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Mentre qualcun altro incasserà il trofeo di Miami che Sinner aveva conquistato nel 2024 abbiamo la conferma che l’assenza dai campi dell’azzurro non ha fatto del male solo a noi: i suoi diretti rivali, privi di riferimento, deludono a ripetizione. Devono avere un po’ di pazienza anche loro: tra un mesetto a Roma lo rivedremo in campo e l’energia tornerà a fluire
di Enzo Anderloni | 30 marzo 2025
Proprio questa settimana, in cui qualcun altro solleverà quel vaso da fiori in cristallo che è previsto per il vincitore di Miami (il vaso del 2024 ce l’ha Jannik in soggiorno), noi che viviamo in Sinnergia abbiamo la certezza di avere tre compagni di viaggio eccellenti. E che non ci aspettavamo. Tre che, come noi, evidentemente si alimentano dell’energia positiva che Sinner trasmette con la sua presenza e il suo modo di affrontare il mondo ogni giorno. Tre che come noi, in sua assenza in qualche modo soffrono, si sentono mancanti di qualcosa, un riferimento forte, qualcuno con cui condividere le quotidiane battaglie dentro il campo (loro) e fuori dal campo (noi).
Si tratta nientemeno che di Alexander Zverev, 27 anni di Amburgo; Carlos Alcaraz, 21 anni di El Palmar, e Daniil Medvedev, 29 anni di Mosca. I tre grandi rivali delle ultime due stagioni, i tre giocatori che nel 2024 hanno formato insieme a Sinner il quartetto dell’elite assoluta, una spanna sopra gli altri, con sporadiche incursioni nel gruppo di Taylor Fritz e dell’inossidabile Novak Djokovic. Ci basta riavvolgere il nastro del circuito mondiale fino alla vigilia delle Nitto ATP Finals di Torino, il grande evento che conclude la stagione con i migliori otto giocatori in campo. Con Sinner favorito, tutti pensavano che Zverev avrebbe potuto impensierirlo seriamente, giocarsela alla pari. E dietro di lui si guardava ad Alcaraz, nonostante i segnali di incostanza, e si prendeva con le molle Medvedev, uno che “non si batte mai da solo”.
Il trionfo, senza cedere un set, di Jannik a Torino li aveva caricati di tanti altri dubbi, insicurezze, senso di inadeguatezza. Nelle loro conferenze stampa non avevano fatto mistero della necessità di migliorare qualcosa nel loro bagaglio per poter colmare un gap nei confronti dell’azzurro che sentivano tangibili. La pausa di fine anno, la cosiddetta off season, sarebbe stata utile per lavorare su aspetti tecnici e fisici dove si sentivano inferiori: per Medvedev la capacità di accelerare forte con il diritto anche quelle palle che arrivavano con poco peso e non davano la possibilità di “appoggiarsi” per ottenere un colpo incisivo. Lo stesso Alcaraz sentiva di dover tirare ancora più forte: avrebbe affrontato la nuova stagione con la racchetta appesantita di 5 grammi.
E Zverev? Zverev si sentiva vicino a Sinner: il passo falso contro Taylor Fritz alla Inalpi Arena gli aveva impedito il confronto diretto. Era convinto che una buona preparazione invernale gli avrebbe permesso di giocarsela come minimo alla pari.
Con la ripartenza agli Open d’Australia ecco dunque Sascha pronto a candidarsi come grande rivale, per lo Slam e la classifica, la lotta per il primato. Come è andata a finire lo sappiamo: Jannik li ha respinti tutti di nuovo, con perdite. Specie Zverev, che alla vigilia della finale di Melbourne era convinto di farcela contro il rosso delle Dolomiti e alla fine si è sentito lontano chilometri dal livello del n.1.
La sospensione di Sinner dovuta al compromesso con la Wada sul caso Clostebol (quella che ci sta facendo fare una sorta di ramadan della Sinnergia, l’astinenza da Jannik) avrebbe dovuto creare l’occasione, lasciare libero lo spazio a chi aveva ambizioni di primato. Così tutti ci aspettavamo. E invece eccoli lì, tutti e tre a tradire la loro Sinnergia, la difficoltà di andare avanti senza Sinner. Chi non ci crede non ha che andare a ripercorrere i risultati dei tre a partire dalla settima del torneo di Doha, alla vigilia del quale Jannik si è dovuto fermare. In particolare Zverev e Alcaraz erano quelli sui quali si facevano i conti per capire se Sinner avrebbe potuto mantenere la prima posizione assoluta fino al 4 maggio, al suo rientro agli Internazionali BNL d’Italia. E invece? Un disastro. Senza il loro e nostro) centro di gravità permanente hanno infilato un flop dopo l’altro.
Partiamo da Sascha Zverev. Ha partecipato, da testa di serie n.1, ai tornei di Doha, Dubai, Indian Wells e Miami. Punti in palio complessivamente, vincendo le quattro prove nelle quali partiva favorito: 3.000. Risultato effettivo: un bottino di soli 260 punti, battuto dal n.86 del mondo, l’argentino Comesana, a Rio; dal giovane statunitense Tien ad Acapulco, dall’olandese Griekspoor a Indian Wells (2° turno) e dal francese Fils a Miami. Un rendimento neanche da Top 10, altro che da primo in classifica.
Carlos Alcaraz si è limitato alle prove di Doha e dei due Masters 1000 americani e non ha fatto molto meglio: battuto dal n.25, il ceco Lehecka a Doha, è arrivato alle semifinali di Indian Wells ma poi è andato sotto alla prima partita nello stadio del football di Miami contro un veterano di lusso come il belga Goffin, n.55. Poteva ambire a 2.500 punti, ne ha portati a casa solo 530.
Paradossalmente il migliore dei tre è stato Daniil Medvedev, quello che sembrava il più in crisi dopo le batoste di fine 2024. Con i quarti a Doha e Dubai e la semifinale di Indian Wells era rimasto a galla ma la sconfitta all’esordio di Miami (contro lo spagnolo Munar, n.56 ATP) lo vedrà uscire dalla quella Top 10 in cui era entrato il 5 agosto del 2019. E se di scivolare indietro gli era già successo (era uscito dai primi 10 per tre settimane all’inizio del 2023) non si può dimenticare che il moscovita ha oscillato tra n.1 e n.2 per quasi un anno mezzo, tra il 2021 e il 2022. Anche lui ora però, senza il riferimento di Sinner, sembra perso.
Ci sentiamo di rincuorarli, tutti e tre: abbiate ancora qualche settimana di pazienza. Tra poco più di un mese vi potete ritrovare tutti insieme a Jannik a Roma, per gli Internazionali BNL d’Italia. La Sinnergia tornerà a fluire potente e anche in voi (come in noi) tornerete a dare il meglio. Nel frattempo potete godervi i primi sorrisi di Sinner che, con l’arrivo della primavera, spuntano qua e là sui social, come le primule.
Qualcuno dice di averlo avvistato mentre girava per Monte-Carlo su una vecchia Vespa rossa (alla Nanni Moretti in Caro Diario); altri mentre andava verso la palestra in monopattino. A raccontarlo è Massimo Calindri di Repubblica, partito per il Principato monegasco alla ricerca di tracce sinneriane e tornato solo con segnali, suggestioni, segnalazioni di avvistamenti al Tennis di Cap d’Ail.
Poi le foto su Instagram, sorrisone rilassato e in divisa Nike candida, al Tennis Padel Soleil di Beausoleil, appena fuori Monte-Carlo, un circolo dove era impegnato in un servizio fotografico e ha incontrato alcuni professionisti del padel, impegnato in un torneo.
Vederlo tranquillo è piacevole ma la nostalgia, la voglia di tifare per lui sul campo sale mentre ammiriamo il tennis scintillante di un pienamente ritrovato Matteo Berrettini. Qualcuno, sempre su Instagram, lo disegna già imperatore di Roma.
Altri, con la giusta Sinnergia, immediatamente reagiscono: non mettetegli pressione. In realtà è una forma di autodifesa: siamo noi che viviamo in Sinnergia che avremo bisogno dei betabloccanti quando lui, bello tranquillo come sempre, comincerà a esplorare le righe dei campi del Foro Italico a caccia di quel titolo colorato d’azzurro che manca dal 1976.
Che ansia, che voglia di vederlo trionfare anche lì. E a Parigi, a Wimbledon…
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