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Le due leggende del tennis mondiale hanno incontrato il pubblico e migliaia di studenti delle scuole della provincia nel nuovo appuntamento del format “Dialoghi sul talento ”, realizzato in collaborazione con “I Tennis Foundation”, “Children for Tomorrow Foundation”, “Andre Agassi Foundation for Education” e con il supporto di Collisioni
di Vincenzo Martucci | 08 novembre 2024
“Siamo la coppia più bella del mondo e ci dispiace per quelli che sono tristi perché non sanno più cos’è l’amor”. A cantare il sentimento più puro, affascinante e misterioso non ci sono Adriano Celentano e Claudia Mori, anche se ancora lui è arruffato e ribelle e lei è bella e impossibile. Non succede sul palco di Sanremo ma al palasport di Cuneo, dove recitano la vita due campioni dello sport. Ma, come sempre, quando vive la parola magica, che comincia con la A maiuscola, centinaia di persone rimangono incantate, stavolta centinaia di studenti impietriti, fermi e attenti come non mai, commossi, impressionati, e stupefatti escono fuori tema. Erano partiti da “Dialoghi sul talento”, dalla beneficienza, daIle mirabili iniziative di I Tennis Foundation e CRC e dalle due fondazioni Children for tomorrow e Andre Agassi for education, e si ritrovano con gli occhi lucidi.
Commossi e stupiti davanti alla coppia più bella dello sport Andre Agassi e Steffi Graf, ex numeri 1 del mondo sotto vuoto spinti dai padri. Così diversi, così lontani, come possono essere l’americano e la tedesca, 8 Slam contro 22, già numeri 1 del mondo e simboli del tennis. Uniti da una grande passione che è sfociata in matrimonio nel 2001 e ha portato anche due figli. Uniti, sempre, anche se Stefanie è in presenza ed Andre è stato trattenuto negli States ed appare e partecipa comunque come se fosse lì via video call.
PERSONALITA’
Lei è la dura di casa, si vede e si sente, al di là dell’eleganza naturale, dei modi misurati e da qualche timido sorriso. Lei tiene la barra dei comportamenti. Lei dà lezioni ai figli e al marito, da sempre, tutti i giorni. E dichiara serissima: “Lo sport mi ha insegnato disciplina quotidiana, dedizione e impegno, me li sono portati dietro insieme a come battere l’avversario e credere in se stessi, senza dipendere dagli altri. A 13 anni ero già professionista, è venuto tutto con naturalezza: volevo imparare prima possibile e a tutti i costi. Ma non è stato facile lasciare la scuola. Fortuna che ho sempre avuto attorno le persone giuste”.
Lei ha stabilito da subito, con Andre, che i tanti trofei vinti dai due non avrebbero invaso casa, a Las Vegas: “Quel che conta è sempre il viaggio per arrivare al successo, molti li tengo ancora a casa, in Germania, molti li ho regalati ai musei perché li esponessero”. Lui, novello Pinocchio, ha obbedito, addolcito dalla sua fata turchina: “I suoi trofei, comunque, sono tanti più dei miei, lei mi batte sempre, in tutto”.
VICINANZA
Entrambi formidabili bambini prodigio, sono rimasti entrambi segnati dai papà che gli hanno imposto la racchetta da tennis, ed entrambi, dopo nodi più o meno lunghi, difficili e duri da sciogliere, hanno perdonato quei genitori così decisi. Steffi li ringrazia: “Mamma era una roccia e mi seguiva nei tornei, papà mi ha anche allenato, ma stava di più a casa con mio fratello. Mi ha influenzato sempre nelle mie decisioni, ma senza di lui non sarei quella che sono”.
Andre, ex bad boy pentito col duro lavoro con coach Brad Gilbert, è diventato ancor più famoso per l’autobiografia “Open”, ricordando palline e racchette sospese sulla testa quand’era ancora nella culla, il drago spara palle degli allenamenti modificato da papà Mike, la racchetta da grandi tagliata a metà per abituarsi da subito al peso dell’attrezzo anche in tenerissima età, l’obbligo imposto da papà a tutti i 4 figli di diventare tennisti. Ma, nel 2011, entrando nell’Hall of Fame, ha detto: “A 5 anni mi dicesti: 'Vincerai Wimbledon'. A 7: 'Vincerai tutti gli Slam'. E a 29: 'Sposerai Steffi Graf'. Non smettere di darmi ordini”. La pace l’aveva firmata anni prima quando aveva finalmente capito: “Arriva un momento in cui ai genitori diventa impossibile capire i figli e allora è il momento in cui sono i figli a dover capire i genitori. Io ho capito che il dolore che mio padre ha sofferto lo ha riversato anche su di noi, ma che lo faceva solo per garantirci una vita migliore”.
LACRIME
Ma il momento top, l’acme della loro canzone d’amore, quello che nessuno si perde e che tutti ricorderanno è quando scorrono le immagini del mancato ballo dei campioni di Wimbledon 1992. “Proprio quell’anno l’hanno saltato, eppure mi ero allenata con mio fratello. Eppoi lui si era portato la fidanzata”, racconta lei, timida ma ferrea come sempre. “Tutti pensano che sia la foto del nostro matrimonio”, scherza lui. “Sono convinto che i sogni si fanno anche da svegli: quel giorno ho sognato ad occhi aperti una cosa che poi è accaduta davvero, e l’ho sposata”.
Nel 2004, quando Steffi entra nell’Hall of Fame, Andre proclama urbi et orbi: “Siamo stati toccati profondamente dalla tua vita, ci hai reso migliori e non saremo mai più gli stessi. Signore e signori, vi presento la persona migliore che ho mai conosciuto”. Steffi si commuove ancora, in tandem col marito che, da Las Vegas, non riesce a trattenere gli occhi lucidi: “La parte migliore del viaggio è che ti ho incontrato, te ne sarò grata per sempre”. Agli amici che gli rinfacciano una lettera del genere, che non potrà mai essere all’altezza di qualsiasi altra dichiarazione, rivela: “Ho iniziato a scrivere quella lettera dal giorno che l’ho incontrata”.
ITALIA ITALIA
“A 4 anni avevo già la racchetta in mano, a 6 giocavo il primo torneo. Ho iniziato in Italia, nei tornei Satellite a Bari, Lecce,Brindisi, ho ricordi bellissimi di quei tempi”. Ricordi che non potrebbe mai rivedere nei suoi figli: “Quando li ho visti iniziare a fare sport a 13 anni ho pensato: 'Io alla loro età già frequentavo regolarmente il circuito, ero una professionista, vivevo la pressione, il confronto con gli adulti, oggi mi sembra impossibile'”. Italia, Italia. “Italia uguale Amore”, sorride Andre. “Ricordo benissimo la prima volta a Roma, nell’87, a 17 anni, contro un italiano - Simone Colombo - la gente mi urlava e mi tirava addosso di tutto. Ma 15 anni dopo ho vinto il torneo”.
E a settembre ha premiato Jannik Sinner agli US Open: “Mi colpisce perché è umile, ascolta, dice sempre cose interessanti. Ma soprattutto per come colpisce in maniera perfetta la palla: è quello che ho cercato di fare nel tennis. E poi come allenatore ha Darren Cahill, l’ho avuto anch’io, sa parlare ai campioni, ne ha avuti tanti, anche Hewitt e la Halep”. Italia, Italia, anche Steffi parla del nostro tennis: “Mi sembra che non vi potete lamentare, no? Che bello vedere l’energia e la passione che mette in campo Jasmine Paolini. Così piccolina, è arrivata tardi ad alto livello ma sa lottare alla pari con avversarie molto più dotate”.
FIGLI
Il tennis è una scuola di vita. “Ma devi guardarlo con una prospettiva giusta, con passione, altrimenti può travolgerti”, suggerisce Andre. “Lo sport fa bene, aiuta la crescita”, dice Steffi. “I nostri figli li abbiamo lasciati liberi di scegliere quello che volevano, Jaden voleva il calcio ma prima di scendere per la prima volta in campo ci ha ripensato, ed è passato al baseball, Jaz ha fatto tanti sport diversi”. Andre recita a memoria, una delle tante lezioni Steffi: “Gli ripeto sempre una cosa che m’ha dato lei: 'La tua vita è importante, devi fare delle scelte, tutti i giorni'”. I figli guardano i genitori da copertina e chissà che dicono. Anche loro magari restano a bocca aperta come i ragazzi di Cuneo vedendo come gli estremi si sono fusi. “Andre ha portato entusiasmo in un tennis tradizionalista: tutti corretti, in bianco. Ha portato colore e freschezza, ha spinto più in là i confini, ha colpito la mia attenzione”. Se questo non è amore.