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Per le azzurre domani c'è l'occasione di confermarsi campionesse a Roma. Storia di una partnership nata per curiosità e capace nel giro di un paio d'anni di attestarsi come un unicum nel circuito
17 maggio 2025
Un destino scritto. Intuito in chiusura di 2023 e percorso poi fino in fondo a partire dal 2024. Jasmine Paolini e Sara Errani. Una generazione, quella incarnata da Sara, capace di regalare all'Italia soddisfazioni innumerevoli: in singolare, nel doppio, nelle competizioni a squadre. Un palmares tanto ricco quanto variegato, che la veterana azzurra ha saputo arricchire negli anni con un finale Slam a Parigi (2012) e una semifinale colta nello stesso anno a New York fregiandosi di un best ranking da n.5 del mondo. Ma è nel doppio che Sara è riuscita a imprimere indelebilmente la sua impronta nella storia di questo sport. Al fianco di Roberta Vinci, le due sono infatti riuscite a chiudere il Career Grand Slam grazie ai successi ottenuti in Australia (2013, 2014), a Parigi e New York (2012) e a Wimbledon (2014), cinque acuti - tra i 33 messi a segno in carriera - sufficienti a definire una carriera e a incastonarla nel pantheon delle più grandi interpreti di questa specialità.
E invece. Proprio quando il tempo aveva iniziato a bussare alla sua porta, cominciando a proiettare un'immagina molto più sbiadita rispetto a quella luminosa dei suoi giorni d'oro, ecco spuntare al suo fianco una nuova partner. Vuoi per curiosità, una felice intuizione che meritava d'esser percorsa così da cancellar ogni rimpianto del caso, ecco spuntare nel 2023 l'idea di provare a rilanciarsi con una nuova partner. Più giovane, ma non meno dotata di talento e colpi, cui forse sarebbe servita una voce e una spalla cui guardare per arricchire il suo gioco e cementare le proprie convinzioni.
Il nome è quello di Jasmine Paolini. Toscana. Numero 30 del mondo in quelle ultime settimane del 2023 in cui si decise che sì, valeva la pena provare a cimentarsi in un'altra specialità, percorrere fino in fondo quel cammino verso sé stessi che solo avrebbe decretato quanto del suo talento sarebbe stato infine estratto e quanto invece appartenesse ancora al campo delle suggestioni e dei se. A Monastir ecco la prima vittoria, e con lei la conferma di aver fatto la scelta giusta. Neanche il tempo di prender fiato, ed è già 2024: l'anno decisivo, quello degli exploit, della rincorsa al ranking e di trionfi mai così sorprendenti.
Roma, Linz, Pechino. La finale del Roland Garros. L'acuto olimpico di Parigi a sottolineare che non di coincidenza si trattava, ma di vera intesa, di fusione di talenti, talenti lì pronti per esser portati a sintesi e solo bisognosi del coraggio e della curiosità di qualcuno disposto a scommetterci. Vittorie, sconfitte. Alti e bassi. Sorprese, delusioni. Tennis. E un anno dopo eccoci ancora qui. Roma, il Foro Italico. Un titolo tornato a casa l'anno scorso e che quest'anno si spera di poter riconfermare. Qui e ora. Spostando, nel caso di Sara, il futuro un po' più in là. E definendo, nel caso di Jas, un presente ancora tutto da giocare e cui guardare con occhi nuovi e nuova consapevolezza. Mertens, Kudermetova, Gauff o chi per loro. Sembrava una storia destinata a non veder neanche la luce. Inghiottita dalla nebbia delle incertezze e del tempo. Oggi è un racconto ancora in fieri: pagine, punti, occasioni, trofei. Finché c'é tennis c'é futuro.
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