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Ancora una volta sul cemento newyorkese Denis supera l'amico Auger-Aliassime. Dodici mesi fa la sfida finì a metà del terzo set per un attacco di tachicardia di Felix, al suo primo match nel main draw di uno Slam. Stavolta il successo di Shapovalov nell'atteso derby canadese è stato netto, che sia merito anche del nuovo coach?
di Vincenzo Martucci | 28 agosto 2019
Chissà quante altre volte si sono affrontati, quei due. E, come dice “Shapo”: “Ci incontreremo sul campo per il resto della vita”. Anche se, ufficialmente, da pro, è successo nelle qualificazioni sul cemento del Challenger di Drummondiville 2017, in Canada, quando vinse Denis 75 63, un anno fa agli Us Open, col match concluso per ritiro di Felix e poi quest’anno a maggio, sulla terra del Masters 1000 di Madrid, quando invece è stato “FA2” o “Ogr”, come lo chiamano gli amici, a imporsi per 62 76. Chissà quante volte si sono confrontati, in campo, come fuori, nel loro mix di culture: Denis nato in Israele d genitori russi, mamma ebrea e padre cristiano ortodosso, e cresciuto in Ontario d quando aveva un anno, Felix, nato a Montreal, cresciuto nei sobborghi di Quebec City, la terra di mamma, con papà originario del Togo. Chissà quante volte si sono allenati assieme e quanto bene si conoscono e possono anticipare le loro mosse.
Di sicuro, in questo loro rincorrersi anche come risultati, in una continua alternanza che li vede in forma ora l’uno ora l’altro, ma mai davvero insieme, fino a ieri l’altro era favorito Aliassime. Che, sulla scia del successo numero 31 in 37 match, e delle tre finali, a Rio, Lione e Stoccarda, ha appena infranto la barriera dei “top 20” . Ma, al torneo di Winston-Salem della settimana scorsa, quel puledro di Shapovalov che proprio non sopporta le briglie, ha trovato - forse - il coach giusto nell’ex top ten russo, Mikhail Youzhny, e ha cominciato a giocare con più raziocinio, battendo anche un giocatore “caldo” come Rublev ed arrivando in semifinale, dove s’è arreso allo scatenato Hurkacz.