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Mai come quest’anno a Parigi si fondono novità e storia, tra luoghi simbolo dello Slam francese e ‘prime visioni’ strutturali. Il Chatrier è stato rimesso a nuovo ed è nato il campo-serra circondato dalle piante di tutto il mondo intitolato a Simonne Mathieu. Andiamo a visitarlo
di Marco Mazzoni | 01 giugno 2019
Guarda le più belle foto nel nuovo stadio Simonne Mathieu
Uno dei privilegi del frequentare il tour Pro è il piacere della scoperta. Non solo ammirare dal vivo i gesti dei campioni della racchetta, ma anche immergersi nelle bellezze di Roma, Parigi, Londra e via dicendo. Tornei straordinari, ricchissimi di storia e fascino, inseriti in città e contesti altrettanto unici. La possibilità di unire, anno dopo anno, l'amore per il tennis e la curiosità di scoprire luoghi, colori e sapori diversi rende l'esperienza qualcosa di straordinario. Ogni volta che si arriva al Foro Italico o in altri eventi inizia un vero viaggio, si passeggia tra gli stadi, i campi da gioco, le aree verdi, gli shop e gli spazi comuni, rivivendo i propri ricordi e ammirando le novità necessarie a tenere in vita i tornei. Sul tour non è concesso star fermi: tutto è migliorabile, sempre in movimento, con l'obiettivo di crescere e dare a giocatori e pubblico il miglior servizio e spettacolo possibile.
Sono i lavori più importanti eseguiti nello stadio dal 1928, grande la curiosità nell'entrare ed osservare le molte novità. Mentre si aspetta l'ascensore per arrivare all'area media (piano 3), la mente corre inesorabile al ricordo della vecchia tribuna stampa, una delle più belle e comode dell'intera stagione tennistica. Posta sul lato lungo del campo, in penombra poiché sovrastata dalla tribuna superiore, rendeva l'atmosfera realmente magica. Nelle belle giornate di sole le figure agili degli atleti uscivano dalla penombra come le star al teatro, a danzare leggere tra righe e terra rossa.
Giunti al terzo piano, dal corridoio esterno - totalmente a vetri, astenersi se sofferenti di vertigini! - si gode di una vista notevole sul viale centrale. L'ingresso nello stadio è impressionante, la vista è impagabile, più in alto rispetto al passato (per i media). Colpisce la struttura nuova in alto, un anello collegato su tre lati, con le lastre di cemento ancora piuttosto fresco in attesa delle ultime strutture necessarie al tetto retrattile.
Nell'aria circola ancora il profumo acre “da cantiere”, e l'occhio si sofferma spontaneamente sulle nervature grigiastre dello scheletro ancora incompiuto, che conferiscono al tutto un che di vissuto e modernissimo, quasi a voler imitare le tendenze della nuova architettura civile che suggerisce di esternare la struttura della casa, per conferire carattere e una sorta di tela grezza da colorare con arredamento di carattere.
È affascinante questo contrasto, uno stadio grezzo e non finito animato dal pubblico variopinto e dal mutevole cielo parigino, con giochi di luce continui che infiammano i colori della struttura. Molto francesi (e comodi) i nuovi sedili pieghevoli, in pregiato legno di castagno chiaro, a cancellare i vecchi verdi di plastica, un po' rigidi dopo parecchie ore di tennis...
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