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Per chi sceglie di intraprendere grazie al tennis la strada del college americano, e di vivere per anni lontano da casa, è fondamentale sapersi costruire nuove amicizie. Difficile? Altroché. I compagni di squadra diventano subito una famiglia. Le testimonianze di Guidantoni, Binaghi e Di Matteo.
08 ottobre 2020
Nelle scorse settimane abbiamo analizzato il primo impatto di vari giocatori italiani appena arrivati in America, scoprendo come la mentalità cambia in base al posto in cui ci si trova. Grazie al programma FIT/TS-CollegeTennis è possibile ottenere un’assistenza totale in tutti gli step richiesti per l’ammissione all’università e la scelta della squadra ideale. Il punto forte è il contatto diretto con più di 3.000 università americane, che rende possibile individuare e contattare le università che più rispecchiano le proprie esigenze tennistiche e universitarie.
TS-CollegeTennis è progettato per soddisfare le esigenze specifiche di ogni studente atleta. Prendiamo in considerazione il profilo accademico, il livello tennistico, i propri interessi personali, i requisiti finanziari della famiglia, le tempistiche, e tanti altri fattori necessari per arrivare ad una scelta precisa.
L’obiettivo non è soltanto quello di assicurare un posto in una grande e prestigiosa università ma di creare nuove opportunità e gettare le basi per una vita di successo dopo gli studi universitari.
Questa settimana vedremo come altri tre tennisti italiani hanno vissuto l’impatto con la loro squadra e il coach. Inoltre, scopriremo come sono strutturati i college dal punto di vista accademico e come i “student-athlete” si organizzano con lo studio.
“Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”. Questa è una delle famose citazioni di Micheal Jordan, campione che non ha bisogno di presentazioni. Si può pensare che valga solo per gli sport di squadra, ma appena si mette piede in un college americano qualsiasi sport individuale non è più tale. Non si gioca solo per sé stessi, ma si gioca per una squadra, per l’università, per i compagni e il coach. Il forte attaccamento all’università si nota appena arrivati, sul campo da tennis ma anche in qualsiasi altra attività.
Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati
L'ESPERIENZA DI FLAMINIA GUIDANTONI
Appena arrivata alla Wingate University (North Carolina), per esempio, Flaminia Guidantoni ha trovato compagne di squadra disposte ad aiutarla per qualsiasi cosa. “Prima che partissi per l’America – spiega – alcune compagne mi avevano già contattata, dandomi le prime dritte e indicazioni.
Sebbene la mia squadra sia composta da molte ragazze con personalità diverse, c’è tanta voglia di creare un rapporto di amicizia e un senso di unità. Sembra scontato, ma avere una squadra affiatata con un interesse comune può fare la differenza, anche a livello di prestazioni. Una squadra meno forte ma con molta “Team Chemistry”, per dirla come gli americani, può vincere i Championship contro una squadra con giocatori di livello più alto ma meno uniti fra di loro”.
Questo concetto di squadra è un qualcosa di completamente nuovo per chi arriva da fuori. In Italia abbiamo i campionati a squadre che possono essere un assaggio, ma il tifo e l’atmosfera che si crea in una partita di tennis nei college americani è un’esperienza indimenticabile. La squadra diventa una famiglia, a fianco in ogni problema e difficoltà quotidiana. “Questo è il bello del college tennis”, aggiunge la giocatrice di Wingate University.
“Per quanto riguarda il coach, è stato l’ottimo feeling avuto con lui sin dall’inizio che mi ha fatto propendere per questa università. Arrivata nel campus ho trovato una figura più autoritaria di quanto mi aspettassi, ma lui è il nostro punto di riferimento. Più passa il tempo, più capisco quanto è importante una figura così forte”.
Abituata al ritmo di un liceo scientifico non ho avuto troppi problemi ad adattarmi. La quantità di informazioni che i professori ci danno la trovo molto utile
Noi tutti sappiamo come funziona il sistema scolastico italiano, e per la maggior parte dei casi è molto difficile combinare tennis e studio. In America, invece, il sistema è completamente diverso. “Abituata al ritmo di un liceo scientifico – continua Flaminia – non ho avuto troppi problemi ad adattarmi. La quantità di informazioni che i professori ci danno la trovo molto utile. Sorprendentemente riesco ad applicare le informazioni alla realtà quotidiana. Quindi non si studia solo per un voto, ma per imparare e applicare il concetto”.
BINAGHI: "SUBITO UNO DI LORO"
Altre bellissime parole e impressioni sono state pronunciate da Roberto Binaghi, che studia alla Palm Beach Atlantic University, in Florida. “Appena arrivato qui – spiega Roberto – i miei compagni di squadra mi hanno accolto calorosamente, facendomi subito sentire uno di loro. E col passare del tempo siamo diventati sempre più uniti”.
“Mi viene in mente un episodio che mi ha lasciato il segno positivamente. Durante il programma di atletica se un membro della squadra non riesce a completare gli esercizi quotidiani, il coach fa fare ripetute supplementari, non piacevolissime soprattutto con le estreme condizioni atmosferiche della Florida. Una mattina non sono riuscito a finire un lavoro di corsa, perciò mi aspettavano delle ripetute in più. La squadra, vedendomi in grande difficoltà, invece che lasciarmi solo è venuta a fare le ripetute extra insieme a me. Questo episodio mi ha fatto capire quanto i miei compagni ci tengano a ogni membro del team”.
“Per quanto riguarda il coach – continua Roberto – nonostante le difficoltà iniziali con la lingua, dopo due mesi il mio rapporto nei sui confronti è migliorato tantissimo. Anche se adesso sto proseguendo gli studi solo online a causa dell’emergenza sanitaria, il coach mi scrive molto spesso e manteniamo un buon rapporto. Anche all’università non è stato facile, ma appena la lingua è diventata un po’ più mia non ho avuto problemi. Il sistema universitario è molto diverso rispetto all’Italia e il voto finale di una materia è composto non solo dall’esito dell’esame, ma anche da progetti, compiti, extra crediti e presentazioni. È un aiuto per acquisire meglio i concetti fondamentali, e non studiare tutto all’ultimo momento”.
L'IMPORTANZA DEL COACH
Sulla stessa lunghezza d’onda di Roberto Binaghi è Alice Di Matteo, che alla Florida ha preferito la California (studia alla Fresno Pacific University Sunbirds) ma ha trovato un ambiente molto simile. “Malgrado quella del coach sia una figura molto autoritaria – racconta Alice – ci sono state molte occasioni in cui ha dimostrato quanto ci tiene a noi. Un esempio? Nelle giornate senza allenamento ci invita a casa sua, per guardare eventi sportivi e mangiare qualcosa insieme. Avere una persona così come punto di riferimento è molto importante: crea uno spirito di squadra molto forte, dentro e fuori dal campo”.
Tutti e tre i ragazzi hanno raccontato come essere in una squadra significhi essere in una famiglia, in cui ci si aiuta e supporta in tutto e per tutto. Anche nei tanti momenti di difficoltà che si possono incontrare in una scelta simile, che obbliga a stare anni lontano da casa. È proprio nei momenti di difficoltà che la squadra viene in aiuto dei compagni, nessuno si tira mai indietro. Il concetto di unità non è facile da applicare e comprendere senza viverlo, ma i fatti dicono che può fare la differenza. La figura del coach è molto importante per creare questa mentalità e provare a vincere qualcosa di grande non solo durante il college ma anche in futuro.
Per maggiori informazioni sul programma FIT/TS-CollegeTennis contatta info@ts-collegetennis.com oppure visita il sito web www.ts-collegetennis.com.