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“Il mio paese non mi manca per niente, sono contenta di poter girare il mondo con il gruppo dell’ITF”. A Milano ha sorpreso tutti ed è arrivata a un passo dal trionfo. Viene da uno dei paesi più poveri del mondo
di Dario Castaldo | 27 maggio 2019
“In tutta la capitale c’è un unico club di tennis - racconta -. Ho cominciato a giocare a otto anni perché lì mio padre Stanislas ci lavorava come maestro e anche mio fratello Hassan (Ndayishimiye, ex numero 23 ITF e 780 ATP, ora fermo ai box) aveva già mosso i primi passi in questo mondo, diventando il primo junior burundiano a disputare uno Slam. Mia madre invece faceva e fa tutt'ora la casalinga. Per un po’ giochicchiai con la racchetta di papà, ma l’attrezzo era enorme e mi faceva venire dolori lancinanti al braccio. Poi visto che in Burundi non ci sono negozi specializzati dopo un paio di mesi c’ha pensato la federazione a fornire al club una racchetta per me”. Come non bastasse, Sada Nahimana è venuta al mondo a metà 2001, quando lo scontro tra hutu e tutsi era finito da un pezzo nel vicino Ruanda, ma continuava a mietere vittime in Burundi.
Così, mentre la comunità internazionale dava una mano ai vicini territoriali e Kigali rialzava la testa fino a diventare il gioiellino che è oggi, Bujumbura toccava il fondo e poi continuava a scavare. Per ritagliarsi un posto al sole, Sada ebbe bisogno di un aiuto esterno.