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La cosiddetta Open Stance nel diritto, ovvero l'allineamento di gambe e tronco prima dell'esecuzione, è fondamentale nel gioco moderno. I pro la usano circa nell'80% delle volte: è molto utile sulle palle alte e in fase difensiva.
di Gennaro Volturo | 04 settembre 2019
Tra gli aspetti tecnici caratterizzanti il diritto moderno, particolare attenzione merita la cosiddetta “open stance” che si riferisce alla posizione frontale che i piedi e il corpo possono assumere rispetto alla rete al termine della fase di preparazione. I tennisti di alto livello eseguono circa l’80% dei diritti da tale posizione, mentre il rimanente 20% è distribuito tra esecuzioni “in neutral stance” (in tal caso il corpo è disposto lateralmente rispetto alla rete) e semi-open stance (posizione intermedia tra le due descritte precedentemente).
Piuttosto rare sono le esecuzioni di diritto in “closed stance”, da associare esclusivamente ad alcuni recuperi in situazioni tattiche prettamente difensive. Quale tra le opzioni tecniche menzionate rappresenta la soluzione migliore? Gli studi di tipo quantitativo (condotti in particolar modo dal biomeccanico Knudson) hanno dimostrato, ponendo a confronto il diritto in neutral stance con il diritto eseguito in open, che la velocità prodotta dall’attrezzo al momento dell’impatto è pressoché la stessa. Per tali motivazioni la scelta relativa alla stance è da associare prevalentemente a fattori di tipo tattico, quali la velocità e l’altezza della palla e solo in parte ad aspetti di tipo tecnico quali il grip e la tipologia di swing prodotto durante la fase di accelerazione.
In particolare è consigliabile adottare una open stance tutte le volte in cui occorre fronteggiare un impatto elevato, ad esempio all’altezza delle spalle o su piani superiori. Eseguendo il diritto in posizione aperta il tennista genera prevalentemente una forza di tipo verticale. Per ottimizzare tale azione, è fondamentale che il passo di allineamento rispetto alla palla sia effettuato con il piede destro (ci riferiamo a un giocatore destrimane) che deve disporsi in posizione leggermente arretrata rispetto al piede sinistro. In tal modo è possibile accumulare energia elastica nella gamba posteriore, che ha poi il compito di attivare il movimento verticale del corpo durante la fase di accelerazione. Al contrario eseguendo il diritto di fianco rispetto alla rete (neutral stance) la direzione della forza è prevalentemente orizzontale, il che comporta evidenti benefici quando il tennista deve colpire palle più corte che non producono un rimbalzo particolarmente elevato.
Si ricordi, con i giovani allievi, di non abusare del diritto in open stance nel tentativo di emulare troppo presto il modello offerto dai tennisti di vertice. Questo perché i fondamentali della posizione aperta – quali il peso del corpo che gravita sulla gamba esterna (con evidenti limitazioni in termini di equilibrio), l’estensione dell’anca posteriore, la torsione del tronco, l’azione a salto necessaria per controllare impatti elevati – possono essere ottimizzati solo nel corso degli anni, parallelamente allo sviluppo della capacità di forza. Un percorso didattico graduale che prevede l’acquisizione progressiva di competenze, necessita di tempo affinché si possano proporre elementi di evoluzione tecnico-tattica senza che gli stessi siano disfunzionali all’apprendimento motorio.