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Qualche settimana difficile gli è costata un posto allo Us Open, ma il pisano che studia economia (e denuncia gli insulti social) si è riscattato con la semifinale al Challenger di Todi e punta a un gran finale di stagione. Sognando una sfida contro Carlos Alcaraz e scommettendo sul gran futuro di Arthur Fils
28 agosto 2023
A Francesco Maestrelli guardare lo Us Open dalla tv deve fare più male rispetto ad altri. Perché è il torneo che sogna di vincere fin da quando a 4 anni ha impugnato la prima racchetta con l’obiettivo di battere la sorella; perché è il primo Slam che ha giocato da juniores e pure il primo da professionista, lo scorso anno, quando mancò il main draw per un soffio scoppiando in lacrime dopo la sconfitta per 10-8 al tie-break del terzo set contro il portoghese Nuno Borges.
Un motivo più che sufficiente per meritarsi una rivincita, che però il 20enne tennista pisano ha dovuto rimandare al 2024 per i giochi del ranking: sarebbe entrato per undici mesi ed entrerebbe oggi, ma una serie di risultati negativi l’hanno fatto scivolare indietro di un centinaio di posizioni proprio nel momento meno opportuno, ossia quando chiudeva l’entry list, obbligandolo a rinunciare alla trasferta negli States.
Una delusione che però il toscano ha mitigato andando a prendersi uno dei risultati più importanti del suo 2023, raggiungendo a Todi la sua terza semifinale stagionale a livello Challenger e riprendendo quella scalata in classifica che l’ha visto arrivare fino al numero 149. Un best ranking dello scorso giugno ma figlio in particolare di un risultato del 2022, ossia il primo titolo Challenger vinto a Verona, in una stagione che ha cambiato completamente dimensione al suo percorso e l’ha portato nell’elenco (molto ampio) dei giovani azzurri da tenere d’occhio per il futuro, valendogli anche – lo scorso settembre – una chiamata del ct Filippo Volandri per il ruolo di aggregato alla squadra di Coppa Davis a Bologna.
Quest’anno, invece, il miglior risultato del gigante pisano allenato (a Tirrenia) da Gabrio Castrichella è stata la finale al Challenger di Parma, parte di un percorso di crescita e formazione che ha vissuto altri momenti di spessore. Come la presenza per la prima volta ad Australian Open, Roland Garros e Wimbledon, ma anche – o soprattutto – il debutto agli Internazionali BNL d’Italia dove si è preso il lusso di battere il cinese Zhizhen Zhang, reduce dai quarti di finale al Masters 1000 di Madrid.
Una vittoria, quella, preziosa in termini di fiducia e consapevolezza nel proprio tennis, fondato in particolare su servizio, rovescio e voglia di faticare. I 196 centimetri non devono ingannare: se può scegliere, Maestrelli preferisce correre e scambiare, piuttosto che giocare su pochi colpi. Un approccio più ragionato che ben si sposa con le sue abitudini fuori dal campo, dove a differenza della gran parte dei colleghi – italiani, ma non solo – ha deciso di portare avanti gli studi, facendo combaciare università e tennis.
Studia economia e commercio, e magari in certe giornate particolarmente intense farebbe volentieri a meno di dedicare ai libri le poche energie mentali che gli restano, ma l’impegno extra sportivo lo aiuta anche quando c’è da pensare alla racchetta. “L’idea di non riuscire ad avere successo – ha raccontato – non mi spaventa particolarmente, perché ogni giorno do sempre il 100% di me stesso per crescere ancora e ancora. Credo sia il segreto: penso solo a fare tutto al massimo delle mie possibilità, così non potrò mai avere rimpianti”.
Francesco Maestrelli, la torre di Pisa
Oltre che per i suoi risultati, di recente Maestrelli ha attirato l’attenzione anche per la sua denuncia social contro gli insulti che i giocatori puntualmente ricevono dopo ogni incontro, da parte degli scommettitori nervosi per delle puntate andare male. Una delle piaghe del tennis moderno, ma di fronte alla quale in pochi alzano la voce. Francesco l’ha fatto, al motto di “siamo anche noi delle persone”, ricevendo tanta solidarietà da parte dei colleghi che vivono la medesima situazione.
Concentrarsi solo sul tennis, quando aprendo i messaggi di Instagram capita di trovare minacce di morte, non dev’essere facile, ma ormai i giocatori ci sono abituati e cercano di non dargli troppo peso, per concentrarsi solo sul gioco. “In Italia – ha detto ancora – abbiamo un gruppo di giocatori incredibile e fra di nuovo c’è un grande rapporto. Parliamo, ci confrontiamo, cerchiamo di capire dove si possa migliorare. È qualcosa di molto importante”. In occasione della Davis, lo scorso settembre, ha avuto l’occasione di farlo anche con Sinner. “È un giocatore di grandissima qualità, in campo e fuori. Ha la forza mentale per vincere uno Slam e sono sicuro che prima o poi ci riuscirà”.
Oggi il giocatore che vorrebbe affrontare è Carlos Alcaraz, per il semplice fatto che arrivare a giocare contro il numero uno significherebbe aver compiuto grandi passi avanti, mentre fra gli altri punta forte sul francese Arthur Fils. “Quest’anno l’ho battuto in un Challenger – dice – e onestamente non ho idea di come ci sia riuscito. Lui rientrava da un infortunio, ma mi sono comunque accorto che avevo di fronte un super giocatore. Il prossimo anno raggiungerà la top-20, ne sono sicuro. Per il suo gioco e il suo atteggiamento”. Al pisano, invece, basterebbe qualcosa meno, ma a nemmeno 21 anni ha ancora tutto il tempo dalla sua. Fissare ora degli obiettivi numerici serve a poco.