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Il giornalista di Verona, dopo tanti anni di attività sulla carta stampata come specialista di statistiche era diventato un telecronista di grido grazie alla conoscenza di sport americani, da pioniere in Italia
di Vincenzo Martucci | 08 gennaio 2025
Rino Tommasi ci ha lasciati, a 90 anni. Ha segnato noi tutti appassionati più o meno professionali di sport. Noi che l’abbiamo letto e seguito nella sua lunga trafila giornalistica, noi che l’abbiamo ascoltato nelle telecronache delle tv private. Quando declamava le gesta del suo amatissimo pugilato - che aveva approfondito come organizzatore di eventi scalzando Milano con gli appuntamenti più importanti al Palazzo dello Sport di Roma - e del tennis che aveva giocato a livello universitario, conquistando anche due bronzi ai Mondiali Studenteschi.
Quando canticchiava Bingo Bango Bongo con l’amico Gianni Clerici in tv - che lo aveva soprannominato “ComputeRino” ed era stato denominato da Tommasi “Dottor Divago” - alleggerendo con quell’assortita e innovativa coppia di telecronisti la mole immensa di numeri e statistiche che ripeteva grazie alla prodigiosa memoria e che ravvivava continuamente sui suoi famosi quadernetti.
Non era nozionismo, era professionalità, era scuola di giornalismo americana, era amore per i numeri e intima convinzione che la spiegazione di un successo nascesse molto da quei dati che aggiornava di continuo. Anticipando il computer e comunque rinfrescandolo coi suoi ricordi.
Che erano tanti, come chiosò nel titolo di quella che in realtà è la sua biografia, “Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon. Forse ho visto troppo sport”. Seguendo i binari degli sport che ha più seguito, anche se, sulla scia del padre (Virgilio ) e dello zio (Angelo) che parteciparono alle Olimpiadi nel salto in lungo, lo ha amato tutto e lo ha seguito per tutta la sua esistenza, già laureandosi in Scienze politiche con una tesi sull’organizzazione internazionale dello sport e poi ricoprendo più e più ruoli, fino a raggiungere l’acme scrivendo per oltre 40 anni sulla Gazzetta dello Sport e poi legando la sua voce alle telecronache di Capodistria, e quindi Tele+, oggi Sky Sport.
Tommasi era un uomo diretto, senza fronzoli, anche drastico, diceva e scriveva quello che pensava, prendendo sempre una posizione netta, decisa, magari impopolare. E proseguiva sulla sua strada, insistendo anche quando la realtà appariva differente, ma sostenendola con la sua competenza, i ricordi e il formidabile apparato di numeri e statistiche. Chi ci ha lavorato accanto per anni come noi, sa bene che, pur nella diversità di caratteri e di caratteristiche, rispettava la professionalità. Lui per primo ne era un esempio perché ha passato tutta la vita a leggere e studiare lo sport che era la sua fondamentale passione. Adorava quello americano che, da conoscitore - pioniere in Italia - di discipline come football americano e baseball, lo portarono nel 1981 a Canale 5 come primo direttore dei servizi sportivi.
Il suo compasso abbracciava sempre lo sport, e si allargava quindi ai bookmakers, anche come indicazioni delle vigilie di tornei e match, tanto che il figlio Guido, gli propose di dare le sue quote di vittoria dei cantanti finalisti all’ultima serata del Festival di Sanremo, quando riuniva in casa un gruppo di amici. Rino sposò l’idea e ne fece un evento immancabile.
Tantissime le sue espressioni iconiche, a partire da “il mio personalissimo cartellino”, con cui spiegava i match di boxe, rileggendo i punti che aveva assegnato ai pugili e confrontandoli con quelli degli arbitri. O “la prova del 9”, espressione, ripresa dalla sua amatissima matematica, a scuola, con cui indicava il match successivo a una importante prestazione tennistica.
Enorme la sua esperienza da inviato in 13 edizioni dei Giochi Olimpici, 7 edizioni del SuperBowl della NFL, 149 tornei del Grande Slam di tennis, oltre 157 trasferte negli Stati Uniti, con oltre 400 telecronache di boxe. Aveva una grande passione calcistica: l’Hellas Verona, di cui si professava ufficialmente tifoso. Lascia la moglie Veronica e i figli Guido e Monica.
Ciao, Rino, gli ultimi anni hai sofferto, ma hai vissuto tutta la vita come volevi, seguendo le tue passioni. Come oggi nessuno fa più.