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Le storie

Lungo la Senna/1: Paris, je t’aime

Si avvicinano le Olimpiadi che SuperTennis vi racconterà anche attraverso una nuova rubrica quotidiana "in punta di penna" per conoscere storie, curiosità, personaggi e sorprese dei Giochi.

di | 24 luglio 2024

Facciamo un giro per distrarci, l'avenue du Général-Leclerc (un eroe della Seconda guerra mondiale, guidava blindati, non bolidi da Formula 1) è l’asse che storicamente collegava Parigi a Versailles. Muore, dolcemente, nella Senna (perché qui, qualunque cosa abbia a che fare con il fiume, ispira quell’elegante leggerezza tipica dei francesi). Il suo corrispettivo, sottoterra, è la linea 9 del metro, che collega questa periferia “ouest” al Trocadero, e più su alla gare Saint Lazare.

In realtà, non siamo nemmeno a Parigi. Nella blindatissima (ci torneremo) Parigi, (quasi) pronta ad un’edizione dei Giochi olimpici che si annuncia clamorosa fin dalla sua apertura, per la prima volta fuori da uno stadio, per la prima volta lungo il fiume. Affiorano alla mente due pensieri, una citazione (il Verdone comiziante che inneggiava ad una asfaltatura del Tevere, “così a Roma, finalmente, se score…”) e un ricordo, che fa male, ancora oggi: l’allora sindaco capitolino Ignazio Marino e il suo assessore all’Urbanistica, professor Giovanni Caudo, che progettavano un’edizione romana dei Giochi lungo il… Tevere, appunto, da nord a sud. Ma è un’altra storia ed è inutile rivangare.

Dicevamo, piuttosto, della periferia “ouest”: non siamo nemmeno a Parigi, siamo a Boulogne-Billancourt, comune a sé, ma della capitale francese è propaggine lungo e verso il fiume, nella parte in cui lo splendore dei musei, dei palais, degli obelischi ha lasciato il posto all’elegante leggerezza (eccola) di ristorantini, barche da diporto, aperitivi sull’acqua, rilassatezza da weekend.

Peccato che i parigini – non tutti, molti – abbiano approfittato dell’incombente (per costoro, asfissiante) Olimpiade per anticipare le vacanze nelle case al mare/campagna/montagna. Ci ha detto un tassista libanese (qui, come in tante metropoli occidentali, i driver sono perlopiù immigrati) che a luglio solitamente scappano i parigini ricchi, ma quest’anno è scappato qualcuno anche tra i meno ricchi.

Ricorda una certa tendenza estiva dei milanesi (tutti verso la Liguria, dove infatti non sono particolarmente amati), ma lasciamo perdere. Per un romano, è incomprensibile. Ma anche qui, andiamo avanti. 

Carlos Alcaraz si allena al Roland Garros in vista dell'Olimpiade (Getty Images)

Dicevamo di Boulogne-Billancourt, propaggine parigina che muove dai confini meridionali del Bois de Boulogne, il polmone verde della città, enorme ma tutto sommato, che nessuno si offenda, niente di che, almeno per chi è abituato a fare la pausa pranzo (che è già un privilegio di questi tempi) a Villa Borghese (o Ada o Sciarra o Balestra, ulteriore privilegio) e il picnic a Villa Pamphili (encore pardon). Perché siamo qui? A distanza siderale (Parigi è enorme, le distanze ricordano quelle di Roma, i collegamenti sono un tantino più snelli) dal Villaggio olimpico?

Ma perché siamo ad un tiro di schioppo dal complesso invidiabile (per noi romani che fantastichiamo del quinto Slam…) del Roland Garros, dove – è arcinoto ma è bello ogni volta ricordarlo – la vittoria appartiene ai più tenaci (disse l’aviere, ma qualche anno prima lo aveva detto Napoleone, sai com’è). Ai più tenaci, e ai più generosi, se diamo retta all’insegna di un ristorante italiano su avenue du Général-Leclerc (rieccoci): Papilla, si chiama, e il catenaccio (questa è per cultori del giornalismo come si fa(ceva) recita: cuisine italienne generouse. Fantastica, anche se – onestamente – non invoglia particolarmente a entrare. Ma tant’è.  

Olimpiadi, i campioni si preparano al Roland Garros

A questi nostri ragazzi si chiedono tenacia, come al solito su ogni superficie e ogni qualvolta scendono in campo, e generosità. Un pizzico in più. Quella che abbiamo visto dallo sciagurato (in quell’occasione) Arnaldi a Malaga, tanto per citare un caso illustre e memorabile (Matteo, ancora oggi ce lo chiediamo: come hai fatto poi a battere Popyrin?). Quel che ci vuole per impegnarsi in un torneo prestigiosissimo, ma – come ricorda a piè sospinto qualcuno – che non mette punti Atp o Wta in palio.

I nostri sembrano tutti bendisposti, e sereni. Ognuno trascorre queste ore liete a suo modo, come sa: Jasmine, per dire, è il solito fiume (eccolo che torna) di risate, battute e un continuo darsi di gomito con Saretta che è una spalla perfetta. Filippo, invece, avverte un pizzico la tensione, as usual.

Saluta sempre con il giusto riserbo e l’adeguato rispetto Julio Velasco, professione mito. Perché i nostri ragazzi condividono l’albergo (con annessa sala da pranzo) con le eroine (speriamo) della pallavolo, e chissà che in questi spazi non si metta in moto quella libera circolazione di talento che tanto ci (e gli) farebbe comodo, anche per alleggerire quella pressione che, inevitabilmente, respira sul collo dei tenaci, e in quanto tali – diceva l’aviere – più che probabili vincitori. Perché poi se un(a) tennista italiano(a) vince l’oro olimpico ce lo ricorderemo tutti, per sempre. Anche se quel dolorino al cuore fa fatica a scemare, vero Jannik?

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