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Le storie

Internazionali BNL d'Italia Story, anni '60: Pietrangeli show a Torino, gli australiani conquistano Roma

Terza puntata della nostra storia degli Internazionali BNL d'Italia. Siamo agli anni 60. Al centro la vittoria di Pietrangeli nell'edizione di Torino per il centenario dell'Unità d'Italia e la grande stagione degli australiani mentre a Roma si accende la Dolce Vita

di | 04 maggio 2024

Nel maggio del 1961, in occasione del centenario dell'Unità d'Italia, si festeggia un’edizione straordinaria di quelli che allora si chiamavano Campionati Internazionali d'Italia di tennis. Il torneo infatti si sposta da Roma a Torino, capitale del primo Regno d’Italia. L'idea ha preso forma già nel 1958 e ha guadagnato concretezza nel Consiglio dei Ministri del 20 agosto 1960 che ha approvato i grandi festeggiamenti per il centenario. Come ha scritto Enzo Anderloni "sono coinvolte tante città italiane, grandi e piccole, ma il centro di tutto è Torino, simbolo del ‘miracolo economico’ italiano. Il Comitato Italia ‘61, il cui consiglio direttivo è presieduto dal ministro Giuseppe Pella e al cui interno hanno ruoli fondamentali l’allora sindaco di Torino Amedeo Peyron e il pioniere della cardiochirurgia Achille Mario Dogliotti, vara un progetto che prevede tre grandi mostre nel capoluogo piemontese: la Mostra Storica dell’Unità d’Italia, la Mostra delle Regioni Italiane e la Mostra Internazionale del Lavoro – Torino 1961 che passerà poi alla storia come Expo 1961 o Italia ’61, per la grandiosità delle iniziative". 

A Torino, promuovono l'aspetto sportivo dei festeggiamenti  Umberto Agnelli, già presidente della Juventus, e l'ex centravanti bianconero Felice Borel, detto “Farfallino”. Sono loro a dialogare con Giorgio De Stefani, allora presidente della Federazione Italiana Tennis, per l'organizzazione Campionati Internazionali d’Italia al Circolo Stampa Sporting. L'evento si rivela un successo: l’incasso finale supera i 9 milioni di lire. Indimenticabile la finale, la migliore possibile al tempo. La vince Nicola Pietrangeli in finale sull’australiano Rod Laver che solo un anno dopo avrebbe completato per la prima volta il Grande Slam. "Sulla terra rossa Nicola non è secondo a nessuno. A Torino poi si è presentato in forma quasi perfetta; logico che anche gli australiani non abbiano saputo resistere al suo ritmo" ha scritto Giorgio Bellani su La Stampa dopo la finale. QUI L'INTERVISTA A PIETRANGELI CHE RICORDA QUELLA FINALE

Il campo centrale del Circolo della Stampa per gli Internazionali 1961

LAVER E I GRANDI AUSTRALIANI

Nel 1962 Laver avrebbe trionfato a Roma inaugurando la grande stagione degli australiani al Foro Italico. "Rocket", questo il suo soprannome che si è guadagnato per la velocità fulminea negli spostamenti, ha il colpo d'occhio dei campioni e un tennis mancino a cui è impossibile resistere.

Unico uomo capace di vincere due volte tutti i quattro Slam in calendario nella stessa stagione, deve tutto a Charles Hollis, amico di famiglia e maestro di tennis. Hollis lavora sul carattere e sul rovescio di Laver, che diventa il migliore del mondo. Gli suggerisce anche di stringere in continuazione una pallina da tennis per potenziare il polso. Anni dopo, ricorda Luca Marianantoni nel suo libro "150 volte Slam" glielo hanno misurato: era esattamente come quello del campione di pugilato Rocky Marciano. Minuto quanto irresistibile, Laver trionfa a Roma nel 1962 su Roy Emerson. A fine stagione diventa professionista, e tornerà al Foro solo nel 1971, nella terza edizione Open, e la vincerà da assoluto dominatore.

E' australiano di nascita anche il primo giocatore capace di tre trionfi agli Internazionali in singolare maschile. Si chiama Martin Mulligan, arriva dal Nuovo Galles del Sud ma grazie a una nonna veneta ha giocato per l'Italia in Coppa Davis. Australiano atipico, particolarmente a suo agio sulla terra battuta, trionfa a Roma per la prima volta nel 1963 senza essere testa di serie. Due anni dopo si regala il bis sullo spagnolo Manolo Santana, sfiancato da Nicola Pietrangeli in un'interminabile semifinale, riedizione delle finali del Roland Garros del 1961 e 1964. Infine nel 1967 il terzo successo su Roche, campione a Roma nel 1966, l'anno del suo unico Slam in singolare, il Roland Garros, e futuro coach di Ivan Lendl e Roger Federer.

Fisico poderoso, per questo chiamato "Roccia", era figlio di un macellaio e allenatore dilettante di rugby a 13 e a 25 anni guadagnava più del primo ministro australiano. Nato a Wagga Wagga, che si legge Uòga Uòga ed è conosciuta come Sport City perché ci sono nati campioni di tante discipline diverse, è uno dei tanti allievi di Harry Hopman, l'allenatore-mentore capace di forgiare la generazione d'oro del tennis australiano. Ne fa parte anche John Newcombe, che diventerà il suo storico compagno di doppio: insieme vinceranno 12 Slam.

I TRE TRIONFI DI MARGARET COURT

Nella storia dei grandi trionfi australiani nella Roma della Dolce Vita un posto di primo piano spetta di diritto ai nove trionfi tra singolo, doppio e misto di Margaret Smith allora, poi più nota con il cognome del marito Barry Court, la campionessa più vincente di sempre negli Slam. Trionfa per la prima volta a Torino nel misto con Roy Emerson, poi domina per tre anni l'albo d'oro di singolare (e ci mette dentro anche due doppi e un misto). Dopo la prima maternità torna nel ’68, fallisce il poker nel singolare ma vince i doppi, il femminile con Lesley Turner e con Marty Riessen l'ultima edizione di doppio misto.

Il 1968 è anche l'ultima edizione aperta ai soli dilettanti, e in singolare femminile emerge per il secondo anno consecutivo Lesley Turner, nove volte campionessa Slam nelle varie specialità.

Margaret Court in azione: vanta 24 titoli Slam in singolare e 64 complessivi

LA PRIMA EDIZIONE OPEN

A Roma la prima edizione Open si disputa un anno dopo il primo torneo aperto a dilettanti e professionisti, i British Hard Court Championships al West Hants Club di Bournemouth, iniziati il 22 aprile 1968. Quasi un anno esatto più in là, il 27 aprile 1969, John Newcombe e Julie Heldman vincono la prima edizione Open degli Internazionali. Senza precedenti il successo di pubblico: 25 milioni di lire l'incasso totale, una cifra mai raggiunta prima.

Nella finale maschile Newcombe batte Roche ed è curioso l'aneddoto riportato sulla Stampa all'epoca da Bellani. Ad assistere alla finale, ha scritto, c'era anche Barnard, il medico che aveva realizzato il primo trapianto di cuore nella storia della medicina. "Saputo che Roche è cardiopatico ha dichiarato che, stando così le cose, i trapianti di cuore saranno inutili. Basterà che i cardiopatici si dedichino al tennis per guarire perfettamente". Chi conosce oggi gli studi che identificano il tennis come lo sport che più tutti allunga la vita non si stupirà. Nel torneo femminile, quella prima storica edizione aperta a tutti si è conclusa invece con il successo di Julie Heldman, figlia della fondatrice della direttrice World Tennis Magazine, Gladys, a cui si deve la nascita del primo circuito professionistico femminile. Senza Gladys Heldman, che pure soffriva di un disturbo bipolare, la WTA non esisterebbe. Julie è una giocatrice brillante, di buone qualità sia sull'erba sia sulla terra. A Roma quell'anno piega 6-1 al terzo set Lesley Turner e Ann Haydon Jones, e in finale sconfigge in due set l’australiana Kerry Melville. 


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