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Rispetto alle tre precedenti sfide sull’erba c’è un fattore nuovo: nel 2014 Federer ha cambiato racchetta, passando da quella più piccola e meno performante con cui aveva affrontato Nadal nelle finali del 2006/07/08 a un attrezzo con il piatto da 97 pollici quadrati, più vicino ai 100 del suo avversario. E la musica cambia…
di Enzo Anderloni | 11 luglio 2019
Era un gran testardo, il Roger Federer capace di battere Rafael Nadal nelle finali di Wimbledon 2006 e 2007 e poi costretto alla resa, 9-7 al quinto set nell’indimenticabile sfida del 2008. Aveva continuato a giocare con lo stesso modello di racchetta che possedeva da junior e al suo esordio professionistico nel 1999, la Wilson Pro Staff con il piatto piccolino, da 90 pollici quadrati, che usava il suo campione di riferimento, Pete Sampras.
Un attrezzo di grande precisione ma di estrema difficoltà: progettato e lanciato sul mercato nel lontano 1983, richiedeva che la palla venisse sempre impattata perfettamente al centro del ‘piattino’. Pena la classica steccata. O comunque una enorme perdita di velocità.
Ecco in parte spiegato, anche se lui non lo ammetterà mai, perché sulla terra battuta Roger contro Rafa ha sempre… steccato. Ha insistito per anni a spingere il rovescio in top, per difendersi dal poderoso diritto mancino arrotato del rivale, ottenendo una quantità di errori e palle prese male. Steccate, appunto.
Con quella racchetta impari era uno sforzo inutile. Ciò non significa che a parità di attrezzo avrebbe sicuramente vinto anche a Parigi. Di certo sarebbero state partite diverse. Di certo Nadal non avrebbe potuto esprimere quel tipo e livello di gioco usando la vecchia clava di Federer.
Favorito dai rimbalzi più bassi, che piacciono a lui e meno allo spagnolo, Federer è riuscito a prevalere o a giocarsela alla pari anche ad armi impari.
Ora la faccenda è diversa: con la nuova racchetta (utilizzata a partire dalla fine del 2014) che ha il piatto da 97 pollici quadrati e uno spessore di mm.21,5 Roger ha a disposizione un attrezzo comunque leggermente meno potente di quello di Nadal, ma per scelta. Lui punta più sul controllo e la precisione. Però spinta e tolleranza degli impatti decentrati sono anche per lo svizzero ben altra cosa oggi. Non a caso il suo rovescio è diventato un nuovo punto di forza: le steccate sono diminuite drasticamente e sono aumentati moltissimo i vincenti.
Per l’incordatura il recordman di vittorie a Wimbledon (8) utilizza budello naturale Wilson, calibro 1,32 sulle verticali e sintetico monofilamento Luxilon Alu Power Rough, calibro 1,25 sulle orizzontali. La tensione di riferimento per il suo incordatore personale (che fa riferimento al laboratorio americano Priority One) e di 27 chili sulle verticali, 25,5 kg per le orizzontali.
Nei negozi si può trovare quella che è sostanzialmente un modello replica della Wilson Pro Staff RF 97 Autograph 2017 di Federer: stesso peso, stesso bilanciamento. È un attrezzo splendido ma oggettivamente proibitivo. Gestire una racchetta che incordata arriva a 360 grammi è una faccenda da professionisti. Chi volesse imitarlo è meglio si accontenti della versione più umana, identica ma non autografata, che pesa “solo” 315 grammi.
Per i suoi esemplari, tarati su misura (Babolat gli fornisce pacchetti da 6/8 telai quatto volte all’anno) richiede un’impugnatura piccola, n.2. Utilizza una corda monofilamento di colore nero, a sezione ottagonale, e calibro piuttosto spesso, 1,35mm, la Babolat RPM Blast.
La sua tensione media è di 25 kg. E’ il valore che richiede all’incordatore con eventuale piccola variazione (mezzo chilo in più o in meno) a seconda delle condizioni climatiche. Richiede anche il metodo classico di montaggio, a 4 nodi, cioè con due spezzoni di corda.