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La strada di Emma: niente Olimpiadi, testa (e sogni) a Wimbledon

Al fascino di Wimbledon, Emma Raducanu (in gara con una wild card) non può resistere. Tanto più che proprio su quei sacri prati, nel 2021, approdava agli ottavi da perfetta sconosciuta cominciando a farsi notare, giusto pochi mesi prima di sbancare New York

di | 20 giugno 2024

A che punto siamo, Emma? Possiamo ancora sperare di vederti competere per uno Slam, in un tempo ragionevolmente breve, oppure dobbiamo ricordarti con il trofeo degli Us Open e con una carriera brillantissima, ma più veloce di un lampo? Emma Raducanu, campionessa brit, 21 anni, sembra già passata – più o meno indenne – da parecchie vite. Quella (brevissima) della promessa, quella (altrettanto rapida) del fenomeno mondiale, quella (ancora in corso) del fenomeno mediatico, quella (passata?) dell'infortunata cronica, con tanto di operazioni a entrambi i polsi. Ora potrebbe esserci la fase del 'comeback', del ritorno. Ma in che termini, va ancora capito.

Intanto, Emma ha fatto sapere che non giocherà le Olimpiadi di Parigi, evidentemente affascinanti per alcuni di coloro che si rendono conto di poterle vincere, molto meno per chi andrebbe a fare la comparsa. Olimpiadi che peraltro, al femminile, hanno già sofferto i forfait di Aryna Sabalenka e Ons Jabeur, due potenziali protagoniste. Il problema, diciamo così, è Wimbledon. O meglio la vicinanza fra le due competizioni, con i Championships a far pesare tutto il loro fascino centenario. A quel fascino, Emma non può resistere. Tanto più che proprio su quei sacri prati, nel 2021, approdava agli ottavi da perfetta sconosciuta cominciando a farsi notare, giusto pochi mesi prima di sbancare New York. La voglia di tornare in quel di Londra è tanta, a maggior ragione per l'assenza forzata del 2023.

A darle un minimo di fiducia, la semifinale della scorsa settimana a Nottingham, con sconfitta di fronte a Miss De Minaur, al secolo Katie Boulter, a segno in tre set. Ma con Emma (oggi 165 Wta, a Wimbledon andrà grazie a una wild card) che ha tenuto il ritmo con buona autorevolezza, per una che non giocava dal mese di aprile e l'ultima volta aveva subito una dura lezione dell'argentina Carle (6-2 6-2 sulla terra veloce di Madrid). Insomma, attendersi troppo non è possibile, attendersi qualcosa sì. Soprattutto indicazioni sul futuro, considerato che il presente si palesa come ancora troppo incerto per poter ambire a qualche gioia concreta.

“Ci sono quelli che mi criticano per gli scatti di uno shooting – ripete quasi a ogni intervista – e poi non sanno o non vogliono vedere che dietro a un momento di svago ci sono ore e ore di lavoro sul campo e in palestra. Voglio continuare a dare il massimo e vedere cosa avrò raccolto tra 10 anni”. Il punto è che – ruolo da modella a parte – il fisico deve darle tregua. “Sono molto decisa e faccio le cose a modo mio e con i miei tempi – ha detto di recente al Telegraph – sempre dando priorità al mio corpo e alla mia salute perché se sono in forma, se do il cento per cento, so che potrò fare grandi cose". 

E ancora: “Semplicemente, non penso che ci sia bisogno di stressare ulteriormente il mio corpo o correre alcun rischio, soprattutto con la mia storia. Sicuramente la terra è più impegnativa per me. È un tennis più fisico, ci sono punti più lunghi, ma penso che sia un problema soprattutto il cambiamento, il contrasto tra terra ed erba, senza contare che poi andremo sul duro. Non è necessario sottoporre il mio corpo a tutto questo”. Il tutto, rivolto a chi le chiedeva conto – e sono in tanti Oltremanica – del suo forfait olimpico e dell'appellativo di 'diva' che da più parti le è stato appioppato, come antitesi al ruolo di tennista professionista.

In fondo lei ci crede davvero tanto. “Non è questione di se tornerò, è questione di quando”. E si intende tornare per vincere Slam, non per fare semifinale in un 250. Abbracciata dai milioni degli sponsor durante la sua cavalcata nella Grande Mela, Emma non è una modella e non è una ragazza viziata. Malgrado alcune decisioni su allenatori e staff siano state decisamente discutibili. Emma è una ragazza che – parole sue – ha imparato da piccola cosa vuol dire essere resiliente. Le servirà ancora, questa parola, da qui in avanti. Mentre mantiene la speranza, un giorno, di poter tornare ad alzare un trofeo dello Slam. “Wimbledon, per dirne uno, sarebbe l'ideale”.

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