

Anche ad alto livello, il padel può essere considerato come 'lo sport del fair play'. Un esempio di convivenza e di passione declinate nel modo migliore possibile. Basti dire che spesso, nel padel, ci si auto-arbitra, senza bisogno di un direttore di gara
di Martin Pereyra | 15 giugno 2022
Anche ad alto livello, il padel può essere considerato come 'il gioco del fair play'. Un esempio di come lo sport possa essere un esempio di convivenza e di passione declinate nel modo migliore possibile.
Basti dire che spesso, nel padel, ci si auto-arbitra, senza bisogno di un direttore di gara. E capita spesso anche nelle competizioni importanti che i professionisti intervengano per dare il punto agli avversari.
Tutto questo diventa poi un modello di comportamento anche per i ragazzi più giovani. Per esempio, nella tappa del circuito giovanile che si è giocata al Foro Italico di Roma, con più di 300 coppie impegnate, il fair play è stato il vero protagonista aggiunto dell'evento.
I ragazzi, più andava avanti il torneo, più mostravano un livello alto di gioco. Ma al contempo non rinunciavano a comportarsi in maniera corretta, tanto col compagno, quanto con gli avversari.
Se il concetto di fair play si declina anche nel terzo tempo, la riunione post partita per condividere le proprie esperienze e le sensazioni provate durante il match, c'è un concetto di fondo che tiene banco durante tutte le partite: si va avanti soltanto per merito, dunque se gli altri sono più bravi bisogna solo fare loro i complimenti. E magari tornare in campo per allenarsi di più.
Come si declina il fair play: con il riconoscimento del valore degli avversari appunto, oppure con i punti concessi quando nessun altro ha potuto vedere: è il caso del tocco di una parete, del tocco della palla su una parte del corpo, di un errore non ravvisato.
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