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Abbiamo messo a confronto, in laboratorio e in campo, le due versioni centrali della nuovissima racchetta esibita nel circuito da Lorenzo Musetti e Cori Gauff. Potenza, controllo, feeling e facilità d’impatto in un mix inedito
di Enzo Anderloni | 20 febbraio 2022
Che si tratti della grande novità di quest’anno lo avevamo già scritto lo scorso 20 gennaio, giorno del lancio mondiale della Head Boom, la collezione inedita della casa austriaca che al momento ha nella sua scuderia i numeri uno del mondo Novak Djokovic (Head DSpeed) e Ashleigh Barty (Head Gravity) e i due top 10 italiani Matteo Berrettini (head Extreme) e Jannik Sinner (Head Speed).
Vedere questi attrezzi dal look accattivante (la livrea è nero opaco e verde acqua) in pugno a Lorenzo Musetti e Coari Gauff in giro per il circuito ha fatto salire la voglia di scendere in campo e provarle di persona, anche perché il lavoro di ricerca annunciato da Head per questa nuova creatura è mirato unire tutte le caratteristiche ogni tennista agonista cerca: spinta, controllo, confort, facilità di gioco (intesa come ampio sweet spot, l’aria di impatto ottimale sul piatto corde).
Quelle “racchette che facili da usare sin dal primo approccio e capaci di rendere il tennis più facile, intuitivo” di cui si parlava in sede di presentazione.
Struttura e design
Le principali scelte degli ingegneri e designer di Kennelbac,h nel processo di ricerca e sviluppo di questo nuovo attrezzo, meritano di meritano di essere ricordate perché sono frutto di un lavoro lungo e molto ponderato.
La prima scelta è l’ampliamento della parte alta dell’ovale che assume così una forma più “a goccia” rispetto a tutte le altre Head. Un fattore che allarga quella zona di piatto corde dove il tennista di qualità impatta più frequentemente la palla. Una scelta che migliora la spinta ma amplia anche lo sweet spot, cioè la zona di impatto ottimale, rendendo più facile il gioco a tutti i livelli.
L’altro elemento su cui gli ingegneri hanno lavorato in modo evidente è la sezione del telaio nella zona del cuore: una sorta di mix progressivo tra la sezione poligonale, tipica della collezione Head Extreme (la racchetta di Matteo Berrettini) ma anche, sia pure con altre specifiche, della Babolat di Rafael Nadal, e il telaio boxed, a sezione squadrata che contraddistingue le classiche Head Prestige. Le due strutture sono tipiche delle racchette che spingono di più (la prima) e di quelle che controllano di più (la seconda). Qui il ‘poligono’ diventa progressivamente ‘rettangolo’, scendendo dal piatto corde verso l’impugnatura. Il risultato è un telaio da 22 mm di spessore (nel caso della Boom Pro che ha un piatto corde da 98 pollici quadrati) o 24 mm (la Boom MP, piatto da 100 pollici quadrati) che riesce a essere stabile e performante pur rimanendo piuttosto elastico (61 punti RA misurati sul nostro Diagnostic Center rispetto i 68 RA rilevati con la Babolat Pure Drive, esempio di riferimento di racchetta pensata per accontentare sia il professionista sia l’amatore ma decisamente più rigida).
Il terzo elemento caratteristico è un bilanciamento arretrato, neutro, che offre come presupposto la manovrabilità prima di andare a cercare la spinta. E se nel caso di Head Boom Pro il fatto che ( a telaio nudo) il punto di equilibrio sia a 31 centimetri dall’estremità del manico si giustifica più facilmente (come compensazione del peso di 315 grammi, considerevole nell’immaginario dei consumatori di tennis) i 31,5 cm della Boom MP, che pesa solo 295 grammi, sono una novità importante. Quasi tutti gli attrezzi concorrenti in quella fascia di peso sono bilanciati a 32 cm o più frequentemente 32,5 cm, proprio per riguadagnare spinta e pesantezza di palla.
Boom MP questa esigenza evidentemente non la sente. E, con questi dati di fabbrica, si propone anche come attrezzo facile da customizzare, aggiungendo eventualmente un po' di nastro piombato nella quantità e nella posizione che più ci possono essere congeniali.
Ma ora andiamo a misurare i nostri esemplari sulla macchina test, il nostro Diagnostic Center, e poi in campo a sentire l’attrezzo in queste due versioni, quelle che formano la spina dorsale della collezione, per capire anche quali finiranno per essere i loro target ideali.
Dal punto di vista dei dati di fabbrica la differenza tra Head Boom Pro e Head Boom MP, a parità di struttura e design, è prima di tutto la dimensione del piatto corde: quello della Pro (98 pollici quadrati) è più piccolo di quello delle MP (100 pollici quadrati).
Poi c’è lo spessore del telaio: Head Boom Pro è più sottile (22 mm costanti) di Head Boom MP (24 mm costanti). Fin quei nessuna sorpresa, sono le misure dichiarate, scritte sul bordo dell’ovale.
Il nostro LAB però riesce è “guardare dentro” e fa emergere subito un dato controintuitivo e interessante: la racchetta più sottile (Boom Pro) è più rigida. Fa segnare 65 punti RA contro i 61 di Boom MP.
Per rendere il confronto più significativo abbiamo chiesto a Marco Rossani, responsabile del team degli stringer agli Internazionali BNL d’Italia e alle Nitto ATP Finals di incordare in telai con la stessa corda e alla stessa tensione: Head Lynx Touch calibro 1,25 a 21/20 Kg.
Possiamo così andare a leggere con una certa curiosità la comparazione che il Diagnostic Center fa sulla base dei dati e dei suoi algoritmi.
Secondo la macchina Head Boom Pro è un attrezzo in cui la potenza (57 punti su 100) è nettamente superiore al controllo (41 punti su 100). La maneggevolezza risulta buona e niente più (66 punti su 100).
Nella Head Boom MP invece è il controllo a prevalere (51 punti su 100) rispetto alla spinta (48 punti su 100). La maneggevolezza in questo caso è molto buona: 76 punti su 100.
E’ ormai nostra abitudine non farci condizionare dai giudizi del Lab, quando scendiamo in campo. E in effetti, dai primi movimenti a vuoto, la differenza di maneggevolezza si sente ma non pregiudica il feeling con Boom Pro: Boom MP si sente leggerissima in mano (più di quello che realmente è) ma anche Boom Pro si maneggia con assoluta facilità.
Head Boom Pro spicca subito per la facilità con cui ci fa esprimere colpi profondi e pesanti, uniti a un feeling davvero godereccio. Impatto pastoso, ovattato, zero vibrazioni, ampia tolleranza agli impatti decentrati.
La soddisfazione è notevole sia per il giocatore moderno con gesti ampi e veloci, gran spinta e rotazione, sia per il tennista più classico ed esperto che predilige le giocate di piatto (o appena coperte) e i tagli sotto, specie il backspin di rovescio. E il controllo non viene mai meno.
Head Boom Pro è una racchetta che aiuta e non tradisce: il discorso vale anche sotto rete e nelle giocate sopra la testa, come nel servizio, agevolato dalla maggiore ampiezza dell’ovale nella parte più alta. Certo, per godersela bisogna avere una discreta tecnica di base e non farsi spaventare dal peso complessivo di un attrezzo che, con le corde, arriva a 330 grammi. Dice il saggio: gioca con la racchetta più pesante che riesci a gestire con naturalezza.
E qui si passa a Head Boom MP. Se le caratteristiche di Boom Pro si presentavano più esigenti ma ti facevano sentire l’attrezzo stabile, che una volta impostato si muoveva verso la palla come su un binario, con MP è la maneggevolezza che va al potere. La racchetta va veloce ed è più leggera in tutto, dal servizio alla risposta, dalla preparazione dei colpi da fondo alla gestione sotto rete. Certo non può avere la stessa consistenza della sorella se non si sfrutta la diversa possibilità che offre, cioè quella di anticipare il colpo, rubare tempo, sfruttare l’agilità.
Rispetto a Boom Pro, Boom MP sente un po’ di più nel piatto la consistenza del colpo avversario, specie se si tende istintivamente a difendersi. Offre invece facile risorsa a chi va a spingere in velocità, approfittando di un’inerzia comunque buona (il Lab l’aveva misurata in 361 Kg/cmq), si tratti anche in questo caso sia del servizio (bene anche nella più complessa rotazione in kick) che della risposta.
Inutile dire che sotto rete è una goduria: piatto grande, ampio nella zona più alta, bilanciamento neutro e la volée si fa da sola, come il recupero della testa della racchetta nello smash, quando si deve arpionare un pallonetto maligno.
Head Boom Pro e MP: a chi le consigliamo
Head Boom Pro e Boom MP offrono prestazioni interessanti e similari per due diversi livelli di gioco. Boom Pro richiede un po’ più di tecnica e di fisico ma produce anche, a parità di velocità di braccio, una palla più pesante e profonda. Dato che la spinta è generosa ma il controllo non ne risente (e l’impatto è pastoso) può dare grande soddisfazione sia al moderno agonista che picchia da fondo sia al tennista più classico, di mezza età, che manovra con il back di rovescio. Il livello di gioco? Dal 4.1 a Musetti, verrebbe da dire.
Boom MP amplia la platea (il giocatore di livello alto però aggiungerebbe un po' di nastro piombato) e si propone come soluzione ideale per l’atleta under che passa dal telaio junior a quello da adulto. Chi ha agilità, rapidità, aggressività le vedrà valorizzate al massimo. Chi invece di queste caratteristiche ha bisogno come un valore aggiunto, ecco: ha trovato la soluzione.
Head Boom Pro
Il Lab
(I dati si riferiscono a un telaio incordato con Head Lynx Touch calibro 1,25 alla tensione di 21-20 kg)
Head Boom MP
Il Lab
(I dati si riferiscono a un telaio incordato con Head Lynx Touch calibro 1,25 alla tensione di 21-20 kg)