Dimitrov, Grigor, Grisha, ex “Baby Fed”, per lo stile tennistico tanto simile al Magnifico arrivava a New York disperato, da numero 78 del mondo, irrealizzato in generale, ormai 28enne, dopo tante promesse, con appena sette partite vinte nelle ultime otto, il morale sotto i tacchi, una sfiducia totale in tutto il suo bel repertorio, cui hanno messo mano Andre Agassi e Radek Stepanek. Ebbene, il bello e impossibile del tennis, che ha fatto litigare addirittura Maria Sharapova e Serena Williams, per di più 0-7 nei testa a testa col Magnifico - che è anche il suo boss, nel senso che l’ha aggregato al suo team manageriale -, malgrado non fosse mai arrivato in semifinale a New York, malgrado fosse 1-10 contro i “top ten” negli Slam, ha approfittato di un Roger chiaramente menomato alla schiena e, recuperando da due set a uno sotto, si è imposto con un dimenticabile e miracoloso 3-6 6-4 3-6 6-4 6-2. Entrando nel libro dei primati come il semifinalista di più bassa classifica Slam, da Rainer Schuettler, numero 94 del mondo a Wimbledon di 11 anni fa. Anche se è una statistica impropria per chi nel 2017 ha vinto il Masters ed è stato 3 del mondo.