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Siamo andati a curiosare nel box tecnico dei giocatori protagonisti del più importante torneo di tennis under 21 del mondo. Con l’aiuto degli incordatori ufficiali del team Wilson abbiamo ricostruito il quadro delle scelte dei giovani emergenti più forti del pianeta, in termini di attrezzo, tipo di incordatura e tensione personalizzata
di Enzo Anderloni | 10 novembre 2022
Che racchette scelgono i migliori 8 Next Gen del mondo? E questi under 21 d’élite, come se la fanno incordare, con che tipo di corda e a che tensione? Per soddisfare questa curiosità e avvicinare i giovani astri alla quotidianità dell’agonista della porta accanto, il ‘quarta categoria’ sempre desideroso di conoscere qualche segreto tecnico che lo possa aiutare a migliorare la performance nel prossimo torneo (o rodeo), siamo andati a curiosare nel box degli incordatori ufficiali delle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals. Lì abbiamo trovato Marco Rossani e Paolo Aramini, gli esperti del team Wilson, all’opera sulle avveniristiche macchine ergonomiche Baiardo, dove ciascuna racchetta viene fissata e incordata nel tempo canonico di 20 minuti al massimo. Nel loro computer degli ‘stringer’ professionisti vengono registrate tutte le incordature effettuate per i giocatori, che di solito portano da 4 a 6 racchette per volta.
Per quanto riguarda le racchette, la prevalenza a Milano è per il marchio Head, che è comune a quattro giocatori su otto, con tre modelli diversi: Lorenzo Musetti utilizza una Head Boom (di cui è lui il principale testimonial), Dominic Stricker una Head Speed Pro (la stessa serie di Novak Djokovic e Jannik Sinner), Matteo Arnaldi e Francesco Passaro hanno scelto invece Head Radical (la collezione di Taylor Fritz). Due sono i testimonial Babolat: Brandon Nakashima utilizza il modello Pure Strike (come Dominic Thiem) mentre Chun-Hsin Tseng preferisce Pure Aero (da sempre il telaio di Rafael Nadal). Jack Draper gioca con la Dunlop FX 500 e Jiri Lehecka con Wilson Pro Staff Six One 95.
CORDE: LA TENDENZA È… IBRIDA
Per quanto concerne le corde c’è una tendenza chiara: l’ibrido. Che cosa significa? Significa che chiedono all’incordatore di usare due filamenti diversi per le verticali e le orizzontali, alla ricerca del feeling e delle prestazioni che ritengono ottimali per il lor gioco. Questo tipo di incordatura era nato anni fa dall’esigenza di risparmiare il consumo delle corde in budello, in grado di offrire grandi prestazioni ma delicate e costose. Qualcuno ha pensato di mantenerle sulle corde orizzontali che si consumano (e si rompono) molto meno, facendo montare sulle verticali del sintetico più durevole ed economico.
Nella sperimentazione si è però capito che il “mix” poteva portare dei vantaggi anche in termini di spinta, sensibilità, rotazioni creando una miscela che ogni giocatore, sperimentando anche diverse tensioni, poteva adattare il più possibile alle proprie caratteristiche di gioco. Così non si incorda più “ibrido” per risparmiare ma per ottenere quel feeling all’impatto con la palla che serve per sentire bene i colpi, ottenere la rotazione, la spinta, il controllo che servono per esprimere al meglio il proprio tennis.
Il capostipite di questa scelta sull’ibrido è stato Roger Federer, che ha fatto scuola con l’’ibrido reverse’ (budello naturale sulle verticali) non per risparmiare ma per avere la spinta e la sensibilità della corda naturale abbinata al controllo di quella sintetica sulle orizzontali.
TENSIONI MEDIE
Oggi l’ibrido è diventato una moda per palati fini. E la maggior parte dei giovani protagonisti delle Next Gen mescolano due corde sintetiche: lo fanno Musetti, Stricker e Tseng mentre Nakashima è l’unico che vuole l’ibrido classico, con il budello naturale sulle corde orizzontali.
Si gioca anche sui calibri, che oscillano a Milano tra 1,25 e 1,30 mm: la corda più sottile è più delicata ma più sensibile e crea meno fastidi al braccio in termini di shock da impatto e vibrazioni.
Infine le tensioni: l’elemento che determina più di ogni altro la rigidità del piatto e la facilità o meno della palla a uscire dalle corde. Per capirci: più è bassa, più la racchetta spinge, più è alta più è il giocatore che deve spingere (però ha un maggiore controllo).
Tra i qualificati per le Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals 2002 chi vuole il piatto più rigido è il ceco Jiri Lehecka, che per la sua Wilson dall’ovale piccolo (95 pollici quadrati) incordato con sintetico monofilamento Luxilon Alu Power chiede 27 Kg di tensione per le corde verticali, 25 Kg per le orizzontali. Come dire: la spinta ce la metto io, dalla racchetta voglio controllo.
Il polo opposto degli otto è Dominic Stricker, che chiede agli incordatori una strana combinazione di tensioni per il suo ibrido: corde verticali “molli” (Kg 19,5) e orizzontali discretamente tese (Kg 24). Una differenza molto marcata tra i due valori che si sente utilizzare raramente. Evidentemente ci trova una buona combinazione tra spinta e controllo per il suo tennis esplosivo.
Stricker resta comunque un’eccezione la maggioranza dei giocatori chiede tensioni più uniformi. Musetti (Kg 24), Draper (Kg 23,6) e Passaro (Kg 23), per esempio, fanno montare verticali e orizzontali tirate in modo uniforme. Nakashima, Tseng e Arnaldi, con un solo chilo di differenza in più sulle verticali, che sono più lunghe.
ATTENZIONE AI DETTAGLI
Una cosa hanno in comune tutti quanti: una grande attenzione all’attrezzatura e alla sua taratura. Lo si evince dalle espressioni con cui in campo reagiscono alle prime piccole perdite di tensione che possono far perdere il controllo del colpo. Dall’abitudine dei più esperti di cambiare al telaio ad ogni cambio palle. Dalla scelta di tempo con cui portano i loro fasci di racchette ad incordare: non troppo presto, non troppo tardi rispetto all’orario di inizio del match. Temono le perdite di tensione. Basti pensare che più di uno di loro chiede anche la pratica del pre-stretch: l’incordatore deve mettere leggermente in trazione la corda prima di montarla sul telaio, per ridurre al minimo il calo di tensione fisiologico del materiale di cui è fatto il filamento, ancor prima dell’ingresso in campo e dei primi colpi. Dettagli troppo estremi, pignolerie? Mica tanto quando tra vincere e perdere una partita la differenza sono quasi 30mila dollari come alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals.
Giocatori, racchette, corde e tensioni alle Intesa Sanpaolo Next Gen ATP Finals
Gruppo Rosso
Lorenzo Musetti (Ita)
Racchetta: Head Boom
Corda: ibrido: verticali sintetico Head Hawk Rough, orizzontali sintetico Head Lynx Tour
Calibro: 1,25 mm
Tensione verticali/orizzontali: 24 kg
Dominic Stricker (Sui)
Racchetta: Head Speed
Corda: ibrido: verticali sintetico Head Lynx tour, orizzontali sintetico Head Hawk 3
Calibro: 1,25 mm
Tensione verticali/orizzontali: kg 19,5/ 24
Jack Draper (Gbr)
Racchetta: Dunlop FX 500
Corda: sintetico Babolat RPM Blast
Calibro: 1,39 mm
Tensione verticali/orizzontali: kg 23,6/23,6
Chun-Hsin Tseng (Tpi)
Racchetta: Babolat Pure Aero
Corda: ibrido: verticali sintetico Babolat RPM Blast Rough, orizzontali sintetico Babolat RPM Blast 125
Calibro: 1,30/1,35 mm
Tensione verticali/orizzontali: 23 kg (10% pre-stretch)/22,2 Kg (10% pre-stretch)
Gruppo verde
Brandon Nakashima (Usa)
Racchetta: Babolat Pure Strike 16x19
Corda: ibrido: verticali sintetico Babolat RPM Blast 125, orizzontali budello naturale Babolat VS
Calibro: 1,25/1,30 mm
Tensione verticali/orizzontali: Kg 23,5/ 24,5 (5% pre-stretch)
Jiri Lehecka (Cze)
Racchetta: Wilson Pro Staff six one 95
Corda: sintetico Luxilon Alu Power
Calibro: 1,30 mm
Tensione verticali/orizzontali: 27/25 kg
Francesco Passaro (Ita)
Racchetta: Head Radical
Corda: sintetico Head Lynx Tour
Calibro: 1.25 mm
Tensione verticali/orizzontali: 23 kg
Matteo Arnaldi (Ita)
Racchetta: Head Radical
Corda: sintetico Head Hawk 3
Calibro: 1,30 mm
Tensione verticali/orizzontali: 22 /21 kg
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