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La favola di "Danimal": ha battuto il destino nel nome delle Williams

La sorprendente doppietta Miami-Charleston di Danielle Collins nell’anno dell’addio, giocando il miglior tennis di sempre, dopo due importanti problemi fisici. E i suoi segreti

di | 09 aprile 2024

Il sorriso di Danielle Collins (Getty Images)

Il sorriso di Danielle Collins (Getty Images)

Il tennis donne non si pubblicizza come dovrebbe, eppure sta vivendo l’ennesima favola da raccontare ai bambini la sera prima di andare a letto. Quella della streghetta “Danimal”, la bionda intelligente che batte anche il destino e riscrive la sua storia quand’è ormai sul viale del tramonto.

Parliamo di Danielle Collins, la ragazza della Florida del 1993 che è passata dall’annuncio del ritiro, dopo il primo turno agli Australian Open di gennaio contro Iga Swiatek (la sua bestia nera con 1 successo in 7 sfide), alle prestazioni migliori di sempre e quindi alla doppietta Miami-Charleston come il suo idolo, Serena Williams, nel 2013. Non male per la guerriera ostinata ma ostacolata da infortuni e dalla endometriosi, un problema fisico complicato e problematico.

DIVERSA

Danielle è sempre stata diversa dalla tennista classica. S’è affacciata tardi, solo nel 2018, sul WTA Tour. Prima ha studiato e giocato al college, ha vinto due titoli NCAA all’Università della Virginia, poi ha cominciato ad imporsi sempre più scalando la classifica e facendosi un nome “per la palla più veloce del circuito”, secondo la citazione della numero 1 del mondo (che pire è la sua bestia nera e l’ha battuto 6 volte su 7 sfide).

Forte di testa, fortissima di rovescio, con un ottimo dritto e gioco da fondo di grande intensità. Classico esempio di attaccante da fondocampo. Nel 2019 si è bloccata la prima volta di colpo quando le è stata diagnosticata un’artrite reumatoide, con dolore e gonfiore alle articolazioni del corpo.

Due anni dopo le è caduta in testa un’altra tegola: dopo un ritiro ad Aledaide, apparentemente dovuto a un’ernia, le è stata diagnosticata una ciste che si era ingrandita al punto da causare uno spostamento dell’utero che aveva conseguentemente iniziato a far pressione sui nervi spinali. 

Si è anche sottoposta a un intervento chirurgico e poi ha commosso il web: “Dopo il trattamento, non vedo l’ora di affrontare la prossima sfida della vita. Ogni giornata sana è un dono e mi impegno al cento per cento a mantenermi forte e a continuare a combattere dentro e fuori dal campo da tennis. Anche se non so con certezza quale sarà il mio viaggio verso la guarigione, so che mi sento davvero positivo all’idea di tornare in campo. Sento che ora posso migliorare e soddisfare i bisogni del mio corpo nel combattere questa malattia”.

Ha toccato l’acme nel 2022 con la finale degli Australian Open - battuta in due set da Ash Barty malgrado fosse 5-1 nel secondo -, salendo al numero 7 della classifica mondiale e al primo posto fra le statunitensi. Ma l’anno scorso è stato durissimo: ha perso fiducia e classifica e ha dovuto transitare per le qualificazioni che si sono protratte anche a febbraio in Qatar, quand’era ancora 71 del ranking. Finché, all’improvviso, quando nessuno più ci avrebbe sperato, è esplosa più vincente, determinata e sicura che mai.

SEGRETO

I sette tornei prima di Miami - “Mai ne avevo potuti giocare tanti di seguito” - alla fine sono serviti anche se proprio non sembrava: non ha mai superato i quarti e ad Austin si è pure infortunata alla schiena e si è ritirata alla vigilia di Indian Wells. Ma, malgrado tutto, la guerriera si è magicamente rilassata. “Ero devastata: non ero riuscita nemmeno a finire uno dei miei tornei preferiti. Sono andata in California, e a malapena camminavo da sola, dovevo farmi aiutare dal mio ragazzo. È stato terribile. Piangevo, mi disperavo: “Oh, mio Dio... Ho giocato tutti questi tornei, ho lavorato così duramente per questo, e ora siamo a Indian Wells e Miami e mi succedendo tutto ciò? Perché?”. 

Miracoli della mente: “Col tempo, ho cominciato a conoscermi in tante aree diverse: fisica, mentale, emotiva. Ho riflettuto molto, su tutto, partita dopo partita, esperienza dopo esperienza, e sto ancora imparando da me stessa. Sono stato riuscita ad aggirare il problema fisico: non posso risolverlo, ma sono diventata creativa nel recupero, nella preparazione alle partite, nella gestioni dei giorni liberi, nell’organizzazione delle settimane di allenamento”.

Danielle Collins con il trofeo del Miami Open 2024 (foto Getty Images)

MOTIVAZIONI

Danielle non ha più niente da perdere, da nascondere e da risparmiare, così si dà al mille per mille: “So che sono a fine carriera e le situazioni esterne non mi colpiscono più di tanto. Contano, certo, la mia carriera significa molto per me, ma alla fine o vinci o perdi, e finisce lì. Poi volterò pagina. Anzi, non vedo l’ora”. Vedremo se non avrà ripensamenti. Di sicuro a Miami è stata impressionante: ha perso appena il primo set al primo match contro Pera e poi ne ha infilati 14 consecutivi, superando infine Rybakina in finale.

Perché, finalmente si è accettata: “Ho fatto un ottimo lavoro nel mettere via tutte le mie paure: “Sto facendo abbastanza, non sto facendo abbastanza, sono forte, sono mezzo infortunata, sono abbastanza resistente, sono anche questo e anche quello?”. Noi atleti siamo perfezionisti: vogliamo la preparazione perfetta, il riscaldamento perfetto, l’allenamento perfetto, vogliamo sentirci sempre perfetti. Ma a Miami ho imparato qualcosa di fondamentale: “Non sarai mai al 100%, devi trovare un modo per affrontare le cose e superarle”.

DOPPIETTA

Subito dopo, a Charleston, Danielle ha firmato il secondo torneo consecutivo, il quarto del bottino della carriera. Comunque non male a fronte anche di 8 milioni di dollari di soli premi. Alizé Cornet la chiama “leone”: “Mi impressiona un po’ perché è così intensa, lo sono anch'io, ma lei lo è a un livello superiore”. Danielle si esalta nel parallelo con Serena Williams: “Era il mio idolo”. Dentro, come fuori dal campo: “Lei e Venus hanno insegnato a tutti noi che non importa da dove vieni, non importano aspetto, background o i soldi dei genitori. Se davvero ti metti in testa qualcosa e ti impegni, tutto è possibile. Mi sembra di aver rivisto anch’io la loro storia: papà era il mio allenatore, giocavamo nei parchi pubblici, con mamma mi portavano in giro per il tennis e facevano doppi, tripli turni al lavoro solo per poter sostenere il mio sogno. Avere le sorelle Williams come idoli di tennisti e di persone cui ispirarsi a volte mi dà la sensazione, nel modo in cui cerco di portare i miei colpi, di essere un sottoprodotto di Venus e Serena”.

Più favola di così!


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