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Sta per arrivare nei negozi la nuova versione della Head Extreme Pro, il telaio che accompagna Matteo Berrettini da quando era ragazzino. Ora l’azzurro è il principale testimonial di un attrezzo sviluppato per produrre grande potenza e rotazione insieme, senza perdere controllo. I dati di laboratorio e la prova sul campo
di Enzo Anderloni | 03 settembre 2022
Matteo Berrettini è ancora una volta protagonista agli Us Open e la sua racchetta, l’attrezzo di cui è da tempo testimonial, l’accompagna sul campo nella nuova versione 2023, che arriva nei negozi in questi giorni (nella versione di serie). Stiamo parlando della Head Extreme Pro, il telaio più potente della collezione, quello che, se sei in grado di gestirlo, tira più forte e imprime più spin alla palla.
Del resto questa racchetta, già nella sua primissima edizione, ha questa vocazione. Nasce nel 2007 dalle esigenze di Ivan Ljubicic, allora n.3 del mondo e testimonial n.1 di Head nel momento in cui Andre Agassi abbandonò le scene. E il croato aveva fatto una sola, chiara richiesta: voglio l’attrezzo che tira più forte di tutti.
Gli ingegneri di Kennelbach (cittadina austriaca dove ha sede il reparto ricerca e sviluppo dell’azienda) si diedero da fare e lavorarono per settimane e settimane sfornando a raffica esemplari sperimentali da sottoporre al giocatore, rivoluzionando la visione classica di Head che privilegiava da sempre le racchette di controllo e precisione (vedi la mitica Prestige). Alla fine Ljubicic fu soddisfatto e da lì nacque la gialla Extreme.
Oggi Ivan Ljubicic è il manager di Matteo Berrettini, ma questa è solo una coincidenza perché il “martello” azzurro ha scelto quella racchetta quando era ancora ragazzino e non conosceva Ljubo. Non l’ha mai voluta cambiare, seguendone l’evoluzione che è arrivata, 15 anni dopo, a identificare l’attrezzo come uno dei più potenti in casa Head ma soprattutto più votati alla produzione di spin.
D’altro canto è lo stesso stile di gioco di Matteo Berrettini che ce lo suggerisce: il suo diritto, insieme al servizio emblema del suo stile di gioco, è un concentrato eccezionale di potenza e rotazione. La palla che ne scaturisce è pesante e veloce ma, oltretutto, schizza via bassissima quanto tocca il campo, proprio perché è carichissima di spin. Una caratteristica che permette a Matteo di accelerare al massimo anche se deve colpire una palla bassa, più bassa dell’altezza della rete. La parabola generata dal suo top spin gli permette di superare il nastro e andare comunque a far danni nella metà campo avversaria.
Per ottenere tutto questo Head ha realizzato una racchetta dal piatto corde ampio (100 pollici quadrati, come la Babolat di Nadal o la Head Speed di Djokovic). Il peso a nudo è consistente (315 grammi) ma il bilanciamento è abbastanza arretrato (31,5 centimetri dall’estremità del manico). Il reticolo corde è a maglia larga (16x19, 16 verticali e 19 orizzontali). Lo spessore non eccessivo ma cospicuo (varia da 23 mm della testa ai 26 della zona mediana dell’ovale ai 21 del telaio sotto il cuore).
LE TECNOLOGIE
A livello tecnologico la novità più rilevante di questa nuova serie di Extreme, sviluppata per fornire il massimo rendimento in termini di spin, è l’utilizzo della struttura Auxetic, una forma di costruzione che ha la peculiarità, controintuitiva, di veder inspessire in trazione i materiali e assottigliarsi in compressione. Questa soluzione è stata utilizzata nel ponte della racchetta, alla base dell’ovale. Lo scopo è che ad ogni impatto, la reazione di questo elemento, sollecitato dalle corde verticali centrali, sia tale da aumentare la stabilità e migliorare il feeling.
La sezione del telaio (Speed Beam) è disegnata con molta attenzione all’aerodinamica, per aumentare velocità e potenza. I Sound Grommets, passacorde allargati, puntano a lasciare la massima possibilità di movimento alla corda, per sfruttarne l’elasticità e la spinta sempre nell’ottica di facilitare chi gioca nell’imprimere rotazione alla palla.
IL LAB
Per il test abbiamo incordato il nostro esemplare con un sintetico Head Lynx, un monofilamento in copoliestere di rigidità media, alla tensione di 21 Kg.
Il nostro Diagnostic Center ha rilevato una rigidità media del telaio (65 punti RA) e un’inerzia (valore che esprime l’attitudine alla spinta dell’attrezzo) di ben 332 Kgxcm2.
Non stupisce quando che, secondo gli algoritmi del Diagnostic, la dote di spicco della nuova Head Extreme Pro sia la potenza (57 punti su 100), superiore al controllo (40 punti su 100). La maneggevolezza è più che discreta ma non eccezionale (65 punti su 100).
IN CAMPO
Quando si impugna la racchetta, oltre al fascino cromatico della nuova livrea che combina il classico giallo “Extreme” a un inedito verde salvia (con grip coordinato dello stesso colore), si sente subito la consistenza. Non è una piuma ma un discreto “martello”, ben bilanciato.
C’è chi si spaventa un po’ di fronte a telai che superano i 300 grammi senza le corde, però se si considera che l’ideale per chi cerca la performance è utilizzare l’attrezzo più pesante che riesce a gestire con agio, queste Extreme Pro da 315 grammi ma bilanciata a 31,5 cm non è più impegnativa da muovere di una qualunque concorrente (anche all’interno delle collezioni Head che pesi 300 grammi ma con un bilanciamento a 32,5 cm.
All’impatto con la palla emergono due sensazioni su tutto: comfort (assenza di vibrazioni fastidiose) e stabilità. Se uno ha la potenza e la velocità di esecuzione di Berrettini può eseguire un gesto ampio e fare un buco per terra nell’altra metacampo. Gente più normale, agonisti da una buona quarta categoria (4.2/4.1) in su, con fisici normali, potranno godere del fatto che, appoggiandosi bene sul colpo avversario, anche senza troppo sbracciare, si ottiene profondità e una palla pesante.
Ecco, questa è la caratteristica che emerge man mano che si scambia da fondo, si prende dimestichezza e si provano le diverse rotazioni: i propri colpi hanno peso, l’avversario lo sente. Pesa la palla spinta aggredendo, con un po’ di top per controllare che non scappi via; pesa il rovescio in back, giocato con un taglio deciso, alla Berrettini. Resta basso e va via profondo, una rasoiata.
Comfort e controllo sono le sensazioni prevalenti anche sotto rete, dove la nuove Extreme Pro, come le versioni che l’hanno preceduta, si disimpegna alla grande, grazie soprattutto al bilanciamento neutro che la rendono stabile quando si è costretti alla volèe di pura opposizione dalle violenza del passante avversario.
Il servizio è anch’esso bello pesante e si gestisce in sicurezza sia in kick che slice. Qui ovviamente la differenza la fa la coordinazione, la statura e la forza di chi impugna, da “The hammer” Berrettini in giù. Però la racchetta aiuta.
IN CONCLUSIONE
La nuova Head Extreme Pro, anche nella versione di serie, è un attrezzo per giocare “alla Berrettini”. Cioè spingendo il servizio, e i successivi colpi da fondo, alla ricerca del varco giusto per chiudere direttamente il punto o per andare a finirlo a rete. E’ adatta anche al “serve&volley” o all’attacco in fase di risposta, il cosiddetto “chip&charge”: un bel back di rovescio, tagliato e profondo, sulla “seconda” dell’avversario e avanti, all’attacco, costringendolo a rischiare il passante.
Ovviamente gli esemplari in dotazione all’azzurro hanno personalizzazioni tutte sue. Però per il pubblico degli attaccanti umani, la Extreme Pro di serie è un punto di partenza solido, affidabile e non così “estremo” come la denominazione potrebbe suggerire.
Suggeriremmo tensioni non troppo elevate e corde non troppo rigide: Matteo usa un monofilamento (Signum Pro Firestorm, calibro 1,30) e una tensione media (23/24 kg). Rimanendo sui 21/22 kg, con un multifilamento di qualità, potrebbero essere in tanti a divertirsi, cimentandosi nel “Berrettini style”. In fondo che male c’è a sognare: l’immedesimazione nei propri idoli sul campo da tennis è uno dei piaceri della vita.
LA SCHEDA TECNICA
Head Extreme Pro
Il Lab
(I dati si riferiscono a un telaio incordato con Head Lynx alla tensione di 21 kg)