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Gianni Clerici ha raccontato la sua amicizia con Giorgio Bassani in un'intervista per Nazione, Giorno e Resto del Carlino. "A Ferrara mi disse che il campo da tennis del romanzo non l'aveva mai visto, se l'era immaginato"
14 gennaio 2020
E' una storia fuori dal tempo, protetta e riparata dalla Storia che intanto sta trasformando l'Italia fuori da quel giardino. L'eco della guerra non arriva, ma finisce per incorniciare la gioventù di quegli anni universitari.
Bassani, non soddisfatto della versione cinematografica diretta da Vittorio de Sica, che pure ha invece contribuito al successo del romanzo, ha trasmesso nel racconto la sua passione sportiva. Suo padre è stato infatti presidente della squadra di calcio di Ferrara, la Spal tra il 1921 e il 1924: anni in cui ha sfiorato la finale per lo scudetto nel 1922.
La sua seconda casa era il Club Tennistico Marfisa d’Este, anche questo fondato dal padre, in cui si organizzava un campionato Sociale che ha visto alternarsi nell'albo d'oro, dal 1933 al 1937, lo stesso Bassani e Michelangelo Antonioni. Il regista userà proprio il tennis come potente metafora nella scena finale di uno dei suoi film più celebri, Blow up. Due mimi ne inscenano una "finta", senza racchette o palline, su un campo vero in un vero parco. Il protagonista del film, un fotografo, si ferma a guardarla e comincia a vedere anche le racchette e le palline. Tra essere e non essere, la realtà più forte è quella che esiste nella nostra mente.
Questa forma di protezione, in modi diversi, si avverte anche nel Giardino dei Finzi Contini. Il tennis dei gesti bianchi, con quella sua apparenza un po' retrò, costituiva uno strumento narrativo potente per rappresentare il contrasto tra il presente fuori e dentro il giardino, fra la tragedia imminente e l'illusione che niente possa cambiare. Bassani lo conosce, quel mondo, racconta Gianni Clerici, la cui amicizia con lo scrittore è stata rinforzata proprio dalla passione comune per il tennis. I primi tempi, racconta, "[ci incontravamo] al Foro Italico, lui era in tribuna stampa a seguire gli Internazionali e io, dopo avere partecipato a sei edizioni del torneo, ne ero diventato un cronista. Poi cominciammo a incontrarci anche fuori".
Il Bassani tennista, aggiunge, "Aveva una classifica di terza categoria universitaria ai tempi, aveva un gioco geometrico, sapeva dove mettere la palla". Hanno anche giocato insieme, una volta, a Firenze. "Lui mi ha fatto conoscere Manlio Cancogni. Abbiamo giocato una partita e ricordo che Cancogni faceva il tifo per Giorgio".
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