Il 3 marzo a Chicago c'è una strana finale: McEnroe contro McEnroe, ovvero John contro Patrick. A vincere è SuperMac, alla 77esima e ultima affermazione in singolare. Gli Usa però hanno già trovato il ricambio: hanno Sampras e Agassi come eredi naturali, poi hanno Chang e dalla Florida sta per spuntare Jim Courier, un pel di carota che impugna la racchetta come una mazza da baseball. Quando si fa notare, Courier è numero 26, ma in un baleno passa al 9 con l'accoppiata Indian Wells-Miami. In California batte al tie-break del quinto set Forget e in Florida surclassa Wheaton. A consacrarlo è la terra rossa in cui all'inizio pare non brillare: perde all'esordio ad Amburgo e agli ottavi a Roma. Al Roland Garros invece Courier è uno schiacciasassi, resiste cinque set all'assalto di Magnus Larsson, stoppa con maestria gli attaccanti Edberg e Stich, andando a contendere ad Agassi, ex compagno di camera a Bradenton, il ruolo da protagonista in "Un Americano a Parigi". E' fortunato Big Jim quando la pioggia sospende il match con Agassi avanti un set e un break (3-1), ma è bravo a reggere di testa e a sorridere quando nell'ultimo game fa il countdown dei punti che lo portano alla vittoria.
Ma è anche il torneo del 38enne Connors che a Parigi, invece di fare il commentatore televisivo dopo un'operazione al polso, va regolarmente in campo. Jimbo supera Witksen al primo turno e Agenor in cinque set al secondo, al terzo è atteso da Michael Chang che ha 20 anni in meno e vanta il titolo di Parigi di due anni prima. Connors lotta come un leone, agguanta il quarto set, vince il primo punto del quinto, poi si avvicina all'arbitro Bruno Rebeuh: "Non posso giocare più, credimi, se potessi lo farei". E si ritira. E' standing ovation.
Wimbledon fa i conti con il maltempo. Piove sempre e Alan Mills, per la prima volta in 114 anni, programma gli incontri anche nella domenica di mezzo. I big deludono: Chang manca quattro match point e perde 6-2 al quinto con Mayotte in un secondo turno che segna anche le eliminazioni di Ivanisevic (contro lo sconosciuto Nick Brown) e Sampras (contro Rostagno). Lendl dura un turno in più, poi evapora contro Wheaton, McEnroe arriva agli ottavi ma nulla puo' contro Edberg. Nei quarti Agassi, che fa pace con il torneo, arriva a servire per il match nel quarto set (6-5, 30-15) contro Wheaton, ma si spegne 6-2 al quinto. Benissimo invece i soliti due, Edberg e Becker, lanciati verso la quarta finale di fila. E bene anche Michael Stich che negli ottavi supera Volkov 7-5 al quinto prima di mortificare Courier nei quarti. Le semifinali sembrano condannare i due outsider. E' così per Wheaton, contro Becker, ma non per Stich contro Edberg. L'angelo biondo perde in quattro set senza mai cedere la battuta e totalizzando 6 punti in più del tedesco: 4-6 7-6 7-6 7-6 lo score che passa alla storia. Il 7 luglio il Tempio del tennis sceglie l'airone: con la risposta di rovescio e con i passanti lungolinea di dritto, Stich conquista Wimbledon ai danni di un Becker che trascorre la partita tra monologhi assurdi e colpi di tosse.
Due settimane dopo Wimbledon, Stich vince sulla terra di Stoccarda, poi in agosto sul cemento di Schenectady e in ottobre sul sintetico indoor di Vienna, meritandosi l'appellativo di universale.