-
Campioni internazionali

Verso New York: Serena, se non ora quando?

La WTA si prepara al doppio appuntamento del Western&Southern Open e dello US Open, al queale mancheranno cinque delle prime otto al mondo. Serena Williams è l'unica delle semifinaliste del 2019 che non si è cancellata da Flushing Meadows. Come arrivano le big ai primi grandi tornei dopo il lockdown

di | 17 agosto 2020

Serena Williams osserva lo smartphone dopo la sconfitta contro Shelby Rogers al WTA Lexington

Serena Williams osserva lo smartphone dopo la sconfitta contro Shelby Rogers al WTA Lexington

Allo US Open, primo Slam post-lockdown, come nell'ultimo prima della sosta e in tutti i più recenti, la domanda delle domande non cambierà: ce la farà Serena Williams a vincere il ventiquattresimo major in singolare?

I segnali arrivati da Lexington, Kentucky, cornice inusuale della trentunesima sfida contro Venus, non indurrebbero a una risposta affermativa. Serena è arrivata a cinque punti dalla sconfitta contro Bernarda Pera e alla distanza ha faticato a reggere lo scambio contro Shelby Rogers, non esattamente due delle prime candidate al titolo in uno Slam. Per quanto Serena possa migliorare la condizione nell'arco di questa settimana per arrivare pronta al Western&Southern Open (diretta SuperTennis per il singolare femminile dal 22 agosto) e lo US Open, le premesse non sono ottimali.

Però, per Serena e non solo, la sensazione del “se non ora, quando” è forte. A Flushing Meadows, per il secondo Slam della stagione stravolta dal Covid-19, mancheranno sei delle prime otto giocatrici del mondo. Non ci sarà la numero 1 del mondo Ashleigh Barty. Hanno già dato forfait la campionessa in carica Bianca Andreescu, numero 6 del mondo, le due semifinaliste Elina Svitolina (n.5) e Belinda Bencic (n.8). A loro si sono aggiunte l'olandese Kiki Bertens (n.7) e Simona Halep, vincitrice del torneo di Praga, fermata negli ottavi a Cincinnati e al secondo turno a Flushing Meadows l'anno scorso.

Serena è dunque l'unica delle quattro semifinaliste del 2019 ancora in entry list a New York.

448F1F82-360E-4842-BC4F-9F7D70B46B08
Play

Il "New York state of mind" di Pliskova e Kenin

New York può trasformarsi nella grande occasione per la numero 3 del mondo Karolina Pliskova, che a giugno ha vinto la Live Score Cup, torneo esibizione con sei giocatrici ceche divise in due gironi da tre e finale tra le due prime classificate. Pliskova ha trionfato senza perdere un set, battendo nel round robin Barbora Strycova e Katerina Siniakova, e in finale Martincova.

Cresce l'aspettativa anche per Sofia Kenin, unica campionessa Slam finora del 2020. Prima del lockdown ha vinto due titoli, Australian Open e Lione, e 15 partite su 20. A luglio è tornata in campo per il World Team Tennis, competizione mista a squadre con partite brevi, un set a cinque con tiebreak sul 4-4 e game con punto decisivo sul 40 pari.

Kenin ha partecipato per la prima volta per i Philadelphia Freedoms, originariamente guidata da Billie Jean King: per omaggiarla, Elton John le ha dedicato la canzone che porta il nome della squadra.

 

Il percorso quest'anno si è chiuso con una sconfitta di squadra in semifinale. Kenin ha vinto partite non banali, lottate, contro Sloane Stephens, Coco Vandeweghe, Ajla Tomljanovic, dimostrando tenuta mentale e spirito competitivo nei tiebreak. Però ha anche perso contro Jessica Pegula, Christina McHale o Kim Clijsters, che in partite così brevi può ancora comandare il gioco.

Al di là dei risultati, molti dei suoi match hanno mostrato un pattern simile. Kenin, infatti, ha mantenuto costantemente un rendimento alto con la prima di servizio, ma spesso ha vinto meno di un punto su tre con la seconda (uno su otto addirittura nel successo su Stephens del 28 luglio). Con percentuali così basse non si fa molta strada nei grandi tornei.

 

A Melbourne, Kenin ha sconfitto in finale Garbine Muguruza che si è allenata molto a Ginevra, ha documentato anche sui social la sua programmazione a cui ha aggiunto sessioni di zumba. Negli Slam, solo a New York non è ancora arrivata in finale. L'occasione indubbiamente è di quelle che ingolosisce.

 

Sofia Kenin, campionessa dell'Australian Open 2020, numero 4 del mondo

Kvitova, due finali perse a Berlino

Come spesso accade alla vigilia dei grandi tornei, nell'elenco delle favorite il nome di Petra Kvitova rientra, anche se il rendimento in campo non è sempre all'altezza delle grandi aspettative sulla due volte campionessa di Wimbledon.

La numero 12 del mondo ha vinto un torneo esibizione a Praga, ma su terra battuta, battendo in finale Karolina Muchova 6-3 6-3 con tanto di prima vincente da sinistra sul match point.

Poi ha giocato a Berlino le due versioni dell'esibizione Bett1Aces, di fatto due tornei. L'idea era completarne uno sull'erba e il secondo sul duro in campi all'interno di un hangar aeroportuale. La pioggia però ha complicato il programma della prima settimana, e la finale del torneo sull'erba, contro Elina Svitolina, si è completata sul duro.

Kvitova ha vinto il primo set 6-3, l'unico sull'erba, ma è stata rimontata dopo il cambio di superficie, complici i 30 gratuiti contro i 13 dell'ucraina. Anche nella seconda settimana, ha centrato la finale, perdendo stavolta contro Anastasija Sevastova, che negli ultimi anni a New York ha rivelato tratti da giant-killer piuttosto evidenti.

 

Jennifer Brady non si pone limiti

A proposito di possibili mine vaganti, il torneo di Lexington ha esaltato il tennis di potenza geometrica e controllata di Jennifer Brady.

Ex campionessa nazionale NCAA, si è allenata negli USA durante il lockdown in continuo contatto con il coach tedesco. "Il cielo è il mio limite" ha detto festeggiando il primo titolo alla prima finale WTA e il nuovo best ranking di numero 43 del mondo.

Brady ha un dritto potente con cui chiudere i punti, serve bene, sbaglia anche poco considerato che ha un tennis basato su colpi abbastanza piatti, dritti, senza troppi fronzoli o rotazioni. Se avrà anche abbastanza fiducia per crederci anche contro le grandi, potrebbe andare molto lontano.

In semifinale, in Kentucky, ha sconfitto Cori Gauff, protagonista un anno fa di uno dei momenti simbolo della stagione WTA a Flushing Meadows. L'intervista congiunta in campo con Naomi Osaka, che l'aveva appena sconfitta, le ha aperto le porte di una popolarità inattesa che l'ha portata a incontrare Michelle Obama.

 

Coco Gauff sfiderà Aryna Sabalenka al secondo turno del WTA Lexington

La maturità di Cori Gauff

Gauff ha bruciato le tappe anche in campo, ha vinto il primo titolo a Linz l'anno scorso, e iniziato il 2020 con due ottavi a Auckland e agli Australian Open.

A Lexington, vista la difficoltà nel reggere lo scambio contro la futura vincitrice del torneo, Gauff ha provato soluzioni anche meno familiari, e uscire da un pattern sicuro non è una scelta così usuale, soprattutto per giocatrici così giovani.

Ma la maturità, molto superiore a quanto l'anagrafe suggerisce, si era già intuita prima dello US Open 2019, quando una sua dichiarazione-slogan divenne un hashtag molto popolare: “Che vinca o che perda, chiamatemi Coco”.

 

Oggi prende posizioni nette a favore del movimento Black Lives Matter, molto simili a quelle di Osaka che continua a combattere anche contro gli hater sul web (feroci le recenti critiche per una sua foto in bikini).

Intanto insieme al suo nuovo sponsor, che è anche lo sports drink ufficiale dello US Open, ha rimesso a nuovo il vecchio campo da tennis su cui ha imparato a giocare da bambina a New York.

Le prime settimane sul circuito, infine, hanno fatto un po' scendere le quotazioni di Aryna Sabalenka, cui continua a mancare il quid di imponderabile per mettere insieme i pezzi di un tennis che avrebbe tutto per condurla a grandi traguardi. Ma la discontinuità resta ineliminabile, la scelta di chiudere con coach Tursunov non pare aver risolto il problema.

Tra le outsider, potrebbe approfittare di un eventuale apertura di tabellone Anett Kontaveit, finalista a Palermo. Da valutare infine, Angelique Kerber ritornata con il vecchio allenatore Torben Beltz.

Loading...

Altri articoli che potrebbero piacerti