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Le storie

Internazionali d'Italia Story, gli anni Trenta: i primi campioni e l'arrivo a Roma

Inizia il nuovo viaggio su SuperTennis per scoprire la storia e i protagonisti di quelli che oggi conosciamo come Internazionali BNL d'Italia. Partiamo dagli anni Trenta, conosciamo i primi campioni delle edizioni di Milano. Tutto sul passaggio a Roma nel 1935

di | 28 aprile 2024

La storia degli Internazionali d’Italia è cominciata nel 1930 presso il Tennis Club Milano di via Arimondi, grazie al lavoro e alla passione del conte Alberto Bonacossa.

I PRIMI CAMPIONI
Già dalla prima edizione si inizia a scrivere la storia di prestigio del torneo. Trionfano nel torneo maschile William “Bill” Tilden, ormai trentasettenne ma con alle spalle un grandioso palmares che contava sette vittorie in Davis, sette a Forest Hills e 2 a Wimbledon; e tra le donne Lily de Alvarez, una delle figure più influenti per tutto lo sport femminile.

Tilden, dominatore della scena internazionale per oltre quindici anni, ha trionfato a 27 anni nel 1920 a Wimbledon. Nello stesso anno avvia un filotto di sei successi nei Campionati Internazionali degli Stati Uniti e in Davis.  Narcisista ed egocentrico, istrionico e snob all’eccesso si accapiglia con mezzo mondo ma con gli avversari si comporta da perfetto gentleman. Perfezionista maniacale si costruisce come giocatore completo a tutto campo sciorinando una tecnica iper-moderna che farà scuola e resisterà a lungo nel tempo, a partire dal suo servizio “cannonball”.

Lili de Alvarez conquista Roma prima di trionfare al Roland Garros in doppio misto proprio con Tilden, e un anno prima di sconvolgere Wimbledon e il mondo con l'antenata degli shorts, una gonna pantalone che Elsa Schiaparelli ha disegnato apposta per lei. Schiaparelli è praticamente Lady Gaga ottant'anni prima. Disegnava gioielli a forma di insetto, attaccava scarpe sui cappelli, abbonda di rosa shocking e nei decenni successivi si ispirerà per le sue collezioni a Cocteau e Dalì.

Col suo tennis moderno, agressivo e veloce la Señorita, come veniva chiamata, ha sempre inteso lo sport in senso contrario al professionismo. Battezzata nella basilica di San Giovanni in Laterano, cattolica ma non retrograda, si definirà alla fine degli anni '70 “più che femminista, convinta dell'incontro paritario fra uomo e donna nel matrimonio, favorevole al divorzio, ai metodi contraccettivi e all'aborto purché terapeutico”. Prima atleta spagnola alle Olimpiadi insieme a Rosa Torres nel 1924, a 36 anni lascia lo sport. Ha seguito per il Daily Mail la Guerra Civile del 1937-39 e la caduta della seconda Repubblica in Spagna.

VALERIO E SERTORIO, LE PRIME VITTORIE ITALIANE

In quella prima finale de Alvarez ha sconfitto in finale Lucia Valerio, con cui ha trionfato in doppio. Un anno dopo, nel 1931, Valerio ha firmato la prima vittoria italiana nella storia del torneo in singolare superando in finale la statunitense Andrus 26 62 60. 

Valerio ha trascorso tutta la vita sugli amatissimi campi del Tennis Club Milano. Tennista intelligente, paziente e tenace, ha vinto gli Assoluti ininterrottamente dal 1926 al 1935 in singolare, a cui ha aggiunto sei titoli di doppio misto e uno di doppio femminile. Ha giocato anche due quarti di finale a Wimbledon e altrettanti al Roland Garros.

A Roma, oltre al titolo del 1931, ha raggiunto la finale nel 1932, quando ha vinto il titolo in doppio misto con Pat Hughes, nel 1934 e nel 1935, nella prima edizione romana del torneo. Si è ritirata subito dopo quella sconfitta contro Hilde Sperling.

In singolare maschile, il primo italiano nell'albo d'oro è Emanuele Sertorio, campione nel 1933 in finale sul francese Andre-Martin Legeay, avversario allora più quotato di lui. Sfiora la doppietta nel doppio dove in coppia con Giovannino Palmieri è battuto in finale dagli stessi Lesueur e Martin Legeay in quattro set. Dilettante puro abbandona piuttosto presto l’attività agonistica per dedicarsi a tempo pieno all’industria di famiglia.

Nel 1934 Giovanni Palmieri, padre di Sergio che sarebbe diventato direttore del torneo nel 2003, ha vinto la prima finale tutta italiana battendo Giorgio de’ Stefani in tre set. Palmieri, per tutti Giovannino, vantava uno dei più efficaci rovesci di quella stagione. Sempre elegante, corretto e sportivo, sapeva come catturare la simpatia degli appassionati. Lo farà anche a Roma, nel 1935, quando si spingerà fino alla finale giocata da favorito, ma persa, contro lo statunitense Wilmer Hines. 

GLI INTERNAZIONALI DA MILANO A ROMA

Il 1935 segna la fine della prima fase del torneo e l'inizio di una nuova storia. Gli Internazionali d'Italia si spostano nel nuovo Foro Mussolini, come si chiamava allora quello che oggi conosciamo come Foro Italico. Al di là del nome, il Foro è la testimonianza più limpida e completa dell'architettura fascista, di stampo fortemente razionalista. L'ha disegnato Enzo Del Debbio, incaricato dal ministro Ricci, presidente dell’Opera Balilla, di realizzare una “Città dello sport” nella paludosa area della Farnesina. Sue le 18 statue di aitanti nudi maschili, che richiamano lo stile propagandistico del fascismo ed esaltano le forme degli atleti, che fanno da corona allo stadio Pietrangeli, simbolo del tennis in Italia.

Come accennato, lo statunitense Himes e la tedesca Sperling trionfano per primi agli Internazionali a Roma. Himes non è uno statunitense di fama, ma sfoggia un fisico poderoso e un tennis offensivo con cui sorprende de' Stefani in semifinale e piega Palmieri in finale, nel suo match della vita.

Hilde Krahwinkel, questo il nome da nubile della tedesca che ha acquisito anche la cittadinanza danese dopo il matrimonio con Svend Sperling), è stata già finalista a Wimbledon in singolare prima del trionfo a Roma contro Lucia Valerio. Considerata la numero 2 del mondo nel 1936, Sperling avrebbe poi conquistato tre Roland Garros consecutivi (sempre superando in finale e in due set la francese Simone Mathieu che vincerà poi il titolo nel ’38 e ’39). Un record condiviso solo con Helen Wills, Monica Seles e Justine Henin. 

Già dall'anno successivo, però, il CONI impone restrizioni come conseguenza delle sanzioni della Società delle Nazioni contro l'Italia a causa della campagna d'Etiopia. Gli Internazionali d'Italia si fermano, e non torneranno a illuminare il Foro prima della conclusione della Seconda Guerra Mondiale.

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