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L’Italia è l’unico paese al mondo a possedere le antenate delle attuali palline da tennis, utilizzate nel 1600. Ve ne sono ben diciotto esemplari, sparse fra Urbino, Mantova e Jesi. Le ultime sono state trovare nel 2006. Alle “balette” è stato dedicato l’ultimo quaderno dell’Associazione Collezionisti Tennis.
di Franco Alciati - Presidente di Associazione Collezionisti Tennis | 08 gennaio 2020
Forse non tutti sanno che il nostro Paese è l’unico al mondo a possedere le mitiche ‘balette’ del XVI secolo. Le balette sono le antenate delle attuali palline da tennis e venivano utilizzate per l’italianissimo gioco della ‘Racchetta’ o ‘Pallacorda’, praticato anche nella vicina Francia con il nome di “Jeu de paume”.
E proprio a proposito delle 'balette', lo scorso 28 ottobre presso la Basilica Palatina Santa Barbara di Mantova è stato presentato con il patrocinio del locale Touring Club Italiano il nuovo quaderno della Associazione Collezionisti Tennis il cui titolo è: “Dalle ‘balette’... alle Pirelli. La storia delle palline da tennis italiane”.
Si tratta di palle, indispensabili per il gioco e ben descritte dall’abate Antonio Scaino da Salò nel suo trattato ‘bibbia’ sui Giochi della Palla del 1555, e anche ben raffigurate qualche anno dopo nelle incisioni all’acquaforte dall’artista bolognese Giuseppe Maria Mitelli. Queste ‘balette’ hanno un diametro che varia tra i quattro e i sei centimetri, sono in pelle o cuoio, imbottite di lana ma anche di peli animali e di capelli femminili e cucite con filo dello stesso materiale.
In Italia ne esistono ben diciotto esemplari: tre sono conservati a Urbino, di cui due al Palazzo Ducale e una di proprietà di un collezionista privato; sei a Mantova, tre a Palazzo Te e tre alla Basilica Palatina di Santa Barbara; nove a Jesi, al Palazzo Pianetti, attuale sede della Pinacoteca Civica.
Ecco perché la nuova pubblicazione è stata presentata in una chiesa. Nel 2006 in seguito ai lavori di restauro della Basilica di Mantova sono emerse, murate in una nicchia, le tre ‘balette’ assieme a un nocciolo di pesca, probabilmente anch’esso utilizzato a suo tempo per qualche gioco. Tra l’altro le ‘balette’ di Santa Barbara sono - tra tutte - le meglio conservate e una in particolare presenta persino delle gradevoli decorazioni floreali.