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Come la musica italiana ha cantato e raccontato il tennis, da Enzo Jannacci a Caparezza
di Alessandro Mastroluca | 11 febbraio 2025
Nella settimana del Festival di Sanremo, l'Italia si ferma per parlare di musica. I due mondi, però, raramente si sono incontrati anche se non c'è sport forse più musicale del tennis in cui l'intreccio tra suono e silenzio si fa melodia ad ogni colpo. Nei testi delle canzoni che si sono alternate nella kermesse canora più famosa d'Italia, il tennis è comparso una volta sola, nel 1988, in "Sarà forte" di Bungaro, prima cognome della madre e poi di fatto nome d'arte del brindisino Antonio Calò che cantava di "quest'aria indiana che… / ci sorprenderà… ci sorprenderà / con le nostre bianche scarpe da tennis / dentro maglioni extra-large".
Non particolarmente numerose nemmeno le presenze del tennis nella musica italiana, sanremese o no, almeno stando alla Discografia Nazionale della Canzone Italiana. Il tennis è più che altro usato come immagine per fotografare qualcosa d'altro, come dettaglio rilevatore o metro di paragone. E' il caso, per esempio, della canzone che forse più di ogni altra associamo a questo sport, "El portava i scarp del tennis".
Enzo Jannacci qui sintetizza attraverso un dettaglio di abbigliamento un mondo conosciuto all'epoca, familiare nell'Italia del 1964, ma completamente ribaltato oggi. Le scarpe da tennis, allora, le indossavano i poveri. Chi ascoltava allora questo capolavoro in versi e musica, dunque, non si stupiva nello scoprire che l'uomo che indossava le scarpe da tennis, il protagonista della canzone, era un barbone, parlava da solo e rincorreva un sogno d'amore.
Totalmente differente, in un'Italia peraltro totalmente diversa, il ricorso al tennis da parte di Giorgio Gaber e di Sandro Luporini, l'autore dei testi di "Libertà obbligatoria", capolavoro del teatro canzone. Lo spettacolo debutta a Bologna nell'ottobre del 1976 e racconta una sconfitta collettiva, quella degli ideali sessantottini, e l'appiattimento culturale sul modello americano. In "Tennis", c'è insieme una visione dello sport come distrazione dalle cose che contano davvero e il perdurare di un pregiudizio, quello sul tennis come disciplina dall'estetica quasi frivola, futile, rispetto a quella del calcio che Gaber e Luporini dipingono come popolare, rude, combattiva. Un giudizio che il tempo si incaricherà di smentire.
La più criptica delle presenze del tennis nella musica si racchiude nella "Sinfonia delle scarpe da tennis" del Volo, non il trio di tenori di oggi ma un esperimento di band di rock progressivo di inizio anni Settanta. Ne fanno parte musicisti già affermati: Alberto Radius e Mario Lavezzi alle chitarre e voce, Vince Tempera e Gabriele Lorenzi alle tastiere, Bob Callero al basso e Gianni Dall'Aglio alla batteria. "Tennis", che fa parte del primo album, "Il Volo", è scritta da Mogol e inizia così: "Le scarpe blu,/Le stringhe bianche/Son bandiere al vento e tu/Sei uno in più,/Un altro uscito dal castello".
Molto più scanzonata "Tennis Club", che chiude l'album "Eva Eva Eva" del gruppo omonimo del 1978. Le "Eva Eva Eva", tutto femminile, rappresentano l'evoluzione delle Figlie del Vento che a Sanremo avevano partecipato cinque anni prima con un nonsense a tema gastronomico che forse qualcuno canticchia ancora: "Sugli sugli bane bane/Tu miscugli le banane/Le miscugli in salsa verde/Chi le mangia nulla perde" e via così.
L'album "Eva eva eva", l'ultimo della loro storia, contiene "Vivo Sarai", cover di "Stayin' Alive" dei Bee Gees e, appunto, "Tennis". In questa canzone, su una musica che denota un evidente debito verso la disco dance che imperversava in quel periodo, si racconta un inizio di corteggiamento in un campo da tennis. Il dialogo che segue è tratto dalla prima strofa:
"Giochi a tennis pure tu?"/ "Ho imparato da due mesi/E i rovesci non mi vengono mai tesi"/"Ti andrebbe di giocare insieme?"/"Guarda, sono un po' una frana/E non voglio rovinarti il fine settimana". Alla fine la partita si farà, ma non vi rivelo il finale della storia.
Negli ultimi anni in Italia il tennis è tornato, come negli anni Settanta, ad essere popolare, a far parte dei proverbiali discorsi al bar. Ed ecco che tornano anche i riferimenti al gioco o ai suoi campioni nelle canzoni. Caparezza cita Boris Becker, i rapper Mad Man e e Jake La Furia inseriscono Djokovic nella loro "Top player".
Il tennis è tornato, ma non nei versi delle canzoni, anche al Festival di Sanremo, con Matteo Berrettini sul palco dopo la finale a Wimbledon del 2021 e Novak Djokovic che insieme a Fiorello ha cantato "Terra promessa" di Eros Ramazzotti. In futuro, chissà, su quel palco vedremo Lorenzo Sonego. Il torinese ha già fatto sapere che ci andrà "solo se mi faranno cantare". E' infatti l'unico tennista del circuito che possa vantare oltre un milione di ascolti su Spotify.