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La prodigiosa Mboko, 18enne di genitori congolesi che, dopo aver dominato la scena ITF ha impressionato a Miami, è fra le star della Billie Jean King Cup con il suo Canada. Le analogie con l’idolo Bianca sono tante, la mentalità è da campionessa
di Vincenzo Martucci | 08 aprile 2025
La Billie Jean King Cup è l’ennesima occasione del tennis donne di pubblicizzare le sue tante virtù e le tantissime novità. Una di queste è Victoria Mboko, 18enne nata a Charlotte in North Carolina, Usa, dove i genitori erano emigrati dal Congo, per poi trasferirsi in Canada dove la ragazza è arrivata giovanissima, ed è cresciuta a Toronto, scegliendo di giocare a tennis sotto la bandiera della foglia d’acero con 11 punte e poi emergendo perentoriamente a livello giovanile con due finali di doppio negli Slam under 18 e quindi aggiudicandosi 5 titoli ITF e addirittura 28 dei 29 match disputati quest’anno, 22 di fila senza perdere set. Un ruolino di marcia impressionante che ha garantito alla bell’atleta naturale che sfiora l’1.80 una wild card nel tabellone principale di Miami dove ha superato al primo turno la ben più esperta Osorio, per poi arrendersi a Badosa solo al tie-break del terzo set.
Ora, da 159 WTA si affaccia In nazionale nel segno della sfortunata Bianca Andreescu, la sua musa ispiratrice da quando la vide giocare a 13 anni mentre scriveva la storia del tennis canadese da prima campionessa Slam del paese agli US Open, battendo la mitica Serena Williams. Victoria ha subito cercato di emulare quel gioco aggressivo e potente e quell’attitudine offensiva, dal servizio alla risposta alla spinta da fondo, e quell’attitudine anche sfrontata di chi cerca continuamente di anticipare qualsiasi palla: “L’ho sempre ammirata per come gioca e anche come ragazza è molto in gamba, mi sono sempre ispirata a Bianca, anche per come ha sempre rappresentato al meglio il nostro Paese”. Con quella mitica volata da marzo a settembre del 2019, quando Bianca irruppe sulla scena come la nuova Monica Seles vincendo 24 match su 25 sul Tour - con l’unico neo per ritiro -, conquistando Indian Wells, Toronto e quindi anche New York.
EMOZIONE
Mboko è allenata dalla finalista di Wimbledon 1998, la francese Nathalie Tauziat, già guida anche della Andreescu. E ha una maturità superiore ai suoi anni: “Anch’io, ho avuto la mia serie vincente, a un livello di gara diverso da quello di Bianca, ma non mi sono mai fatta travolgere da tutte quelle vittorie di fila. Pensavo: 'OK, a un certo punto perderò'. Il tennis è uno sport in cui perdi praticamente ogni settimana. Ma certamente ho acquisito molta sicurezza nel modo in cui il mio coach aveva deciso di affrontare le cose. Ovviamente mi ha vista vincere molto, ma ha anche abbassato i toni per me, dicendomi di concentrarmi sul giorno dopo. 'E’ solo una partita', mi ripeteva".
ESPERIENZA
Victoria non potrà mai dimenticare il primo grande impatto col tennis pro di primo livello, a Miami, a cominciare col primo allenamento con Dayana Yastremska e Peyton Stearns. “Ho pensato: 'Il palleggio è piuttosto intenso, se la palla va sempre coì veloce è meglio se faccio un passo avanti, sul campo'. Quel primo allenamento mi ha dato la sveglia”. E, dopo il primo turno, ha scoperto he c’era un livello anche superiore: “Sul Tour WTA giochi contro le migliori tra le migliori, ho dovuto adattarmi al loro modo di giocare: colpiscono molto più in profondità, durano molto di più, possono colpire costantemente una palla davvero pesante e profonda”.
NUOVO SCALINO
A Tokyo, con la maglia della nazionale canadese, Victoria è attesa a un nuovo salto di qualità non solo tecnico, ma anche psicologico, in squadra, per il suo Paese. “Una volta che hai successo a livello internazionale, Tennis Canada mi ha preso sotto la sua ala, ha iniziato a supportarmi finanziariamente e ha avuto accesso a tutte le sue strutture e allenatori per poter puntare oltre. Ogni bambino sogna, in Canada, di essere selezionato per la squadra della Billie Jean King Cup. Sono davvero emozionata. Sono la più giovane, quindi ho altre ragazze che hanno giocato prima, da ammirare e guidare. Possiamo divertirci tutti, divertirci e giocare un buon tennis per aiutare il paese ad arrivare alle finali”. Emozionata, pressata, in tensione? Macché: “Ogni settimana giocando tornei individuali, ti senti un po' più stressata. Quando si tratta di un torneo a squadre per la nazione senti che è una cosa piuttosto importante e non avverti così tanta pressione. Così gioco meglio. E sono emozionata, sì, ma con tanta voglia far bene di nuovo”.
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