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L’abbraccio di Aryna a Paula, e quell’umanità che apre… l’Olimpiade

Il ritiro di Badosa a Stoccarda e la partecipazione della Sabalenka all’ennesimo infortunio dell’amica ci riportano all’essenza dello sport

di | 18 aprile 2024

“Mi avevi già convinta al ciao” di Jerry McGuire è una delle battute più famose del cinema. Aryna e Paula ci avevano già convinte con lo sguardo dispiaciuto ed afflitto di Paula Badosa, costretta ancora a un forzato stop da un infortunio sul 3-3 del terzo set di Stoccarda contro l’amica più cara che ha sul circuito delle tenniste professioniste, il WTA Tour.

Il visino corrucciato della spagnola - uno dei più belli del tennis moderno - diceva più di una intervista, così come i movimenti stessi della bielorussa, con le sue spalle possenti che mal si coniugano con un animo dolce e delicato, e quindi con passi felpati, come camminasse sulle uova, nell’incedere verso l’avversaria ancora una volta ferita che l’attendeva per la fatidica stretta di mano finale dopo il gatto della spugna della guerriera sfortunata.

Sarebbe stata una scena da comunicare diversamente da parte di un buon ufficio di PR, pensando anche a quante altre sfide - quasi tutte, in verità, a tutti i livelli del tennis - si concludono sul campo con saluti fugaci, tocchi sofferti, con la rabbiosa reazione dello sconfitto, condite di paroline smozzicate che malcelano rabbia, frustrazione, delusione, dispetto, se non peggio, con racchette spaccate, urlacci, improperi a sé, a qualcuno in tribuna, all’avversario, l dio delle racchette. Perché il tennis non è solo lo sport inventato dal diavolo, ma ti tira fuori l’anima e il peggio, ti fa odiare letteralmente chi sta di là del net, e manca solo del contatto fisico per essere davvero uguale al pugilato. Anche se i suoi segni li lascia, eccome, e per sempre, nell’anima.

SECONDO ROUND

Ma, non contente del primo ciak, che già da solo valeva forse quanto l’intero film “Challengers”, con l’eroina dei teenagers, Zendaya, in uscita dalla prossima settimana anche in Italia, le due donne ci hanno regalato molto di più: un primo abbraccio molto dolce, qualche parolina di conforto della vincitrice che ha preso il numero 2 del mondo una volta proprio della sconfitta, e quindi il pianto sconvolto ne liberatorio di Paula fra le braccia di Aryna.

Un atto d’amore e di vita, un gesto spontaneo e umanissimo carico di calore e di autentico affetto, il manifesto di un sentimento che ci richiama la “pietas” latina e ci fa ritornare, col sorriso, all’essenza più autentica dello sport. Va bene impegnarsi, lottare, urtarsi anche col proprio stile e le proprie armi tecno/fisiche che rompono l’armonia dell’avversario e lo rivoluzionano nel suo interno più profondo, dal cervello al cuore. Ma restiamo comunque uomini, fallaci, sì, ma ricchi di valori e di quel qualcosa in più che ci rende diversi e unici nel mondo animale.

EMOZIONI

Sotto sforzo, sotto pressione, sotto vuoto spinto, la nostra natura viene esposta a reazioni spesso inusitate. Nel bene e nel male. E lo sport è un trampolino che ci spinge in tanti salti verso il vuoto e l’ignoto: come reagire? Ne vengono fuori meravigliose piroette, sgarbati e goffi tentativi, sfortunate e fortunose prestazioni, ma soprattutto pensieri. Ecco, ricordi, parole dette e non dette, propositi non realizzati del tutto o compiutamente, oppure, viceversa, confezionati in modo perfetto, come solo i campioni sanno fare quando il gioco si fa duro, nelle prove più importati, sui palcoscenici più prestigiosi e contro gli avversari più difficili.

Da Stoccarda 2024, Aryna & Paula possono vantarsi di un pensiero in più: hanno fatto quello che sentivano e volevano più intimamente. E noi le ringraziamo di  cuore. Perché, nell’anno dell’Olimpiade di Parigi, mentre il mondo teme fortemente per la sicurezza, per qualche tragico attentato dalle reazioni più imprevedibili, il gesto delle due tenniste si aggrega alle storie più belle e pure, e a quell’accensione della fiaccola olimpica davanti alle rovine del tempio di Era che troppi non hanno capito, non capiscono e, temo, non capiranno mai. Facciano un ferma-immagine su Badosa-Sabalenka, i Giochi olimpici partono da lì.  

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