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Alla vigilia della sfida con Sinner il n.4 del mondo sembra aver ritrovato efficacia e voglia di giocare cambiando radicalmente tipo di corda e tensione tra il match perso malamente con Fritz e quello vinto alla grande con De Minaur
di Enzo Anderloni, da Torino | 14 novembre 2024
Un giorno pensi che il tuo tennis faccia schifo. Taylor Fritz, il n.5 del mondo, uno che pensavi di battere, ti mette ko. Spacchi la racchetta per la rabbia e vorresti andar via, subito in vacanza, anche se sei il n.4 del mondo alle Nitto ATP Finals (un grande torneo che hai anche già vinto una volta). Due giorni dopo sembri un altro. Sembri di nuovo tu. Uno che è stato n.1, che ha vinto uno Slam. Batti facile Alex De Minaur, n.9 del mondo, e ti torna pure la voglia di riprovarci a Torino. Ti aspetta una sfida da “dentro o fuori” contro Jannik Sinner, n.1 del mondo, il più forte del 2024. Senti che adesso ti va di giocare, comunque vada.
Il soggetto in questione si chiama Daniil Medvedev, è una delle teste più fini (e più calde) del circuito e per non smentirsi, per non deludere i fan che lo vogliono originale, nella giornata di pausa tra le due partite di cui sopra ha fatto una scelta folle per un top player: modificato in modo radicale il settaggio della sua racchetta. Ha cambiato completamente tipo di corde e tensione. E’ come se un pilota di Formula uno cambiasse le gomme durante una gara montando una marca e un modello diverso da quello con cui ha corso le prove e i precedenti Gran Premi. Di solito per cambiamenti del genere servono prove e prove. Settimane almeno.
Proviamo a scendere nel dettaglio, che sembra super tecnico ma non è complicato più di tanto. Sulla sua racchetta bianca, una Tecnifibre T-Fight, ha usato per gran parte della stagione un’incordatura in materiale sintetico (monofilamento in poliestere): per gli appassionati-praticanti il modello è il Tecnifibre Razor Soft, 20 euro di listino sul sito dell’azienda francese (anche meno nei negozi specializzati).
Lo specifichiamo come curiosità e anche per far capire che non si tratta di qualcosa di inaccessibile ed esoterico, di un materiale destinato solo dei più forti tennisti del mondo. E’ una corda che può essere utilizzata da qualunque giocatore agonista ed è alla portata di tutte le tasche esattamente come quella utilizzata da Jannik Sinner (Head Hawk Touch) che è prodotta con materiale analogo e sul sito aziendale Head costa anche lei 20 euro.
La scelta personalizzata di Medvedev finora era stata quella di far applicare a questo monofilamento, sul piatto corde da 98 pollici quadrati, una tensione di 22 chilogrammi. La tensione che ha usato domenica scorsa contro Taylor Fritz in una partita dalla quale è uscito fracassando l’attrezzo, incavolato nero, dicendo che non riusciva a spingere la palla e che sentiva di avere le armi spuntate contro avversari come lo stesso Fritz o Sinner o Alcaraz, in grado rispetto a lui di tirare forte anche quando la palla arrivava con poca spinta e poco peso. Sembrava intenzionato ad andarsene in vacanza, raggiugendo la moglie in dolce attesa, a “sciogliere” come dice il gergo dei tennisti di chi si rassegna e non vede l’ora di andare sotto la doccia.
Invece… Invece il sulfureo Daniil, come dice l’amico Rublev che lo conosce dal tempo dei tornei giovanili, non molla mai. E ha deciso un azzardo. Ha portato le racchette agli incordatori del torneo, il team Wilson guidato da Marco Rossani, e ha chiesto di rifare tutte le incordature in modo completamente diverso.
Al posto di un unico filamento sintetico ha richiesto la cosiddetta incordatura ibrida (quella usata da Djokovic, per fare un esempio): sintetico monofilamento in poliestere sulle verticali e budello naturale sulle orizzontali. Un mix totalmente diverso di potenza e controllo. E ha chiesto di aumentare la tensione di un chilogrammo (23 kg) sulle corde verticali e di addirittura due (24 kg) per quelle orizzontali. Per le verticali sintetiche ha anche chiesto un pre-stretch (pre-stiramento) del 10%, per limitare il naturale rapido calo di tensione di quel tipo di corde.
Un cambiamento clamoroso per un tennista di questo livello. Il piatto corde diventa molto più rigido. La palla si schiaccia molto di più sulle corde all’impatto. Esce meno veloce ma con più controllo. Esiste uno strumentino (si chiama ERT 300) che permette agli incordatori (ma anche ai giocatori o ai loro coach che se lo portano nel borsone) di verificane a fine montaggio la tensione dinamica del piatto corde, per controllare che le tre o cinque racchette preparate per il match siano perfettamente identiche. Ebbene il dato numerico delle racchette di Medvedev per la sfida con Fritz era 37 punti di tensione dinamica (il minimo sindacale è 26), quello degli attrezzi preparati per De Minaur, 41 punti.
Il paradosso è quindi che per riuscire a tirare più forte Medvedev sta provando a tarare il suo attrezzo in modo che… tiri più piano. Di suo. Ha scelto di provare a mettere lui più forza nel colpo e di chiedere alla racchetta di garantirgli un maggiore controllo.
In qualche modo è andato nella direzione di Sinner, che per la sua racchetta bianca e nera, una Head Speed MP (piatto corde da 100 pollici quadrati), chiede una tensione altissima, la più elevata tra gli otto protagonisti delle Nitto ATP Finals: 28 kg. La stessa tensione che applicava quando si incordava da solo le racchette (per risparmiare) con una macchina elettronica portatile ai tempi del circuito internazionale juniores e che, con una corda monofilamento in poliestere come la Head Hawk Touch prima citata, fa diventare il piatto duro come una tavola.
Jannik ha scelto sin da piccolo di chiedere soprattutto controllo al suo piatto corde, in virtù di una coordinazione nel gesto e di un timing sulla palla che pochi al mondo sanno esprimere: picchia fortissimo senza sforzo apparente. La catena cinetica che trasferisce la spinta, dall’appoggio dei suoi piedi sul terreno di gioco all’impatto della racchetta con la palla, è fluida come lo swing di un golfista. Lo schiocco è da pelle d’oca (altro che il “pof… pof…” dei campioni Anni Settanta…) ma il muscolo è sciolto, in decontrazione. Da quel piatto corde/tavola esce un missile fluido telecomandato.
Non accade lo stesso a Medvedev che ha una testa fina come quella dell’altoatesino, ma non la sua perfezione e fluidità nel gesto. E nemmeno l’esplosività e il tocco di Alcaraz. A caccia di soluzioni per continuare a rimanere agganciato ai vertici, in virtù di qualità tattiche e mentali da n.1, Medvedev prova a trovare in corsa un nuovo compromesso nelle prestazioni “lavorando sui materiali” come ha detto lui. E azzarda cambiando in corsa.
La scommessa è sembrata vincente contro De Minaur: le nuove sensazioni gli hanno fatto tornare voglia di giocare. Il confronto con Sinner sarà un nuovo crocevia: un’altra batosta come quella dell’esibizione di Riyadh (6-0 6-3 in poco più di un’ora) potrebbe farlo ripiombare nei dubbi che quest’anno lo hanno fatto rimanere un cliente pericoloso ma fermo a “zero tituli”.
E che alcuni dubbi comunque ronzino nella sua testa è confermato dalle richieste all’incordatore per le tre racchette di stamane, giorno della sfida (vedi l'immagine qui sopra). Due con le nuove corde e la tensione più alta (ma diverse tra loro) e una con la vecchia corda e una tensione ancora più bassa di quella del passato: 21 kg.
Che farà stasera, insisterà sulla nuova 'pazzia' o tornerà alle vecchie abitudini? L’ultima decisione arriverà probabimente dopo l’ultima rifinitura nella mezz’ora di riscaldamento, dalle 16.45 alle 17.15 sul campo centrale.
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