

L’eterno dilemma dei giocatori di padel non ha una risposta universale. Tutt’altro: c’è chi fa bene ad affidarsi a pale in grado di garantire potenza, e chi invece deve puntare sul controllo. L’importante è saper trovare il giusto equilibrio fra i due fattori, in modo da sfruttare i vantaggi che l’attrezzo può offrire
16 marzo 2022
Per il 2022 Maxi Sanchez è passato dalla sua storica pala a forma di diamante a una a goccia, per avere più controllo, mentre Federico Chingotto ha fatto il percorso inverso, puntando su una a diamante (la sua precedente era tonda) alla ricerca di maggiore potenza. Se succede ai professionisti affermati, con alle spalle anni e anni di esperienza, figurarsi a tutti gli altri giocatori di padel, per i quali l’eterno dilemma resterà sempre uno: affidarsi a una pala di potenza oppure a una di controllo?
Si tratta di uno step fondamentale dal quale passano tutti, sin dal primo acquisto di una racchetta. E si ripropone a ogni cambio, perché una verità assoluta non esiste: c’è chi fa bene a scegliere un attrezzo più orientato sulla potenza, e chi invece è giusto che si affidi a una racchetta che ne favorisca il controllo.
Volendo, una primissima scrematura si può fare in base alla posizione in campo: il giocatore di destra, solitamente quello che costruisce il punto, è più portato ad apprezzare un attrezzo in grado di aiutarlo in fase di controllo, quindi nella difesa; mentre chi gioca a sinistra, che il punto molto spesso lo deve chiudere, predilige la potenza. Ma guai a farne una legge: non tutti sono uguali, non tutti giocano allo stesso modo e le esigenze cambiano da giocatore a giocatore, quindi dividere le racchette fra destra e sinistra sarebbe un po’ superficiale.
Quando si vuole puntare su una racchetta di potenza, il primo aspetto da tenere in considerazione è che tutto ha un prezzo. In questo caso non economico, ma in termini di sacrificio: se si sceglie la potenza, è inevitabile dover rinunciare a un po’ di controllo. E viceversa. È vero che oggi le pale sono molto più equilibrate rispetto al passato, quindi non esistono praticamente più modelli orientati esclusivamente sulla potenza o sul controllo, ma la questione resta e va tenuta presente. La pala perfetta in grado di garantire sia controllo sia potenza ai massimi livelli non esiste, quindi è importante saper trovare il giusto equilibrio.
Altro aspetto da considerare è che non sempre, quando la palla non ne vuole sapere di andare, la colpa è necessariamente della racchetta. Molto più spesso il problema è figlio delle lacune tecniche di chi la impugna. Un giocatore può acquistare anche la pala più potente del mercato, ma se la sua tecnica non è buona difficilmente riuscirà a sfruttare i vantaggi che l’attrezzo gli può dare. Quindi, in primis è bene fare un esame di coscienza, capire dove si smarrisce potenza in fase di esecuzione di uno smash e provare a correggere il problema.
Ovviamente, esistono anche casi nei quali il giocatore è ben impostato tecnicamente, ed è proprio la pala a non garantirgli la potenza necessaria per rendere letale un remate, perché ha una forma più orientata verso il controllo e una gomma al suo interno che non favorisce la velocità di palla. Giusto, quindi, puntare su una racchetta in grado di garantire più potenza? Dipende. Bisogna capire se, per avere quel quid in più, vale la pena sacrificare altri aspetti del proprio gioco, visto che solitamente le racchette più potenti sono anche le più “difficili” e meno maneggevoli. Per alcuni, specie i più preparati tecnicamente che il controllo se lo portano da casa anche con gli attrezzi più complicati, la risposta può essere sì. Per altri no.
In generale, la tendenza dei giocatori è a cercare ciò che manca: chi fatica a esprimere potenza la chiede alla pala, chi difetta in fase di controllo idem. Ma anche in questo caso una regola non c’è. Chi l’ha detto, infatti, che il giocatore che fa della potenza la sua arma principale non debba puntare su una racchetta di potenza così da rendere il suo punto forte ancora più pericoloso? Meglio scegliere di perdere qualcosina lì, per crescere da un’altra parte, o puntare ancora di più su ciò che funziona? A ognuno la propria risposta, purché supportata da un’attenta valutazione.
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