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A 17 anni e 301 giorni, Mirra Andreeva diventerà lunedì la più giovane Top 10 nel ranking WTA dai tempi di Nicole Vaidisova. Ma già punta più lontano
di Alessandro Mastroluca | 23 febbraio 2025
A 17 anni e 301 giorni, Mirra Andreeva diventerà lunedì la più giovane Top 10 nel ranking WTA dai tempi di Nicole Vaidisova, che ci arrivò a 17 anni a 106 giorni il 7 agosto 2006. Ma il suo sguardo si muove verso orizzonti già più lontani. "Mi sono data come obiettivo quello di entrare fra le prime cinque del mondo entro la fine dell'anno. Sono molto curiosa di vedere se riuscirò a raggiungerlo. Più sali in classifica, infatti, più tempo serve per fare ulteriori progressi" ha detto dopo il titolo vinto a Dubai.
Prima di lei, solo un teenager aveva vinto il titolo a Dubai, considerando sia il torneo femminile che quello maschile: Rafa Nadal nel 2006. Battendo Tauson nella finale più giovane in un WTA 1000 dal 2009, Andreeva è diventata la più precoce campionessa in questa categoria di tornei. Ha giocato con la maturità delle grandi, lasciando che gli effetti della sua giovane età emergessero solo dopo la partita. "Sognavo di trovarmi in conferenza stampa a rispondere alle domande con il trofeo accanto, e ci sono riuscita - ha detto - Ho visto anche i vincitori in queste situazioni bere un calice di champagne: peccato che abbia solo 17 anni".
Sicura di salire dalla posizione numero 14 alla numero 9, Andreeva ha confessato di non essere del tutto soddisfatta della sua prestazione contro Tauson, la giocatrice che vanta più colpi vincenti nel circuito WTA nel 2025. "Ho commesso errori giocando colpi che di solito non sbaglio, ma se qualcosa non va come vorresti devi dimenticarlo presto e concentrarti sul prossimo punto" ha spiegato in conferenza stampa.
In questo percorso, per riuscire ad affrontare momenti non semplici in partite che mettono in palio titoli di prestigio, Andreeva ha rivelato di aver individuato una fonte particolare di ispirazione, lontana dal mondo del tennis, in una delle icone del basket NBA, considerato uno dei migliori di tutti i tempi. "Ho ascoltato molte interviste di LeBron James - ha spiegato - Lui dice che è facile giocar bene e sentirsi in fiducia quando ti riesce tutti. Ma quello che ti rende un campione è dare il massimo quando non ti senti alla grande".