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L'attrezzatura del campione

Così Rublev ora sfrutta la forza della… Gravity

A Monte-Carlo il russo si è presentato con la racchetta nuova nella grafica defintiva, quella adottata dopo mesi di esperimenti. Ecco perché alla fine Andrey ha scelto questo modello Head, lo stesso di Zverev. Ma con quali specifiche?

19 aprile 2021

Andrey Rublev

Andrey Rubliev con la Head Gravity Pro

Rublev, l’oggetto del mistero. Non tanto lui, le cui doti erano già chiare fin dai tempi della finale al Trofeo Bonfiglio di Milano nel 2014, ma la sua racchetta. Già, perché Andrey il Rosso ha passato mesi a giocare e farsi spazio nel tennis dei grandi con un telaio tutto nero. Senza grafiche, senza scritte, senza brand. Adesso no, è ufficiale: Rublev gioca con una Head Gravity Pro, la stessa racchetta di Alexander Zverev per intenderci.

A Monte-Carlo ha fatto bella mostra di sé, del suo dirittone e pure dell’estetica bi-color del nuovo attrezzo con cui ha martellato un principe del rosso come Rafael Nadal in una partita pressoché stellare. Erano praticamente due anni che Rublev utilizzava un telaio “misterioso”, poi un tweet: l’annuncio come avviene ormai sempre più sovente è arrivato dai social, dai profili ufficiali dell’azienda.

I ben informati sostengono che il motivo per cui si è protratto il mistero dell’attrezzo nero non sia da ricercarsi solamente nella firma della nuova partnership, quanto nella scadenza di quella precedente. Rublev ha giocato con racchette Wilson - le Six.One 95 per l’esattezza - fino alla metà del 2019. Poi l’arrivo della stagione americana che lo ha portato a lasciare la via vecchia per la nuova.

Agli Us Open dello stesso anno è cominciata l’epopea del telaio misterioso, tutto nero. Il telaio, o i telai. Perché sempre stando ai rumors provenienti dalle sale incordatori del circuito sembra che il russo abbia in realtà testato più soluzioni contemporaneamente, scelta poco ortodossa per chiunque conosca la maniacalità tipica dei tennisti nella ricerca di telai pressoché identici tra loro.

Lui invece ha provato addirittura a cambiare modello a match in corso, anche più d’uno. Ma alla fine la ricerca della felicità sotto forma di racchetta ha portato i suoi frutti, visto che al primo torneo in cui ha giocato col marchio “alla luce del sole”, proprio a Monte-Carlo, ha raggiunto la finale e ha battuto uno come Nadal in una sfida spettacolare e al cardiopalma.

Insomma, la pazienza dimostrata in questi mesi ha pagato dividendi importanti: l’ingresso tra i primi 10 al mondo, il maggior numero di match vinti fin qui nell’anno solare 2021, gli otto titoli ATP conquistati. Diciamocelo chiaramente: è un po’ di tempo che Rublev utilizza la Gravity Pro. Anche se non è tutt’ora semplice capire quali sono le specifiche tecniche adottate.

Nei blog specializzati statunitensi ci si azzarda a propendere per i 340 grammi di peso, e uno swing weight pari a 300. Il che sarebbe coerente con l’evoluzione delle proprie scelte e, per essere specifici, con le Wilson Six One 95 che utilizzava in precedenza.

Allo stesso tempo, però, è anche vero che la Gravity Pro è una racchetta un po’ più sottile (20 mm di profilo costante) e con un piatto corde più ampio (100 pollici quadrati).

Caratteristiche che a giudicare dai risultati e dalla crescita del russo degli ultimi mesi si sposano alla perfezione con le sue caratteristiche, esaltandone l’indole da picchiatore senza diventare troppo “complessa” da gestire anche nei momenti in cui invece di spingere a tutto braccio bisogna difendere e fare muro contro gli attacchi altrui.

Sta di fatto che la Head Gravity (qui tutte le caratterische e la scheda di laboratorio) si conferma - in compagnia di un’altra Wilson, la Clash - una delle “uscite” più impattanti avvenute sul mercato nel recentissimo passato. Grande giocabilità, sweet-spot molto ampio ma capacità di preservare controllo e precisione tramite rigidità relativamente bassa (63 RA) e pattern corde (18x20). Una racchetta estremamente performante.

Decisamente selettiva nella sua versione Pro, proprio quella che utilizzano proprio Rublev, Zverev e Ash Barty, ma allo stesso tempo nel suo complesso (in termini di famiglia…) non iper-proibitiva. Da Andrey al (quasi) comune mortale.

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