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È fatto di tre gradini, quattro colonne e un frontone. Il giocatore che sa visualizzare al meglio questo schema, e sa interiorizzare i suoi principi, ha un grande vantaggio. E basta partire da 4 lettere: MECA
di Antonio Daino * | foto Getty Images | 15 novembre 2019
* I.S.F. R. Lombardi
La forza mentale è la capacità di utilizzare bene le proprie risorse psicologiche per la gestione dell’allenamento e della gara.
Per rendere più facile l’interiorizzazione del concetto di forza mentale bisogna chiedere al giocatore di visualizzare un tempio. Che abbia alla base tre gradini sui quali a loro volta poggiano quattro colonne e un frontone.
Incominciando dall’alto, ovvero dal frontone, si può leggere la scritta: “La forza mentale nel tennis”, che rappresenta il costrutto che si deve sviluppare e che deve crescere nella mente del tennista con la stessa modalità con cui si allena un muscolo in palestra. Per lo stesso motivo, cioè per farlo diventare più forte.
Abbiamo detto che il tempio è appoggiato su tre gradini.
Queste tre affermazioni possono sembrare eccessivamente categoriche, ma andremo ad analizzarle passo passo nel corso della nostra attività e la situazione diventerà più chiara e comprensibile.
Proseguendo nella descrizione del tempio, le colonne che sorreggono il frontone rappresentano i quattro fattori portanti della forza mentale nel tennis. E sono la motivazione, l'emozione, la concentrazione e l'autoconvinzione (M.E.C.A.).
L’immagine del tempio della Forza Mentale deve suscitare nella mente dello spettatore, quindi del giocatore, un ricordo che parte da lontano e che ha bisogno di un progetto, così come di impegno e applicazione sistematica.
Parlando dell’aspetto mentale, nella mente di un tennista spesso ci sono cose non ben definite, a volte così confuse che il giocatore stesso non riesce a verbalizzare e spiegare che cosa accada dentro la sua testa.
Spesso anche i migliori giocatori si comportano in modo “istintivo” senza una reale e consapevole competenza della propria forza mentale. Così come dei loro eventuali punti deboli, sui quali lavorare per migliorare.
È in queste situazioni che emerge la differenza tra chi si affida al caso e chi ha preparato, lavorato e sviluppato dentro di sé le risorse per gestire la sua parte emotiva e mentale nelle situazioni competitivamente più difficili.
Il punto dal quale partire è la scritta “Conosci te stesso”, vale a dire quella alla base del tempio. È la scritta che vale sia per i migliori del mondo sia per i giocatori che si contendono il titolo del torneo sociale del proprio club.
Il giocatore di club non può servire a oltre 200 km/h o tirare un vincente lungolinea a 150 km/h, non può avere la mobilità di Djokovic o il servizio di Raonic, eppure può gestire le sue risorse mentali esattamente come se fosse uno dei primi giocatori del mondo. Ma lo può fare solo se si conosce e allena questa parte del suo gioco.
Il giocatore dunque deve provare a rivedere nella sua mente che cosa è rimasto: se l’immagine del tempio e i suoi componenti sono chiari e nitidi, vuol dire che questi ha posto la prima pietra sulla quale costruire la sua forza mentale. E il suo tennis ne trarrà grande giovamento.
Da una indagine condotta tra i primi 100 giocatori e giocatrici al mondo si evince che i più vincenti si caratterizzano per:
Esattamente i quattro elementi delle colonne del tempio di cui abbiamo parlato. Motivazione, emozione, concentrazione e autoconvinzione... abbreviandole in un acronimo, semplicemente MECA.
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