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Aveva fatto un certo scalpore la scoperta che un nuovo astro del tennis mondiale come Jannik Sinner si incordava le racchette da solo, per risparmiare. Ma lascia a bocca aperta scoprire con quale minuscolo e semplice strumento lo faccia, sul tavolino della sua cameretta, in soli 20 minuti cadauna. E Kafelnikov lo esalta sui social, Brad Gilbert apre un dibattito sul soprannome da dargli
di Enzo Anderloni | 13 febbraio 2020
Il primo Top 10 non si scorda mai. E probabilmente anche i primi quarti di finale in un Atp 500, anche se il domani sarà probabilmente segnato da ben altri traguardi.
Quando Jannik Sinner chiude il secondo tie-break della sua sfida di secondo turno a Rotterdam contro il belga David Goffin, n.10 del mondo, senti il sapore piacevole della conferma di tutto quello che si pensava. Non è solo la vittoria di una partita importante: c’è la percezione che il ragazzino di 18 anni e mezzo abbia comandato il gioco con uno dei più forti tennisti dell’ultimo decennio. E che sia solo l’inizio.
Non stupisce infatti che l'ex n. 1 del mondo Evgeny Kafelnikov si sbilanci su twitter scrivendo:"vedendo giocare Sinner oggi penso davvero che per la primo volta da 30 anni a questa parte avremo di nuovo un 19enne che finisce la stagione tra i primi 10".
E addirittura lanci la provocazione al guru Brad Gilbert, ex top 10, ex allenatore di Agassi, oggi influencer tennistico con 146.614 follower su twitter, per sapere se ha già pensato a un soprannome per Sinner, dopo "Sir Muzzard" per Andy Murray, "Di Vinci Code" per Roberta Vinci, "Vamos Rafa" per Nadal" o "Borna Identity" per Coric.
Al momento la scelta sembra sia caduta su "Sin City" per Jannik, anche se uno dei suoi follower americani ha definito il cognome Sinner, di per sè un nickname straordinario.
Pensare a tutti i dettagli di quelle lavorazioni quasi esoteriche che gli specialisti fanno negli stand dei grandi tornei, con macchine elettroniche ed ergonomiche; ai 50mila dollari l’anno che Federer e Djokovic spendono per il loro personal stringer e poi guardare Jannik mentre ti spiega come fissa il telaio, pinza il primo passaggio di corda e in 20 minuti si toglie il pensiero di una racchetta, fa un certo effetto.
Anche perché poi la performance che ne esce è quella che abbiamo visto a Rotterdam: il finalista del Masters di Londra 2017, spesso spedito a rincorrere la “boccia” da un angolo all’altro del campo.
Comunque, di fronte a un oggetto così strano, così diverso da quelli che siamo abituati a vedere nei negozi specializzati, non resta che provare ad approfondire, a capire. Perché la sua valenza questo strumento ‘sinneriano’ deve di certo averla, altrimenti dal suo violino Head (per meglio dire dalla sua Head Speed) non uscirebbe la musica che ci piace tanto.
L’idea è di un tennsita neozelandese, Rubin Statham, classe 1987, ancora in attività fino all’inizio del 2019 (fu battuto al primo torno del Challenger di Chennai dal nostro Andrea Pellegrino). Il suo best ranking risale al 2013, n.279 del mondo. Non un grande exploit, comunque Rubin può dire di averci provato davvero: ha anche rappresentato la Nuova Zelanda in Coppa Davis. Ha affrontato il circuito insieme al fratello gemello Mikal che ha giocato ancora qualche doppio fino alla scorsa estate ed arrivato al best ranking in singolare di n.381 nel 2009.
Nel loro girovagare per futures e Challenger sono arrivati a spendere, nel loro primo anno sul circuito, ben 17.000 dollari di incordature. Insostenibile.
Hanno deciso di comprarsi una macchina incordarice, che trasportavano in un borsone: pesava 45 libbre (20 chili e mezzo). A suo modo insostenibile anche quella.
Rubin ha deciso allora di consultarsi con un team di ingegneri statunitensi e coreani e dopo 5 anni di sviluppo e tre di test sul circuito Atp e Wta, è arrivato a mettere in commercio la sua Pro Stringer (ora modello Platinum) che si compra su internet, costa 890 dollari e sta in una borsetta da signora.
La Pro Stringer che si è comprato Sinner, e ha installato sul tavolino della sua cameretta, sta tutta in una specie di portascarpe appena più voluminoso. E’ alta 17 centimetri, larga e profonda 9 centimetri e pesa solo 4,4 libbre (2 chili).
Viene fornita con tutti gli accessori e sul sito si trovano non solo le spiegazioni di montaggio (a occhio molto semplice, meglio di una libreria dell’Ikea) ma anche quelle per incordare la racchetta.
E Jannik candidamente ci ha spiegato di non aver fatto altro che leggerle, quelle spiegazioni, e con il suo pragmatismo altoatesino metterle in pratica giorno dopo giorno.
Sempre quando non è in giro per il tour, non è a Rotterdam, a Milano o a Roma, dove il torneo gli offre un servizio dedicato. 20 minuti a racchetta guadagnati per pensare ad altro, magari per andare a riprovare il gesto del servizio (potenziato) o la distanza dalla palla sul diritto.
TUTTO SU SINNER: LA GUIDA COMPLETA
Piccoli dettagli, come i pezzettini di tessuto misterioso che piazza sotto le corde verticali centrali della sua Head (che incorda a una tensione altissima, 28 kg, con sintetico monofilamento Head Hawk Touch calibro 1,30) per ottenere effetti che siamo molto curiosi di scoprire. Ma questa è un’altra storia.