padel, e quella di mamma di due splendide bimbe: Flavia di sei anni ed Emma di due.

Capita però che Karin torni a riempire le valigie, come è appena accaduto in occasione del torneo di Dubai, per seguire il marito/coach Francesco Piccari (sposato proprio nel 2017, suo ultimo anno da Pro), impegnato da circa sei anni a guidare la carriera di Bronzetti. “Con Lucia – dice Karin – abbiamo un rapporto bellissimo, passiamo tante ore insieme anche se in giro per il tour ci va Francesco e io resto prevalentemente a casa. Se posso, ogni tanto, cerco di rendermi utile con qualche consiglio perché riesco ad avere un occhio più distaccato rispetto a mio marito”.

In questo avvio di stagione Lucia ha conquistato la finale al Transylvania Open (Wta 250) in Romania. Come sta?
“Direi bene. Ha avuto un inizio di stagione molto intenso. Con Francesco, sono partiti a Natale per andare in Australia, poi a Linz e quindi in Romania, passando pochissimi giorni a casa. Infatti a Dubai è arrivata un po’ stanca, uscendo al primo turno. Ma il risultato a Cluj-Napoca è sicuramente importante. Sta giocando un buon tennis e a me, che la vedo saltuariamente, sembra che continui a migliorare, aggiungendo sempre qualcosa di nuovo al suo repertorio”.

In quel torneo Bronzetti ha anche messo fine alla carriera di un’ex numero 1 come Simona Halep.
“Mi ha raccontato Francesco che lo stadio era strapieno e Lucia è stata veramente brava a gestire le emozioni, anche se lo ha fatto sembrare facile. Un risultato così netto (6-1 6-1 in 59 minuti, ndr) può far pensare a una passeggiata ma in realtà, per chi ha visto il match, il livello era davvero alto. Ha servito molto bene e non ha dato possibilità all’avversaria di entrare in partita”.

Le capita mai di giocare qualche game con lei?
“No, ormai gioco poco e alleno tanto. Con alcune ragazze dell’Academy riesco ancora giocare ma con lei proprio no”.

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Con Francesco Piccari, suo ex-coach e oggi marito, come vi dividete il lavoro?
“Lucia è seguita praticamente a tempo pieno da Francesco. Io, quando posso, viaggio con le bambine. Come è appena successo a Dubai, con Flavia che rompeva le scatole a tutte le campionesse per un autografo. Per loro sono esperienze meravigliose. E poi c’è sempre Alessandro (il fratello di Francesco, ndr) che può dare una mano”.

Se le chiedessi la qualità migliore di Lucia?
“È una grande lavoratrice, cerca sempre di migliorarsi”.

Durante la preparazione invernale su cosa avete concentrato il lavoro?
“Sta lavorando tanto sul servizio e già si sono visti i risultati. Lucia è quel tipo di giocatrice che fa tutto bene ma è anche alla costante ricerca di miglioramento: penso ai colpi in back, alla palla corta”.

Lucia è oggi n.55 Wta, avete una scommessa in corso se dovesse battere il suo best ranking di n.33?
“No, ma glielo auguro con tutto il cuore”.

Quanto è stata importante, per il team, la vittoria della Billie Jean King Cup con l’Italia?
“Una soddisfazione enorme, anche perché Lucia è stata scelta dalla capitana e ha avuto la possibilità di scendere in campo, aiutando a conquistare il titolo”.

Come valuta la situazione del tennis femminile italiano?
“C’è poco da dire: abbiamo Jasmine che è nelle prime 10 del mondo e, insieme a Sara, sta facendo vedere cose impressionanti sia in singolo che in doppio. Poi, oltre a Lucia, ci sono Elisabetta Cocciaretto e Martina Trevisan, anche se ultimamente purtroppo è infortunata. Senza dimenticare Stefanini e Brancaccio. Nessuna è più giovanissima, ma la verità è che oggi nel tennis le carriere si sono allungate talmente tanto che la carta d’identità non è più un problema. Basta guardare Victoria Azarenka o Laura Siegemund, ancora competitive a più di 35 anni. Crederci è la cosa più importante, il lavoro paga sempre”.

Quali obiettivi vi siete dati con Lucia per questa stagione?
“Lo scorso anno credo sia stato il primo nel quale ha giocato solo tornei del circuito maggiore: continuare su questo percorso è certamente importante. Non ci sono obiettivi di classifica anche se, come è ovvio, migliorare il best ranking fa piacere a tutti. Con questo atteggiamento serio e professionale i risultati non possono che arrivare, soprattutto nei tornei importanti e in quelli dello Slam dove sarebbe bello migliorare il rendimento”.

A proposito di best ranking: sono passati 10 anni da quando lei ha ottenuto il suo. Come è cambiato il tennis femminile in questa decade?
“Lasciatemi dire che vado molto orgogliosa di quel best ranking, dopo tutto quello che ho passato, perché in pratica i problemi al ginocchio non mi permettevano di allenarmi. Come detto, si sono allungate tantissimo le carriere anche perché ormai tutte le atlete sono allenatissime e fanno tanta prevenzione. Anche il livello medio si è alzato, tutte sanno fare un po’ tutto”.

Parliamo un po’ di lei, Karin. Dopo tanti anni e due tornei Wta in bacheca, quali sono le motivazioni che l’hanno convinta a continuare con il tennis e a diventare allenatrice?
“La passione, mi piace studiare tanto. Vedere le ragazze giovani dell’accademia che crescono bene è una grande soddisfazione. La verità è che mi diverto un sacco a stare in campo con loro. Poi, certo, quando hai per le mani una campionessa sei al top ma, a dirla tutta, a me piace anche stare con le ragazzine del circolo e vederle migliorare ogni giorno”.

Con Andreas Seppi, lei è stata l’apripista del tennis altoatesino. Vi sentite un po’ dei genitori del fenomeno Sinner?
“C’è un extraterrestre che è cresciuto lassù e per lui non ci sono parole. Vedere che da una piccola regione com’è l’Alto Adige escono tennisti così capaci è bello, anche perché ‘da noi’ tutta l’attenzione è concentrata sugli sport invernali. Anche un coach preparato e apprezzato da tutti come Simone Vagnozzi è stato tanto con noi a Caldaro. Chissà, forse Jannik, seguendo un po’ i nostri risultati, si è convinto a scegliere il tennis invece dello sci”.

Lo sente ancora Andreas?
“No, lo vedo proprio poco, ormai lui vive lontano”.

Una giovane Karin con Andreas Seppi: per lungo tempo i due si sono allenati insieme, a Caldaro

Una giovane Karin con Andreas Seppi: per lungo tempo i due si sono allenati insieme, a Caldaro

Ma lei torna ancora tra i suoi monti?
“Certo, appena posso porto Flavia a sciare”.

Ci sono delle figure di riferimento che hanno inciso sulla sua formazione?
“Quando Francesco e Alessandro hanno cominciato ad allenarmi, il nostro punto di riferimento è sempre stato Max Sartori. Siamo stati anche un po’ di volte a Bordighera, quando faceva base là. Adesso il mio riferimento non può che essere Francesco: ogni volta che torna a casa mi trasferisce le esperienze fatte con giocatrici al top e i loro coach. Ma anche il confronto che ho con i maestri della Fitp è importante”.

Succede spesso a lei e Francesco di portarvi il ‘lavoro’ a casa?
“Ovvio, la nostra vita gira intorno al tennis e piace tanto a tutti e due che sia così”.

L’abbiamo sentita spesso a SuperTennis: si trova a suo agio dietro ad un microfono?
“Mi piace proprio tanto, perché è la mia passione e le esperienze fatte nel circuito aiutano. All’inizio non è stato facile ma con gli anni mi sono sciolta”.

E quando in campo c’è Lucia, cosa accade?
“È successo un paio di volte e in quei casi mi scuso preventivamente con i telespettatori. Capita di fare un po’ troppo il tifo, ma penso che sia comprensibile”.

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