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Nei top 100 della classifica mondiale Atp, i rappresentanti del rovescio più elegante sono in tutto esattamente il 10 per cento. Parliamo di sei Over 30, un 27enne, due 25enni e il nostro Musetti che ha 21 anni e rappresenta la piacevolissima eccezione. Appena 10 anni fa erano molti di più
di Cristian Sonzogni | 07 dicembre 2023
Ma che ce ne facciamo, oggi, del rovescio a una mano? O meglio: che futuro può avere un gesto bellissimo e difficile, in un tempo che privilegia concretezza e semplicità? Quali vantaggi comporta giocarlo, alle soglie del 2024? Quanti sono i maestri che ancora lo propongono ai propri allievi? Le domande sul colpo più anacronistico del tennis mondiale, più raro delle volèe e meno eseguito del serve&volley, potrebbero proseguire all'infinito, trovando mezze risposte e verità parziali.
Persino Simone Tartarini, nella sua ultima masterclass, spiegando l'evoluzione del lavoro con uno dei migliori interpreti mondiali della specialità (Lorenzo Musetti), ha messo sul piatto più dubbi che certezze. Da persona intelligente quale è, Tartarini non nasconde la realtà dei numeri, del resto evidenti per chiunque. Ma al contempo, posto davanti al quesito chiave, ossia perché questo rovescio ancora venga insegnato ed eseguito, dà la risposta meno scontata e più sorprendente: “Il rovescio a una mano si insegna per la sua bellezza”.
Lo spettacolo del rovescio a una mano: i migliori 10 interpreti
In un mondo attuale – non parliamo solo del tennis ma del mondo in generale – che alla bellezza guarda poco e in maniera spesso del tutto disattenta, si tratta di un approccio rivoluzionario eppure, proprio per questo, meritevole di grande considerazione. Al di là dei vantaggi tecnici che conosciamo (semplicità nell'approccio a rete, più opzioni in difesa, eccetera), il rovescio a una mano è gradevole alla vista, un'onda di fascino che non lascia indifferente nessuno. Nemmeno quegli spettatori – e per fortuna non sono pochi, di recente, in Italia – che si approcciano da neofiti e con poche competenze in materia.
Però poi ci sono i numeri, con cui giocoforza bisogna avere a che fare. Per esempio: nei top 100 della classifica mondiale Atp, i rappresentanti del rovescio più elegante sono in tutto esattamente il 10 per cento. Talmente pochi che si possono citare tutti: in ordine di classifica parliamo di Tsitsipas (6), Dimitrov (14), Musetti (27), Eubanks (34), Evans (38), Wawrinka (49), Lajovic (52), Altmaier (56), Gasquet (76) e Thiem (98). Ancora più importante è però dare un'occhiata all'età di questi panda del rovescio: parliamo di sei Over 30, un 27enne, due 25enni e il nostro Musetti che ha 21 anni e rappresenta la piacevolissima eccezione.
Statistiche? Statistiche: nei top 10 in risposta, per esempio, Musetti è l'unico presente, il migliore di tutti in nona posizione. Dimitrov è 14, più indietro Wawrinka e Tsitsipas, mentre degli altri non c'è traccia. Quando si è sotto pressione (palle break, set-point eccetera), la situazione non cambia: Musetti resta l'unico top 10, proprio al numero 10. Più staccati ci sono Tsitsipas (15) e Dimitrov (16). Cifre che peraltro danno l'idea di quanto il 2023 di Lorenzo, per quanto non sia stato perfetto, abbia viaggiato comunque su livelli di eccellenza, in particolare dentro a una certa categoria di giocatori.
Tutti questi numeri dipingono poi un quadro ancora più chiaro se paragonati a un passato non lontanissimo. Nel 2013, giusto dieci anni fa (quando, è bene specificarlo, in vetta c'erano sempre Nadal e Djokovic, ancora nel Tour), per trovare il decimo rappresentante del rovescio a una mano bastava scendere al numero 28. La lista completa? Federer (6), Wawrinka (8), Gasquet (9), Haas (12), Almagro (13), Youzhny (15), Robredo (18), Kohlschreiber (22), Dimitrov (23) e Feliciano Lopez (28). Andare più indietro nel tempo (Sampras, Edberg e compagnia) non è invece consigliabile agli amanti di questo colpo: ci si farebbe troppo male.
I pochi vantaggi restano presenti pure oggi, per chi esegue questo gesto, ma riguardano soprattutto i rari momenti di approccio alla rete, oppure la possibilità di mascherare più efficacemente una smorzata. Per contro, ci sono tutta una serie di svantaggi legati alla velocità del tennis moderno e in particolare alla risposta, così come alla capacità di mantenersi vicino alla linea di fondo durante lo scambio. Il rovescio a una mano richiede più tempo nella preparazione, richiede persino la costruzione di un'idea, pure quella alle prese con dei tempi incompatibili (parliamo di frazioni di secondo, ma tant'è) col gioco che i top players mettono in campo adesso. “Perché è vero – è sempre Tartarini a spiegare – che diversi giocatori di vertice rispondono da lontano, ma la tendenza poi è quella di fare sempre un passo o due verso il campo, di avvicinarsi e rubare tempo. Invece chi gioca il rovescio a una mano difficilmente può fare altrettanto. Ci vuole una condizione psico-fisica eccellente, che non sempre si può avere”.
Croce e delizia, dunque: ecco cosa è il rovescio a una mano oggi, nel tennis degli anni Venti del nuovo millennio. Ma allora, tornando alla domanda delle domande, quale è il futuro di questo colpo? La risposta non sta solamente nell'attitudine dei giocatori o dei coach, oppure ancora dei maestri delle sat (in media, sono circa il 10 per cento quelli che hanno allievi in grado di portare avanti la tradizione), ma sta pure nelle prossime scelte dei tornei di vertice. Condizioni un po' meno rapide (delle palline, più che dei campi) aiuterebbero in questo senso, ma dall'altro farebbero passare la voglia agli attaccanti, creando un altro potenziale problema. Forse la (parziale) soluzione potrebbe stare nel mezzo: diversificare il più possibile – come peraltro accadeva una volta – il lento dal veloce, la terra dal sintetico, l'erba dagli hardcourt. Per avere più diversità, anche nel rovescio. E dunque, in definitiva, più bellezza.
Lorenzo Musetti e coach Simone Tartarini (Foto Sposito)