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Holger Rune veloce verso un sogno: cosa c'è dietro l'immagine di 'villain'

L'auto-ritratto di Holger Rune che emerge da un'intervista in due puntate per il magazine ufficiale dell'ATP disponibile su SuperTenniX

di | 12 dicembre 2023

Holger Rune in allenamento (Getty Images)

Holger Rune in allenamento (Getty Images)

"Voglio essere una leggenda, ricordato come un grande giocatore, una grande persona, un grande atleta". Non si nasconde Holger Rune, protagonista di un lungo speciale in due puntate andato in onda in "Uncovered", il magazine ufficiale dell'ATP disponibile per gli abbonati su SuperTenniX.

Ambizioso e perfezionista, il teenager danese ha sempre voluto essere il numero, non solo nel tennis. "Sono un perfezionista - dice -, in allenamento soprattutto. In partita non tanto ed è un bene. Perché in partita non conta tanto quanto bello sembri un colpo, ma trovare la soluzione per vincere. Se sei in una giornata no e insisti a cercare di giocare il colpo perfetto, in poco tempo ti ritrovi sconfitto".

Secondo la sorella Alma, che ha giocato molto con il piccolo Holger quando erano bambini, suo fratello "è senza paura". Capitano della sua anima, ricorda il muscoloso capitano di De Gregori che fuma la pipa ritto sul cassero di una nave che è pistone, rabbia, guerra lampo e poesia. Un capitano che va veloce verso un futuro che è una palla di cannone accesa. La nave della canzone è il Titanic, che nella fantasia di De Gregori non ascolta il mozzo di bordo che lo metteva in allarme per la presenza dell'iceberg su cui si sarebbe schiantata. Il capitano Rune, invece, per raggiungere quella palla di cannone accesa ha alle spalle una famiglia e un team che non passano inosservati e non restano inascoltati.

Sua madre Aneke, onnipresente sulle tribune e nella sua carriera, racconta suo figlio come un "ragazzo aperto, che non si stressa e non si deprime, perché esprime sempre a parole come si sente".

In questo, dice Rune, il tennis ha avuto un ruolo fondamentale. "Se guardi al quadro più generale, senza il tennis non sono sicuro che avrei la mentalità che ho adesso, il tennis mi ha reso la persona che sono".

Certo, i tratti c'erano tutti fin da quando era piccolo e mamma Anneke Rune e papà Anders Nodskov lasciavano Holger e Alma al circolo tennis. "Pensavamo: ok, per un'ora staranno a giocare a tennis - racconta Aneke -. Invece dopo cinque minuti suonava il telefono. 'Alma imbroglia!', 'No, non è vero!". Sulle palle dubbie, vicino alle righe, ammette oggi Holger, baravano un po' tutti e due. Erano competitivi già allora, e lo sono tuttora anche se si gioca a carte. In questo non hanno preso dal padre, il meno competitivo della famiglia, almeno così dice.

L'abbraccio tra Holger Rune e la madre Anneke (Getty Images)

Famoso l'episodio del poster di Nadal, che mamma Aneke racconta nello speciale dell'ATP. "Holger ha sempre trovato ispirazione nei campioni del tour quando era bambino - ricorda -. Da piccolo si vestiva come Rafa, con lo smanicato e la bandana. Aveva anche il poster in camera. Poi ha giocato il suo primo torneo e ha perso in finale. Era su tutte le furie. Ho cercato di calmarlo, gli ho andato di andare a ritirare il premio. Quando siamo arrivati a casa mi ha chiesto di togliere il poster di Nadal, che allora era numero 2 del mondo, e di mettere quello di Federer, che era numero 1. Ha iniziato anche a usare i completi di Roger. Mi disse: Non voglio mai essere numero 2, è il peggio".

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Holger ha fatto capire presto di avere un fuoco e una predisposizione molto speciali. "Non aveva più di 12 anni quando ha iniziato a battermi" ricorda Alma.

Già da quando ne aveva sette, si allenava con Lars Christensen che ha accompagnato tutta la sua carriera fino alla separazione di quest'anno. "Holger era uno dei bambini del mio gruppo, venivano tre volte a settimana, lunedì, mercoledì e venerdì - ricorda -. Al lunedì introducevo un tema tecnico, ci lavoravamo su ancora il mercoledì e speravo che almeno qualcuno il venerdì riuscisse ad eseguirlo bene. Holger il mercoledì lo faceva già alla perfezione".

Tuttavia era un bambino un po' pigro, gli piacevano i dolci e in campo voleva correre il meno possibile. Il serio lavoro con Christensen, iniziato quando aveva 12 anni, ha però portato grandi frutti. "Lo ringrazio per questo, perché ora che mi trovo a giocare negli Slam, al meglio dei cinque set, mantenere un livello alto non è facile" ha detto.

Negli anni, Rune è rimasto un giocatore d'impeto nelle scelte di gioco, che si affida all'ispirazione, all'istinto del momento. "Prima delle partite parliamo un po' con il mio coach del mio avversario, ma mi concentro soprattutto su me stesso. Dipende da me, da come gestisco le situazioni. Vado in campo e cerco di giocare alle mie condizioni. Quando ci riesco, ho grandi possibilità di vincere".

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Giocare alle sue condizioni richiede però una freddezza che in più di un'occasione finisce oscurata dagli effetti del suo bruciante spirito competitivo. "Sono migliorato nel mantenere la calma nei momenti importanti, perché ti fai prendere dallo stress poi diventa difficile eseguire il colpo che vorresti giocare" ha detto.  La pressione, ha aggiunto, gli piace. Ma la pressione porta anche tensione che ancora Rune tende a sfogare in proteste con gli arbitri o atteggiamenti per cui si è costruito una fama, probabilmente esagerata, di "villain". E' il "cattivo" del gruppo, anche del trio di giovani Top 10 che promette di spodestare i grandi campioni. Ne fanno parte, oltre a lui, Carlos Alcaraz, più giovane numero 1 del mondo nell'era del ranking computerizzato, e Jannik Sinner, primo italiano a finire una stagione in Top 5 nell'era Open. I tre si candidano a diventare, e non hanno nascosto l'ambizione di volerci riuscire, i nuovi Fab 3.

I progressi del teenager derivano più dall'affinamento di dettagli che dall'esplosione concentrata e circoscritta. "Sono tante piccole cose messe insieme, sul piano mentale, fisico, che mi hanno portato a un livello superiore. E' successo perché ho lavorato duro ogni giorni, non capita così dalla sera alla mattina" ha detto Rune, che rimane sicuro del suo valore e saldo nelle sue convinzioni. "Sono ossessionato dal tennis, se vuoi diventare il miglior giocatore che puoi essere e non vivi per il tuo sport, se non respiri tennis non penso che potrai mai riuscirci" ha sottolineato.

Psicodramma Van de Zandschulp contro Rune

Rune, poi, delinea meglio il concetto. "Non penso solo al tennis 24 ore al giorno, 7 giorni su sette. Ma 24 ore al giorno, 7 giorni su 7 penso a quello che è necessario per il mio tennis. E faccio ogni scelta in relazione a quello che è meglio per il mio tennis" ha detto.

L'energia, l'ossessione per il tennis, va anche indirizzata, incanalata, guidata. In questo c'è un lavoro di squadra che coinvolge, racconta, famiglia e staff. "Mi madre ha un ruolo molto importante, mi ha aiutato tantissimo - ha detto -. Mi conosce talmente bene che sa come mettermi nel giusto stato d'animo per competere. Poi conta tanto avere il team giusto per te, e ognuno è diverso, ognuno ha bisogno di persone differenti". In questo team da qualche settimana si è inserito Boris Becker con l'obiettivo di alzare ancora il suo livello, di portarlo più vicino a realizzare l'ambizione di diventare numero 1 del mondo.

Un obiettivo alla base di tutte le sue decisioni, che l'ha guidato in ogni bivio, che lo definisce come giocatore e ne illumina la personalità. "Dato che ogni giorno è diverso e non puoi essere felice sempre tutte le mattine quando ti svegli, riuscire a mantenere una disciplina è fondamentale - spiega -. Allenarti bene un giorno conta, ma in fondo non non è così importante. Cerco di guardare il quadro complessivo. Ho un grande sogno, e quel sogno è molto più importante di come io mi possa sentire in una determinata giornata" ha detto. Perché Holger, sintetizza la sorella Alma, "ha un piano A e un obiettivo. Non ha un piano B. E' tutto o niente, e si è gettato completamente verso quell'obiettivo". Con l'energia che assorbe tutto, e tutto illumina, come quella dei ragazzi in una celebre poesia di Prevert che si baciano in piedi contro le porte della notte. Con un futuro ancora da scrivere. Un futuro diverso da quel che è già stato. "Non ci sarà mai un nuovo Roger, né un nuovo Rafa, né un nuovo Novak - conclude -. Ci saranno giocatori nuovi, persone nuove. Sto cercando per questo di mantenere la mia identità".

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