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Campioni internazionali

Tsitsipas, fra Pitagora e Socrate per diventare il dio del tennis

A una settimana dalla ripartenza del tour maschile il 22enne di Atene è il candidato n.1 a prendersi la scena: la più forte personalità della nuova generazione, testa pensante e tennis spumeggiante

di | 16 agosto 2020

Stefanos Tsitsipas a Mykonos

Stefanos Tsitsipas a Mykonos

Chi sarà il prossimo numero 1, l’erede dei Fab Four, Federer, Nadal, Djokovic e Murray?

Le previsioni transitano da Zverev a Thiem, da Shapovalov a Medvedev, da Rublev ad Auger Aliassime, da Khachanov a Jannik Sinner. Ma il più completo, il più credibile erede al trono dei super-eroi della racchetta, come tennista e come personalità, sembra essere Stefanos Tsitsipas dai mille interessi e dal sorriso sgargiante.

La sua stella è spuntata fra i pro nel 2016, da allora il 21enne semidio greco ha vinto cinque titoli ATP Tour, il più importante lo scorso novembre alle ATP Finals di Londra. Lasciando spesso il segno anche per quel che dice, come dopo la maratona di cinque ore persa per 8-6 al quinto set contro Stan Wawrinka al Roland Garros 2019, realizzando appena 5 palle break su 27.

“Ero così vicino, così vicino, gli ho concesso spazio per fare quello che voleva, ho mancati talmente tante palle-break… In quei momenti, non ho giocato. Questa è la cosa peggiore che mi sia mai capitata nel tennis, la peggiore sensazione di sempre. Mi sento esausto. Non ho mai provato una cosa del genere in vita mia. Mi sento molto deluso. Era tanto che non piangevo dopo una partita, emotivamente è davvero dura da gestire, si può solo cercare di imparare da una sconfitta così”. Per poi replicare su Twitter la frase di Beckett che l’avversario si è tatuata sull’avambraccio: “Hai sempre provato, hai sempre fallito, non importa, riprova. Fallisci di nuovo, fallisci meglio. Ispirato da @stanwawrinka”.

Stefanos Tsitsipas finalista e Novak Djokovic vincitore a Dubai lo scorso 29 febbraio

Sono reazioni da grande comunicatore, che ama scrivere e fotografare, è curioso di tante cose, ma è anche legatissimo alle tradizioni, alla sua terra, ai genitori coi quali viaggia nei tornei, e coi quali ha scalato la classifica dai tornei minori fino al vertice, come ha raccontato a “Behind the Racket”.

“Ci sono stati momenti in cui non ho avuto successo. Ho iniziato a giocare nei tornei Futures e ho dubitato di me stesso. Ho avuto anche problemi col mio paese che è passato attraverso un momento difficile: la Grecia era sull’orlo del fallimento, l’intera popolazione ha sofferto, i fratelli di mio padre erano disoccupati e non potevano prendersi cura delle loro famiglie. Così la gente mi guardava come se stessi rovinando io il paese, pensava quasi che con la mia passione per il tennis fossi parte del problema. Cosicché, mi sentivo isolato. Non ero a casa per vedere cosa stava succedendo perché ero in viaggio e ho avuto bisogno di sostegno”.

L’aiuto è arrivato dal mental coach, ma soprattutto da se stesso, come sempre, nei momenti di crisi e di dubbi: “Mi sono detto: “Hai dedicato tutta la tua vita al tennis, non puoi semplicemente arrenderti, devi andare avanti”. Il tennis è bello ma è anche brutto: “E’ uno sport molto individuale, dobbiamo fare tutto da soli. Certo, abbiamo un team che ci accompagna nei tornei in tutto il mondo, ma devi passare innumerevoli notti insonni da solo. Tutti i viaggi e le competizioni causano tantissimi stress e io sono diventato sempre più solitario“.

  

A vederlo ora non sembrerebbe, eppure Stafanos racconta una parte di sé inedita: “Ero un introverso e non avevo molti amici. Quando ho iniziato il Tour, ho pensato di farmi subito nuove amicizie, ma mi sono accorto che la maggior parte dei giocatori non vuole aprirsi, non vogliono essere amici l’uno con l’altro perché pensano che l’altro ti ruberà un segreto da usare poi in partita, per batterti. Probabilmente prendono l’intera faccenda troppo sul serio. Peccato, perché gli amici renderebbero il viaggio molto meno solitario”.

Pensieri superiori per un atleta, non solo per un tennista: “Mi sono accorto che sono filosofico, del resto vengo da un paese con una storia piena di filosofi. Non so se in una vita precedente sono stato Pitagora o Socrate, ma potrei vivere bene con entrambi”.

Anche questa è un’arma importante per districarsi fra le battaglie della mente del tennis.

Stefanos Tsitsipas si prende una pausa

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