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Giusto la scorsa settimana, il circuito Wta ha ribadito il concetto: ad Austin ha vinto la Pegula sulla Kessler, mentre a Merida ha dominato Emma Navarro. Tutto benissimo? In parte. Coco Gauff è davvero la stella che mancava, ma il resto?
di Cristian Sonzogni | 06 marzo 2025
Gli Stati Uniti sono da sempre culla di campioni e campionesse. Nel tennis femminile, in più momenti nella storia, sono stati dominatori assoluti. Non serve tornare troppo indietro nel tempo, in realtà. Serve, invece, dare un'occhiata alla classifica delle vincitrici Slam di ogni tempo: 9 delle prime 12 sono americane, anche se tre di loro – Navratilova, Seles e Mallory – furono naturalizzate dopo aver scelto gli States come patria di adozione.
L'epoca di Serena e Venus Williams, epoca che per inciso ha cambiato radicalmente il modo di intendere il tennis in rosa, è abbastanza fresca e non c'è bisogno di sollecitare troppo la memoria: entrambe arrivarono a toccare il numero 1, a vincere Slam in serie, a dominare. Serena con 23 trionfi in singolare, Venus con 7. L'epoca di Evert e Navratilova, in realtà, fu capace di superare quella delle sorelle, in termini di bottino complessivo: 18 Major a testa, 36 in totale. I problemi, per le americane, sono arrivati solo negli ultimi anni, da quando Serena ha smesso di vincere.
Dal 2018 al 2022 è giunto un solo successo Slam: quello di Sofia Kenin nel 2020 in Australia (a sorpresa, peraltro). Poi alcune finali, andate male. Nel 2017 Sloane Stephens aveva vinto un ultimo atto tutto a stelle e strisce contro Madison Keys, ma non era stato l'inizio di una nuova era, tutt'altro. La più americana delle nuove stelle, in quel periodo, fu una giapponese, Naomi Osaka, passaporto nipponico e residenza in Florida. La stessa scelta della bielorussa Aryna Sabalenka. La svolta, per le yankee, sarebbe arrivata solamente nel 2023, quando Coco Gauff – vincendo gli Us Open – avrebbe riportato una stella promessa nel novero di coloro in grado di alzare la coppa di un Major, non solo in un'occasione isolata.
Oggi la situazione è questa: la stessa Gauff – 20 anni – è numero 3 al mondo, non lontano dalle prime due. E subito alle sue spalle ci sono Jessica Pegula e Madison Keys, rispettivamente 31 e 30 anni. Ma non è tutto: al numero 8 troviamo Emma Navarro, 23 anni, mentre più indietro ci sono Danielle Collins (numero 14, 31 anni, ritiro annunciato e poi rientrato) e Amanda Anisimova (numero 18, 23 anni). Di recente, gli Stati Uniti non sono mai stati messi così bene, se parliamo di numeri. E se parliamo di ultimi Slam, registriamo una finale a New York con Jessica Pegula nel settembre 2024 e il successo di Madison Keys a Melbourne poche settimane fa.
USA vs Russia, quando la rivalità è a colpi di racchetta
Giusto la scorsa settimana, il circuito Wta ha ribadito il concetto: ad Austin ha vinto la Pegula sulla Kessler, mentre a Merida ha dominato Emma Navarro. Tutto benissimo? In parte. Coco Gauff è davvero la stella che mancava. Ragazza che non solo mostra un tennis sempre più evoluto, ma che è capace di accompagnarlo con una personalità da stella, un carisma evidente in campo ma pure fuori. In generale, però, l'età media delle big attuali rimane sempre troppo alta, considerando le tre Over 30 nelle zone di vertice e la concorrenza agguerrita del resto del mondo. In questo contesto, a breve potremmo vedere un ritorno di una sfida che per diversi periodi ha infuocato il tennis femminile, quella tra Usa e Russia.
Se gli States hanno Coco Gauff, la Russia (ancora senza bandiera per via della guerra in Ucraina) conta su Mirra Andreeva (17 anni), Daria Kasatkina (27) e Diana Shnaider (20), rispettivamente numero 11, 12 e 13 del ranking Wta. Il gruppo dell'Est in realtà punta anche su altre: non tanto sulla 30enne Alexandrova (19 al mondo), ma certamente sulla mezza italiana Liuda Samsonova (26 anni, numero 25), sulla compagna di Sinner Anna Kalinskaya (26 anni, numero 33) e su Anastasia Potapova (23 anni, numero 34). In totale, ci sono 17 americane fra le top 100, contro 13 russe, senza contare le naturalizzate kazake (Rybakina e Putintseva). Il 30 per cento del tennis femminile sta tutto qui, ed è probabile che a breve anche gli Slam finiscano per essere un terreno di confronto. Sempre che Sabalenka e Swiatek – ancora nel pieno del loro regno – siano d'accordo.
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