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Leggi l'intervista a Conchita Martinez, che vanta il record di quattro titoli consecutivi ed è oggi coach di Mirra Andreeva, pubblicata nel programma ufficiale degli Internazionali BNL d'Italia
di Cristian Sonzogni | 17 maggio 2025
È l’unica giocatrice della storia in grado di confezionare un poker di successi consecutivi al Foro Italico, dal 1993 al 1996. E oggi guida quella Mirra Andreeva che – a detta di molti – è destinata a diventare numero 1 del mondo in un futuro non troppo lontano. Conchita Martinez, ex numero 2 del mondo, è l’anello di congiunzione fra tradizione e modernità. Fin da quando, da specialista della terra, riuscì a vincere a Wimbledon. Sorprendendo un po’ tutti, eccetto chi la conosceva bene.
Conchita, che ricordi ha di Roma?
“Ricordi splendidi, che porto con me con grande affetto. Quattro vittorie e poi la finale al quinto anno, qualcosa di incredibile. Non posso sceglierne una che spicca sulle altre. Al Foro Italico mi sentivo a mio agio, adoravo il Centrale e la gente che mi dava così tanto amore”.
Il risultato che l’ha resa più orgogliosa?
“Alzare il trofeo di Wimbledon. Tutti sanno che vincere uno Slam è l’evento più importante di una carriera. Poi metto le vittorie a Roma e le medaglie alle Olimpiadi”.
Lei dice che per giocare bene bisogna divertirsi.
“Confermo: per giocare e allenarsi bene, un ruolo fondamentale ce l’ha il divertimento. Se ti godi il momento, ti stanchi meno. Sono contenta che anche Mirra stia facendo suo questo concetto, che si può sorridere in campo, soprattutto quando giochi un bel colpo, magari un angolo stretto o una palla corta. Potersi esprimere a questo livello è un dono che bisogna sfruttare. È bello che ci sia una buona connessione tra noi, che ci sia sempre un sorriso sul volto di entrambe. Ma lavorando con serietà, perché siamo comunque nell’ambito di uno sport professionale”.
Rimpiange qualcosa di quando giocava?
“Nel tennis degli anni 90 c’era maggiore varietà, si andava a rete, si poteva giocare una palla alta e una stretta, si costruiva di più. Poi è cambiato tutto. Mi manca quel tennis, certo, ma con Mirra ho incontrato una buona alunna, a cui piace sperimentare. Non è solo questione di picchiare e picchiare: per me è importante saper giocare bene, bisogna poter eseguire tutti i colpi”.
Come è nato questo grande feeling con Mirra?
“Ci siamo trovate bene fin dal primo momento: l’ho vista all’accademia dove si allenava e fin dal principio abbiamo avuto un certo feeling. Abbiamo un senso dell’umorismo molto simile e possiamo godere della compagnia reciproca. È piacevole lavorare così, sono grata di avere questa sintonia con lei”.
Il prossimo passo, per la sua allieva, è vincere uno Slam?
“Sta passando il suo miglior momento, ha già battuto le prime al mondo. Vincere uno Slam non è mai un compito facile, però con il lavoro, un po’ di buona sorte con il tabellone e tanta concentrazione... perché no. Lei è ambiziosa, vuole migliorare. Tutto quello che io metto sul tavolo, dalla nutrizione al fisico e al lato mentale, lei è aperta a farlo suo”.
Che differenze ha trovato rispetto a Pliskova e Muguruza, che ha allenato in precedenza?
“La differenza è che Mirra è molto giovane e ha tutta la vita davanti a sé. Quando alleni una che ha un’età più avanzata è più difficile cambiare qualcosa, anche se la mia filosofia resta la stessa: viviamo per imparare, io stessa ogni giorno imparo qualcosa di nuovo e cerco di capire come posso applicarlo”.
Lavoro e divertimento sono anche le chiavi del successo di Jasmine Paolini.
“Jasmine è una lottatrice, non dà mai una palla per persa, a prescindere dal punteggio. Mi piace la sua attitudine, ha sul volto questo sorriso di chi gode della competizione. Penso che debba proseguire sulla linea dello scorso anno, continuando a lavorare duramente”.
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