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Perché non approfittare di questo momento di stop dell’attività sportiva per goderci alcuni testi fondamentali per chi ama la racchetta e il suo mondo? Da quali cominciare? Ecco le nostre proposte
di Enzo Anderloni | 11 marzo 2020
In questi giorni molto particolari ci ha colpito il bel messaggio del preside del liceo scientifico Volta di Milano, Alessandro Squillace, che la scorsa settimana invitava gli studenti a usare il pensiero razionale per preservare la propria umanità e ad approfittare del momento di pausa dalle lezioni e stop delle attività per godere del tempo libero facendo passeggiate, leggendo un libro.
Ora la situazione si è evoluta e ci richiede di stare in casa. Se non possiamo puntare sulle passeggiate, possiamo sempre contare sui libri. Per i quali si fa spesso fatica a trovare il tempo e il momento giusto.
Ora l’occasione c’è. Imperdibile. Può farci uscire più ricchi da una situazione che ci fa sentire impoveriti, privati dalle nostre abitudini. C’è tanto grande tennis da leggere oltre che da giocare. Perché non provare a dedicargli un po’ di spazio nelle nostre giornate? Se non sapete da dove cominciare, potete provare scegliendo a vostro gusto qui sotto tra biografie o testi storici, strategie di gioco e spaccati di vita. Non ve ne pentirete.
Ready? Play
di Andre Agassi - ed.Einaudi 2015
Di che cosa parla: vita, morte e miracoli di Andre Kirk Agassi, da quando il papà Mike gli appendeva una palla da tennis sopra il seggiolone a quando si ritrova distrutto sul lettino dello spogliatoio di Flushing Meadows con a fianco Marcos Baghdatis, attraverso i timori per la perdita dei capelli e gli amori per le dive Brooke Shields e Barbara Streisand.
Fino alla donna della vita, anche lei leggenda della racchetta, Steffi Graf. Il tutto viaggiando sempre sulle spalle del gigantesco preparatore fisico Gil Reyes, che lo ha allenato e accompagnato sulle strade della vita, Un po’ amico, un po’ secondo padre.
Perché va letto: perché la storia di vita e di tennis è fantastica e lo scrittore che ha prestato la penna ad Agassi, J.R. Moheringer, è un fenomeno assoluto, vincitore di premi Pulitzer.
Non a caso il libro è alla 37esima ristampa in Italia e ha venduto 371mila copie. Una vita da tennista che è un grande romanzo
di Gianni Clerici - Ed. Mondadori Electa (edizione originale 1974, innumerevoli riedizioni)
Di che cosa parla: è il testo più famoso sulla storia del tennis. Lo ha scritto il giornalista-scrittore simbolo della qualità letteraria tennistica in Italia e nel mondo visto che nel 2006 è stato inserito nella Hall of Fame di Newport, unico italiano insieme a Nicola Pietrangeli, il più forte giocatore azzurro di sempre.
Il libro è stato tradotto in 7 lingue. Parte dal Trattato sul Giuoco della Palla di Scaino da Salò del 1555 e arriva ai giorni nostri. Grandi storie e grandi immagini, di ieri e di oggi.
Perché va letto: perché è la Bibbia del tennis, il libro che serve per rispondere a tutte le domande. Si possono saltare i capitoli che al primo impatto sembrano più lontani dai propri interessi e poi, fatalmente, si tornerà a consultarli se si vuole capire il fascino e senso profondo di questo sport. E del suo mondo, dei suoi grandi protagonisti
di Gianni Clerici - Ed. Baldini e Castoldi 2018 (prima edizione 1995)
Di che cosa parla: scrive Oreste del Buono nel risvolto di copertina: “Tre romanzi, Londra 1960, Costa Azzurra 1950, Alassio 1939, il secondo già edito nel 1973, gli altri due inediti ma destinati a formare un tutt’uno. Un solo palpitante e smagato omaggio al tennis, sport preferito, amato, subìto, odiato. Passioni viscerali e vittorie atletiche, il gioco esatto e l’andirivieni indistinto del tempo, ragazzi in continua, sfibrante competizione (…) le ragazze perfette così facili a corrompersi, i fantasmi di Wimbledon… Gianni Clerici, gran giocatore e crtitico insuperato di tennis, scrive del suo sport come nessun altro….”
Perché va letto: se Gianni Clerici è lo scrittore di tennis per eccellenza, questo è il “suo” romanzo. Quello dove storie, personaggi, atmosfere vanno a costruire quel clima particolare che fa da sfondo alla definizione di “gesti bianchi”, un tennis romantico ed elegante, giocato con sportsmanship in abiti bianchi con racchette di legno in un’epoca che non tornerà. Ma che va conosciuta per capire meglio da dove veniamo. E dunque dove stiamo andando.
di Gianni Clerici - Ed. Fandango libri 2010
Di che cosa parla: il sottotitolo del libro è “Suzanne Lenglen, la più grande tennista del XX secolo” e questo dice già praticamente tutto. Gianni Clerici in questo volume, originariamente scritto in francese (perché pensava fosse più facile trovare un editore che lo pubblicasse) racconta la storia di questa straordinaria giocatrice che dal 1920, anno della ripresa dei grandi tornei dopo la Prima Guerra mondiale, al 1926 (quando passò al professionismo) perse soltanto una partita (ai Campionati degli Stati Uniti del 1921, ritirandosi per un problema respiratorio dopo aver perso il primo set contro la norvegese naturalizzata statunitense Molla Bjurstedt Mallory). In quel lasso di tempo, con il suo tennis modernissimo, quasi danzato e ricco di discese a rete, le sue eleganti gonne corte plissettate e l’enorme carisma, vinse 5 volte a Wimbledon e sei a Parigi. La sua popolarità fu tale da motivare il cambiamento di sede dell’All England Lawn Tennis Club di Wimbledon, dall’antica Worple Road all’attuale Church Road per poter avere uno stadio capace di ospitare la folla di appassionati che volevano vederla in azione, reali d’Inghilterra compresi.
Perché va letto: la ‘divina‘ Lenglen è uno dei grandi personaggi della storia del tennis, una giocatrice che ha segnato una svolta nella popolarità dello sport. Con un padre-allenatore che ricorda molto quelli di Steffi Graf o delle sorelle Williams. Conoscere la storia di Suzanne aiuta a capire come siamo arrivati a Serena. E alla parità tra uomini e donne nel mondo della racchetta.
di John McPhee (trad. Matteo Codignola) - Ed. Adelphi 2013
Di che cosa parla: Premio Pulitzer e firma di punta del “New York Times”, John McPhee nel 1969 ha un’idea originalissima: rivedere la registrazione della semifinale dei primi Us Open, quelli del 1968, tra Arthur Ashe e Clark Graebner insieme ai due protagonisti, facendosi raccontare aspetti tecnici ed emozioni punto dopo punto. Ashe era il primo giocatore afroamericano a giocare una partita a quel livello in campo maschile (tra le donne fu preceduto dalla grande Althea Gibson vincitrici a Parigi, Wimbledon e New York tra il 1966 e il ’58). I due sono coetanei, fanno entrambi parte della squadra Usa di Coppa Davis ma Ashe pensa che Graebner giochi “come un borghese bianco conservatore” e Graebner ritene che Ashe giochi “semplicemente come un nero”. Non è tanto il risultato finale che conta (si sa che vinse Ashe, conquistando poi il torneo sull’olandese Okker) ma il viaggio nella mente e nelle atmosfere della partita attraverso gli occhi e i freschi ricordi di due protagonisti così diversi che rende la storia imperdibile. La magnifica traduzione di Matteo Codignola fa il resto, rendendo il testo un piccolo capolavoro.
Perché va letto: un’epoca tennistica ormai lontana e poco esplorata, quella ‘in bianco e nero” del passaggio tra dilettantismo (o presunto tale) ed Era Open. Un grande scrittore-giornalista che ha una gran idea e la realizza alla perfezione raccontando una partita particolare tra due campioni molto particolari. Uno spaccato di storia del tennis e della nostra società occidentale da gustare fino in fondo.
di Marshall Jon Fisher - 66th and 2ND, 2013
Di che cosa parla: il sottotitolo del libro è: ”La più bella partita di tennis di tutti i tempi”. Si tratta di quella giocata a Wimbledon il 20 luglio 1937 tra lo statunitense Donald Budge e il barone tedesco Gottfried Von Cramm. E’ il match decisivo della semifinale di Coppa Davis tra Stati Uniti e Germania e Von Cramm, per quanto personaggio non gradito dal regime tedesco per le sue idee e le sue inclinazioni sessuali, prima di scendere in campo riceve una telefonata di Hitler, che gli ricorda l’importanza della posta in palio.
Don Budge è il campionissimo che l’anno seguente avrebbe realizzato il primo Grande Slam della storia ma Von Cramm ha preparato l’incontro con il supporto di Bill Tilden, la superstar del tennis americano nel decennio precedente, caduta in disgrazia negli USA ma suo grande amico personale. Ne esce una partita incredibile, della quale, per la prima volta nella storia, la BBC effettua la radiocronaca diretta.
Perché va letto: l’autore, ex-tennista professionista e giornalista sportivo, arriva al racconto del match attraverso le storie dei due protagonisti e quella dell’inatteso supercoach Tilden. Storie, raramente raccontate tanto bene, di personaggi che al loro tempo hanno pesato come oggi Federer, Nadal, Djokovic. Imperdibile il libro quanto imperdibili loro.
di Flavia Pennetta - Ed. Mondadori 2011
Di che cosa parla: è l’autobiografia di Flavia Pennetta scritta nel 2011, dopo che la grande giocatrice azzurra era riuscita a entrare, prima italiana nella storia, tra le prime dieci della classifica mondiale Wta. Aveva anche già conquistato tre Fed Cup e (tra singolare doppio) 26 titoli Wta. Un racconto che viene prima dell’impresa più grande, la vittoria dello Slam, quel titolo agli Us Open 2015 subito dopo il quale ha annunciato il suo ritiro dall’attività agonistica. Ma l’assenza di questa gloriosa parte finale non toglie nulla alla storia di una persona e atleta eccezionale che ha sempre vissuto con pienezza, dentro e fuori dal campo raggiungendo grandi traguardi attraverso momenti felici e momenti di grande crisi, oltre i quali è sempre andata crescendo come tennista e come persona.
Perché va letto: difficile trovare un’autobiografia scritta con questa sincerità. Flavia regala la sua storia senza filtri. Racconta tutto, anche quello che per altri sarebbe stato imbarazzante. Ed è un regalo grande perché rende la sua storia verissima, qualcosa con cui confrontare la nostra di lettori-tennisti, ciascuno al suo livello, ciascuno con i suoi problemi, umani e sportivi. E non sentirci soli.
di David Foster Wallace - Ed. Einaudi 2017
Di che cosa parla: David Foster Wallace è considerato uno dei più grandi scrittori del nostro tempo. Ottimo tennista (ha sfiorato il professionismo), ha scritto pagine memorabili sul tennis che è anche al centro di Infinite Jest, il suo grande romanzo, ambientato in una Tennis Academy americana e considerato un capolavoro. Questo libricino contiene due saggi brevi, il secondo dei quali (“Federer come esperienza religiosa”) è passato alla storia come uno dei momenti più alti di scrittura dedicata al tennis. E’ qui che si trovano i “Federer moments”, e che meglio viene descritta l’emozione estetica che milioni di appassionati nel mondo provano vedendo giocare sua maestà Roger Federer. Per tanti, il migliore di sempre. Un piccolo capolavoro dall’autore di “Questa è l’acqua”, forse il più bel saggio (brevissimo) sul senso della vita.
Perché va letto: non c’è sensazione più bella di quella che alcuni grandi artisti ci regalano quando trovano le parole per esprimere quello che noi proviamo (o abbiamo provato). Quante volte vi sarà capitato ascoltando una canzone o leggendo una poesia di sentir ben espresso un vostro sentimento profondo. Foster Wallace raggiunge questo obbiettivo parlando della bellezza e della grandezza di Federer. Si legge e si gode.
(versione italiana: ‘Vincere sporco’)
di Brad Gilbert - Priuli & Verlucca 2013
Di che cosa parla: l’ispido Brad Gilbert è un ex tennista americano che nella seconda metà degli Anni Ottanta riesce, pur dotato di mezzi tecnici limitati, ad entrare tra i primi 10 del mondo. Meglio: ad arrivare fino al n.4, il 1° gennaio 1990. E’ uno specialista del controbalzo, dell’attacco in controtempo, dalla capacità di sfruttare la potenza degli altri, capire il loro punto debole e approfittarne. Non a caso è maestro dei campi duri e scarso sulla terra battuta. Batte numeri 1 come Boris Becker, Stefan Edberg, John McEnroe che non si capacitano di poter perdere con uno così. Ma Brad è una testa fina, un maestro di questo “vincere sporco” (per modo di dire) tanto che sarà poi grande coach di Agassi (lo conquistò dicendo: ”Io ho vinto un sacco di partite che avrei dovuto perdere, tu perdi un sacco di partite che dovresti vincere…”). In questo libro fondamentale mette a disposizione di tutti i trucchi del mestiere.
Perché va letto: perché prima bisogna avere un proprio modulo di gioco vincente ma poi bisogna anche essere capaci di affrontare la partita con strategia e intelligenza, imparando a ‘leggere’ l’avversario e trarre vantaggi dai suoi punti deboli. E non si può non sapere perché conviene lasciar battere per primo l’avversario…
(in italiano “Il gioco interiore nel tennis”)
di Timothy W. Gallwey - ed. Ultra 2013
Di che cosa parla: Lo statunitense Timothy Gallway, a suo tempo capitano del team di tennis dell’Università di Harward, è stato il primo, nel 1973, a scrivere un libro sugli aspetti psicologici che entrano in gioco in una partita di tennis. Il primo a spiegare che nel tennis, come nella vita, esistono due livelli di gioco: uno esteriore espresso nella sfida sul campo con l’altro giocatore e un altro, interiore, tra mente e corpo, pensieri ed emozioni dove ciascuno si trova a dover superare i dubbi, l’ansia, i cali di concentrazione. In ogni giocatore c’è il Sé che dà indicazioni e il Sé che agisce, la parte che dice cosa fare e l’altra che lo fa. Nello sforzo della partita, con la tensione, l’ansia e altri pensieri che interferiscono, questa comunicazione interna diventa più difficile. Gallwey, ispirato anche dai principi della filosofia Zen, ha aiutato generazioni di tennisti a capire le loro difficoltà quotidiane.
Perché va letto: perché è il punto di partenza del ‘mental game’ nel tennis, il libro che ha mostrato la strada per approfondire un aspetto determinante del nostro sport.