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Novak Djokovic ha vinto tutti gli 8 tie-break che ha giocato prima dello stop nel 2020. E dalla finale di Wimbledon contro Federer ha un bilancio di 18 vinti e 1 perso. Come fa? I numeri e le statistiche svelano il suo segreto…
di Craig O’Shannessy* | foto Getty Images | 27 agosto 2020
Un’analisi dell’Infosys ATP Beyond The Numbers sul dominio di Djokovic quale numero 1 rivela come il rendimento del serbo sia super-solido, ma mostra anche come la sua capacità di chiudere i match nel momento clou sia fuori dal mondo.
Djokovic, oltre al ranking, guida anche la classifica delle statistiche cosiddette “under pressure”, quelle cioè che prendono in considerazione solo punti e momenti topici di un match. Per quanto riguarda i tie-break, che fanno parte di questo sottoinsieme statistico, Nole è al 13° posto della classifica di tutti i tempi con una percentuale di vittorie pari al 64,5%. Una percentuale che è ulteriormente cresciuta nei primi mesi di questa travagliata stagione.
Come detto, il numero 1 del mondo nel 2020 prima dello stop ha giocato 8 tie-break e li ha vinti tutti. Tanto per prenderci l’abitudine, aveva vinto i primi due disputati nel suo match d’esordio all’ATP Cup contro il sudafricano Kevin Anderson, a cui nel secondo parziale aveva salvato un set point. Poi è toccato a tutti gli altri soccombere negli ‘spacca-pareggi’, Nadal compreso.
Ma come ci riesce? Come fa a giocare almeno alla pari per tutto un set contro un avversario e poi piazzare l’accelerata vincente proprio sul rettilineo finale?
La striscia pazzesca da 18 tie-break vinti su 19 è cominciata come detto a Wimbledon, col successo ai danni di Federer. In quella partita era riuscito a vincere i due tie-break normali e quello sul 12-12 che proprio dallo scorso anno tronca l’alternanza del quinto e decisivo set.
Il trucco sta nel giocare anche in quei punti cruciali, in quei momenti così caldi e tesi, il suo tennis, quello che ha la sua firma, prediligendo i suoi pattern classici senza stravolgimenti e senza cercare di estrarre alcun coniglio dal cilindro, senza cercare colpi spettacolari per chiudere i conti.
Per vincere i tie-break bisogna non sbagliare e far sì che l’avversario si complichi la vita, costretto a giocare un colpo in più rispetto a quanto pensasse (e quanto volesse).
Prendiamo ad esempio proprio quei tre tie-break contro Federer a Londra (in tutto si sono giocati 33 punti) e consideriamo gli errori di diritto e rovescio, escludendo però quelli in risposta: Federer ne ha commessi 19, Djokovic soltanto 1.
L’unico errore di Djokovic nei 33 punti giocati nei tre tie-break è stato un diritto giocato quando era in vantaggio per 5-1 nel tie-break del secondo set. Al contrario Federer, quando era avanti per 5-3 nel tie-break del primo set, poi perso, ha sbagliato ben 4 quattro volte da fondo.
Nel complesso, sempre nei tre tie-break presi in considerazione, Federer aveva messo a segno 7 colpi vincenti a fronte di 20 errori totali, mentre Djokovic ha collezionato soltanto 5 errori (di cui 4 in risposta) e due colpi vincenti.
Non è finita qua. Al di fuori di quei tie-break, i numeri di Federer a rete erano stati più che positivi, con 13 su 15 punti conquistati col serve & volley e 51 su 65 andando a rete durante lo scambio.
Eppure, nei tie-break, Roger è andato a rete solo una volta e ha conquistato un punto soltanto. 20 di quei 33 punti giocati nei tie-break (il 61%) si sono giocati con i due contendenti a fondocampo e Djokovic ne ha vinti 16. 8 scambi sono durati più di 10 colpi e Nole ne ha conquistati 6.
La morale della favola è semplice. Nei tie-break la differenza la fa mettere e tenere la palla in gioco. Non bisogna battersi da soli. Bisogna far sì che l’avversario continui a inseguire più palline possibili e giochi sempre un colpo in più rispetto a quanto s’immagini.
Djokovic lo sa fare a meraviglia e il suo grande rendimento riflette la qualità con cui affronta (e vince) i tie-break che gioca.
* Craig O'Shannessy, consulente dell'Atp, della Federazione Italiana Tennis, di Novak Djokovic, è il maggiore esperto mondiale di Match Analisys, di cui tratta sul suo sito Brain Game tennis